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Nova Aetas: storia di un Kickstarter di successo e miniature

Nova Aetas: storia di un Kickstarter di successo e miniature

Avete mai sognato di produrre un gioco di miniature tipo Descent, Arcadia Quest o Zombicide? Non avete la più pallida idea di quanto possa costare? Allora continuate a leggere!

Cercando informazioni siete stati “rimbalzati” dagli editori innumerevoli volte nonostante i feedback positivi ricevuti dai vostri amici e alle fiere? Oggi vi aiutiamo noi a capire qualcosa, magari non tutto, ma sicuramente qualcosa di più sul mondo del miniature crowdfunding.

Oggi intervistiamo Andrea Colletti, cerchiamo di capire assieme a lui quali possano essere gli step importanti per produrre il nostro gioco di miniature preferito! Faremo un pò di luce sia su questa categoria che sul crowdfunding, per cui leggete fino alla fine: potrebbe essere utile anche a chi non vuol aver nulla a che fare con le miniature, senza considerare che vi aspetta la pizza dell’intervista più rinascimentale di sempre!

Andrea Pomelli: Ciao Andrea, benvenuto su Geek.pizza, presentati in poche righe!

Andrea Colletti: Ciao a tutti, mi chiamo Andrea Colletti, sono uno dei fondatori della Ludus Magnus Studio LLC e mi occupo principalmente del reparto artistico.

AP: Allora, io adoro i board games con le miniature ma Nova Aetas ha attirato la mia attenzione: parlami un po’ del vostro progetto.

Nova Aetas coreboxVF_componenti_Jan2016_revisione (1)AC: Nova Aetas nasce circa 3 anni fa dalla passione di tre amici per i giochi da tavolo ed i giochi di ruolo, è iniziato tutto per scherzo, ma poi chiunque lo provava ci parlava del potenziale di questo gioco e allora ci siamo convinti di poterlo far diventare “reale”. Cosi abbiamo iniziato a vedere editori, portare il prototipo in giro per le fiere e studiare come arrivare a produrlo.

AP: Quanto vi è costato portare Nova Aetas a questo livello, tra illustratori, scultori e spese vive?

AC: Più di quanto pensassimo, considera che abbiamo reclutato una decina di illustratori e ben 5 scultori, oltre a tutte le spese per pubblicizzare il gioco. Volevamo creare qualcosa di esclusivo e abbiamo coinvolto collaboratori di un certo calibro, c’è chi fa concept per Ubisoft o chi fa illustrazioni per Fantasy Flight Games o Warner Bros, tra gli scultori ci sono insegnanti di scultura 3D, scultori di giochi come il nuovo Warzone, frontman per Wacom e scultori di alcune case di videogiochi (per quantificare il tutto: circa 25.000€ nell’arco dei tre anni ragazzi ndAP).

AP: Cosa ha influito di più sulla spesa?

AC: Sicuramente il reparto artistico nel suo insieme, nello specifico gli scultori. Al lancio del gioco avevamo pronte circa 22 miniature differenti.

AP: Arriviamo al punto saliente: il crowdfunding. Vorrei sapere il tuo parere su quanto possa influenzare il successo di un progetto la scelta della piattaforma giusta. Perchè non avete scelto altre piattaforme?

AC: In realtà in origine ne abbiamo studiate diverse, italiane e non. Kickstarter però aveva una marcia in più, produceva più del doppio in termini sia economici che di visibilità rispetto a piattaforme dello stesso tipo. Quando si pensa a come promuovere e a come produrre il proprio progetto bisogna prima di tutto individuare il target del proprio prodotto. Un gioco come Nova Aetas è un gioco ricco di materiali, paragonabile solo alle grandi produzioni Fantasy Flight Games o CMON (CoolMiniOrNot ndA), ed ha bisogno di un supporto enorme che solo Kickstarter ci ha offerto.

AP: Dei vostri clienti quanti sono Europei, Italiani e Americani?

AC: In questo momento non ho ancora dei dati precisi, ma in media il 70% del mercato lo fanno gli americani, l’altro 30% viene preso per buona metà dagli europei e poi il resto del mondo.

Comunque considerando che siamo una startup europea l’apporto del nostro continente per noi è leggermente maggiore. Una menzione speciale vorrei farla per gli australiani,  abbiamo una comunità molto attiva.

AP: A questo punto è meglio creare il progetto direttamente in inglese direi!

AC: Assolutamente sì, meglio sempre se in multilingua, ma l’unica alternativa è l’inglese. In questo modo ampli il tuo raggio di azione.

AP: Il video di presentazione: sempre?

AC: Sì, quasi tutti lo vedono e se centri il messaggio può essere una buona spinta all’acquisto. Se non viene prodotto può dare un’idea sbagliata del progetto anche a chi normalmente non lo guarderebbe.

AP: A quali e quante fiere avete portato la Beta di Nova Aetas?

