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I problemi dei giochi italiani su Kickstarter

I problemi dei giochi italiani su Kickstarter

Una riflessione sullo stato delle campagne italiane relative ai giochi da tavolo su Kickstarter, ecco perché, secondo me, molte non funzionano.

Avrete ormai notato che negli ultimi mesi si sono moltiplicate le campagne kickstarter proposte da italiani, siano essi autori indipendenti o piccoli o grandi editori… Come dite? Non l’avete notato?

Bene, il punto è proprio questo!

Eppure posso assicurarvi che è così.

Complice il fatto che ormai da qualche mese il sito di crowdfounding più famoso al mondo sia liberamente fruibile anche dagli autori ed editori del Bel Paese, regolarmente ormai si incrociano progetti italiani che, purtroppo a parte rarissime eccezioni, hanno un minimo comun denominatore: faticano, tantissimo, e spesso per errori tanto gravi quanto ingenui. Che poi non sarebbe un problema; si potrebbe fare appello ad una sorta di selezione naturale, “survival of the fittest”, si potrebbe dire; ma siamo italiani e un po’ di campanilismo ci vuole e soprattutto spiace, e davvero tanto, vedere progetti davvero validi e/o originali naufragare, faticare per pochi euro, o raggiungere l’obiettivo di finanziamento con cifre molto molto più basse di quelle alle quali potrebbero ambire.

Non ci siamo.

Io non sono un guru di Kickstarter, ma per via del “nuovo ramo editoriale” del mio canale, che prevede un intenso sforzo nella produzione di video di giochi in arrivo su questa piattaforma, ho avuto modo di chiacchierare con diversi autori, italiani e stranieri, e posso identificare cinque grandi errori che spesso fanno i Kickstarter italiani.

SconosciutoPrimo: Ma tu chi sei?

Il primo problema è che spesso una campagna salta fuori un po’ così, tra il chiaro e lo scuro. Nessuno ne sa niente. Non si sa nulla dell’autore (e ci può stare), né dell’editore (ammesso ci sia), ma non è contemplabile non si sappia nulla del gioco!

Io mi tengo informato su un numero limitato di siti, per abitudine visito spesso la Tana dei Goblin, e l’autore di una campagna potrebbe dirmi “Oh bello! Va’ che non c’è mica solo la tana!” Vero, verissimo, però se non sei nemmeno su Gioconomicon, su Gioconauta, Giochi sul nostro tavolo, GDTLive.net o Geek.pizza, allora direi che hai un problema: non ti conosce nessuno.

Questo vuol dire che (a meno di fare cose eccezionali in sede di campagna) l’utente medio quando ti vede saltar fuori dal nulla ti guarda col sopracciglio alzato, un po’ alla Carletto Ancelotti. Ed è una cosa che tenderei ad evitare.

Mi sento già la risposta nelle orecchie: “Sì, ma sai cosa? Degli Italiani mi interessa pochino, tanta fatica e poca resa. Io punto agli ammarigani, ai crucchi!”.

E qui emerge il secondo problema, mastodontico.

Chiave inglese

Secondo: L’inglese è la chiave di tutto!

Ora, non so voi, ma a meno di non essere sulla statale all’una di notte, se qualcuno mi propone qualcosa con accento slavo, mi prendo male, e quando chiamo i centri di assistenza e mi rispondono con inflessioni ispaniche mi girano un po’ le balotas.

E parliamo solo di inflessioni, accenti, spesso quei poveracci sanno l’italiano meglio di me. Ora mettetevi nei panni di un americano che apre una pagina piena zeppa di errori, grammaticali, di lessico, di battitura… possiamo biasimarlo se chiuderà la pagina del nostro progetto per non aprirla mai più?

Nessuno pretende una laurea ad Harvard, ma se volete preparare una campagna internazionale nel migliore dei modi, deve essere in lingua inglese ineccepibile.

È un peccato partorire una bella idea, sudare sette camice per testarla, investire ore nello studiare ogni minimo dettaglio e buttare tutto a mare perché non comunicate correttamente le potenzialità del vostro prodotto. Seriamente: trovate un madrelingua inglese (no, un italiano che conosce l’inglese non va bene) che vi traduca la pagina del progetto nel migliore dei modi, sottovalutare questo aspetto è un vero errore.