AC: Veramente tante, siamo stati 3 anni a Lucca, a Romics, Ludika, ad ottobre anche ad Essen. In diverse occasioni abbiamo fatto anche volantinaggio per promuovere la qualità del prodotto.

AP: Andiamo sul tecnologico, avete utilizzato innovative tecnologie di stampa 3D per le miniature del vostro gioco: a che punto siamo sul livello del dettaglio?

AC: Il dettaglio che si può raggiungere con la stampa 3D è mostruoso, anche troppo per quello che serve. Il lato positivo di questa scelta è la facilità di gestire e correggere la miniatura anche una volta finita. Si possono creare dei modelli base e lavoraci per cambiare posa ed equipaggiamento abbattendo anche i costi, che normalmente sono più elevati di quelli di una scultura classica. L’unico difetto, se così possiamo chiamarlo, sta nel fatto che non ci sono molti scultori 3D veramente bravi e spesso non hanno ancora cognizione di come poi si presenterà il modello finito.

Nova Aetas pledge_Jan2016+SG (1)AP: Ora parliamo di noi italiani. Alcuni autori ricevono feedback molto positivi dai giocatori ai loro giochi, “ineditabili” in prima battuta dagli editori nazionali. Allora mettiamola così: parliamo tra noi appassionati di giochi “Ameritrash” e/o pieni zeppi di miniature… cosa ci dobbiamo aspettare e cosa dovremmo fare per riuscire a editare il nostro gioco?

AC: La prima considerazione da fare è che l’Italia ha un parco giocatori molto piccolo, rispetto a Germania o Francia ad esempio, e che i giochi di miniature spesso a causa del costo sono ancora più di nicchia. Questo scoraggia molto gli editori nostrani: costi elevati e poca diffusione. Sarà difficile vedere un gioco del genere pubblicato direttamente da un editore italiano, è più sicuro attendere i dati delle vendite all’estero ed importarlo. Ai game designer di giochi di miniature non rimane altro che provare attraverso editori esteri (e in questo Essen o Norimberga sono tappe obbligatorie) o attraverso l’autoproduzione. Se si decide di intraprendere questa seconda strada l’unica possibilità, visti i costi di sviluppo, è il crowdfunding.

AP: Cosa vuoi dire a questi Game Designer in erba?

AC: Girate le fiere e playtestate fino allo sfinimento, raccogliete feedback e solo quando sarete veramente sicuri di quello che state per promuovere iniziate a ragionare sulla produzione. Non arrendetevi di fronte alle critiche ma sappiate leggere tra le righe per scovare i reali difetti, in questo vi potrebbe aiutare far riempire un piccolo form anonimo dopo le partite dimostrative.

AP: Ad oggi mancano 6 giorni alla fine del Kickstarter  (scadrà il 30 Gennaio 2016 ndAP): vi ritenete soddisfatti del lavoro svolto?

AC: Soddisfatti non rende merito all’impresa che stiamo facendo (sperando di finire bene!). Al momento siamo entusiasti, stiamo per produrre 1500 copie del nostro gioco, già arricchito di molte espansioni e molte esclusive, 700 delle quali destinate ai nostri backers.

AP: Andrea, cosa ti è piaciuto fare di più e cosa invece hai delegato volentieri del progetto?

AC: Io amo la parte grafica dei giochi (i francesi prendono continuamente i miei soldi ehehehehe) quindi dedicarmi a questa parte del nostro gioco è stato fantastico, mi ha messo in contatto con tantissime persone di enorme valore e mi ha fatto seguire lo sviluppo di ogni singolo bozzetto fino a tenere in mano la miniatura che ne derivava. La parte che ho delegato volentieri invece è la gestione economica del progetto, penso che sia un argomento molto importante e che necessita di un’attenzione particolare. Bisogna avere una mentalità molto organizzata e una discreta lungimiranza. Inoltre abbiamo avuto la fortuna di avere come socio un grande tecnico IT che ha gestito tutta la parte legata alla diffusione via internet del progetto. In realtà serve un vero e proprio team per poter gestire tutto, soprattutto durante il Kickstarter, noi siamo in 4 più tutta una schiera di collaboratori.

AP: Nova Aetas ha raggiunto diversi traguardi con successo: verrà editato anche in Italia? E da chi?

AC: Al momento in cui ti scrivo abbiamo sbloccato 16 Stretch Goal e 3 SG Social, un vero successo, soprattutto per i nostri backers. Non so dirti se riusciremo a editare il gioco in Italia però essendo italiani in alternativa renderemo disponibile tutto il materiale scaricabile dal nostro sito, promo comprese.

AP: Ok riprenderemo il discorso in futuro, ne sono certo, ma adesso è arrivato il tanto atteso momento: quale pizza stimola al meglio le tue fantasie Rinascimentali?

AC: Ahahah davvero lo vuoi sapere? La mia preferita è una puzzolente tonno e cipolla… ma la rinascimentale dovrebbe essere più sfarzosa, con olive, prosciutto, bufala, ricca insomma.

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Bene ragazzi, salutiamo Andrea Colletti (ex collega GW tra l’altro) e il suo team e portiamo a casa qualche informazione in più sul settore: volete produrre il vostro gioco in scatola di miniature? Uno skirmish di vostra invenzione? Bene, portate in giro la vostra creatura, fatela giocare, testatela, accogliete critiche e giudizi positivi ma sappiate che i negativi sono 20 volte più preziosi. Dopodichè evitate di andare dagli editori italiani, o fatelo ma portatevi qualche bustina di
Glaviscon o di Maalox perché al sol sentir parlare di miniature riceverete un gentile e motivato rifiuto (nella migliore delle ipotesi, pochi ma buoni), un semplice rifiuto senza spiegazioni (editore standard), critiche non costruttive o maleducatamente negative (pochi ma tremendamente fastidiosi) o tali da rischiare la denuncia per aggressione (alcuni editori, chiamati Boomer, sono gonfi e inutilmente distruttivi… non avvicinatevi ai Boomer mi raccomando…). Spesso un team aiuta, tuttavia meglio soli che male accompagnati per cui occhio. Cercate informazioni utili e chiedete a chi ha un po’ di esperienza pregressa ed agli esperti del settore (Andrea Colletti e il suo team ad esempio oppure al sottoscritto, sempre disponibile per due chiacchiere).

Riassumendo qualche suggerimento in pillole:

  • Aprite la vostra mente, scremate le critiche ma imparate a riconoscere i vostri errori!
  • La sconfitta fa parte del processo di evoluzione e di crowdfunding, si impara più da una sconfitta che da una vittoria tenetelo a mente!
  • Sembrate soli, ma non siete soli: qualcosa si muove in Italia tra gli Indie per cui non disperate.
  • SAPPIATE L’INGLESE. O lasciate perdere in partenza. In Italia la percentuale dei vostri clienti sarà irrisoria durante il Crowdfunding!
  • Occhio alle percentuali: il 10% di commissione di Kickstarter è una cosa, ma se chi vi aiuta aggiunge un ulteriore 10% il 20% in meno comincia a diventare oneroso. Fatevi bene i conti, imparate a farveli o imparate dai vostri errori ma non commettete due volte lo stesso errore. Per fortuna comincia ad esserci un po’ di sana concorrenza in tal senso!
  • Non fossilizzatevi su un pensiero e basta: cambiare radicalmente una meccanica di gioco potrebbe essere una soluzione e il team serve proprio a quello quando non betatestate. Parlando da appassionato di zombie, più cervelli è bene!
  • Esistono strategie per utilizzare il crowdfunding: potete impararle a vostre spese ma perché inventare il fuoco quando alcuni hanno già un accendino? Studiate ed informatevi, leggete i consigli scritti sulle piattaforme e fate ricerche approfondite online e sui libri!
  • Vi sentite stanchi? Forse è giunto il momento di aggiungere un amico con la vostra passione al team: guardatevi intorno!
  • Non abbiate paura che qualcuno vi “rubi” il gioco, parlatene e fatelo giocare. Fidatevi, non esiste davvero reale protezione in questo campo e non esiste persona che anticiperebbe di tasca propria i 25k per soffiarvelo da sotto il naso. Piuttosto me lo faccio io per 25k!

Ce ne sarebbero di cose da dire, se volete parlarne con me inviatemi pure una mail: vi ascolterò volentieri e vi darò il mio parere 😉 E adesso… ecco la pizza dell’intervista!

PIZZA NOVA AETAS (Pomodoro, Mozzarella di Bufala, Prosciutto Crudo di Parma, Olive Taggiasche, Fichi a crudo)

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La cucina moderna affonda le sue radici nel Quattrocento e nel Cinquecento per le novità che arrivano dal Nuovo Mondo e che cambiano e arricchiscono le tradizioni popolari. A quell’epoca la cena del popolo povero è molto sobria ed è composta da pane, verdure, marmellata e frutta, oltre che da fave, farinata di miglio e di castagne. Le erbe che usano i poveri sono molto spesso usate anche da conservanti; infatti con queste erbe si possono cucinare anche piatti che possono durare più di un giorno.
Qualche uovo pùo arricchire la cena ma spesso diventa piatto unico quando fritto. Il pane è sempre senza sale perché il sale è molto costoso e difficile da trovare, specie se si è poveri. Il pane, che è alla base della dieta dei poveri, da questi ultimi viene mangiato da solo, mentre i ricchi lo usano come base per appoggiare gli arrosti. 

La zuppa di cipolla, ancora molto amata, non è di origine francese come molti pensano, ma in realtà fiorentina.

Per fortuna voi siete ricchi per cui beccatevi questa sfarzosa pizza! Occhio al nocciolo…

Andrea Pomelli

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