Network

Terzo punto: “Si attacca con la forza frontale, si vince con quelle laterali” Sun Tsu – l’arte della guerra.

Vedi il primo punto. Mi vien da sorridere a vedere dei progetti che non hanno nemmeno una pagina su BoardGameGeek. Voglio dire, i giochi da tavolo sono forse l’unica cosa dove prima di Google si può consultare un altro sito: www.boardgamegeek.com

È vero che le piattaforme come Kickstarter veicolano pubblicità, ma non sopravvalutate questo aspetto, consideratelo un piacevole bonus a quello che avete preventivato.

Documentatevi, leggete, create la pagina, popolatela, fate parlare del vostro gioco attraverso i forum, le geeklist, le press release e poi dateci dentro con Facebook, Instagram, Twitter…

Il lavoro duro non è creare o mantenere la campagna, il lavoro duro avviene prima. Se non esistete prima, difficilmente esisterete poi. Poi non dimenticate le manifestazioni, in Italia c’è PLAY, ma non c’è solo PLAY, partecipate a tutte quelle che il vostro tempo e il vostro budget vi consentono. Non esiste nulla come far provare il gioco per guadagnarvi un sostenitore!

PennelloQuarto punto: Anche l’occhio vuole la su parte, ed è una parte molto grossa.

“Oh! Alex, hai rotto eh! va che ce n’è di campagne che ce l’hanno fatta senza tutte ‘ste manfrine!”

Vero, ma c’è anche chi vince al Superenalotto, se siete certi della vostra fortuna potete giocare a quello piuttosto che tentare una campagna su Kickstarter, prenderete due piccioni con una fava!

Ma in ogni caso non ho mai visto una campagna che ha ignorato tutti i punti di cui sopra farcela senza una grafica mozzafiato o scelte di design super particolari.

Quindi reperite un artista coi fiocchi. Questo, da solo, può dare una spinta alla vostra campagna davvero notevole, e insieme a quanto sopra farvi raggiungere il vostro obiettivo. Ma soprattutto, se non siete artisti e non avete un artista per l’amor del cielo non pubblicate i vostri bozzetti fatti con la penna Bic!

Sono l’equivalente del calzino bianco ad un appuntamento galante!

Quinto e ultimo punto: Recensioni, recensioni ovunque.

RecensioneUn errore che viene fatto molto spesso, non solo dagli italiani, è quello di cantarsela e suonarsela un po’ da soli.

È molto positivo che siate convinti del vostro prodotto, voi siete i suoi primi fan ed è giusto che il vostro entusiasmo sia contagioso. Il problema è che qualunque potenziale sostenitore sa che non siete la fonte più attendibile per recensire il vostro gioco, per cui si aspetta di trovare il numero più alto possibile di recensioni già a disposizione e pronte per essere consultate partendo proprio dalla pagina del progetto.

Una campagna senza recensioni scritte e/o video e senza frasi citate da esse ispira naturalmente meno fiducia. Non temete, nessuno (dei blogger e vlogger affidabili) è ansioso di rubarvi l’idea, anzi siamo tutti pronti a darvi una mano, divulgate il vostro gioco così che la vostra pagina sia davvero completa al 100%.

La declinazione italiana di questo problema è quello di cercare di correre ai ripari in corsa, che non è male in assoluto, ma sappiate che è molto probabile che la recensione che vi faranno vi servirà per il rilancio di una seconda campagna.

Che ne dite, riconoscete uno o più di questi punti nelle ultime campagne italiane che avete visto su Kickstarter o altre piattaforme similari? Sono stato esagerato?

Alexander Quarella

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2 pensieri su “I problemi dei giochi italiani su Kickstarter

  1. Questa idea del blogger/sito che non aspetta altro che rubarti le idee è tipico. mi è capitato una persona che mi ha chiesto di fargli pubblicità per un gdr il cui kickstarter doveva partire nell’arco di un mese o due e quando gli ho chiesto informazioni, non mi ha detto assolutamente nulla, dicendomi che non potevano dare informazioni prima del kickstarter stesso. Gli ho chiesto se avevano un sito o una pagina facebook al che la giovine è sparita nel nulla 🙂

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