Gioco dell’anno 2016 in controluce: analizziamo la lista degli esclusi
Va bene, ormai lo sapete, omologarci non è nel DNA di Geek.pizza, per cui di fronte alla lista dei finalisti noi ci occupiamo degli esclusi.
La cinquina finale, probabilmente lo sapete già, è composta da 7 Wonders duel, Nomi in codice, Pozioni esplosive, New York 1901 e Celestia, ne siete stupiti? Noi un po’ sì, ecco perché.
Per capire al meglio il premio è bene leggerne la dichiarazione di intenti ossia: “Nella scelta del gioco vincitore verranno tenuti in conto la sua capacità di fungere da portale introduttivo al mondo del gioco, l’originalità e la giocabilità del prodotto, la chiarezza e la completezza del regolamento, la qualità la funzionalità dei materiali, la corrispondenza della grafica al gioco e la sua influenza sullo stesso.”
Ovviamente il carattere distintivo del premio risiede nella parte in grassetto, poiché dubito esistano premi che non valorizzino originalità, giocabilità, regolamenti non ben scritti, eccetera.
Non affronteremo ora quanto i finalisti aderiscano a questo requisito, ma sorgono degli interrogativi guardando la lista degli esclusi. Faccio un esempio su tutti perché lampante, spero nessuno degli altri si offenda: Adventure Land, Karuba e Spookies fanno parte di un progetto di HABA che si chiama Gamenight, ovvero giochi orientati a introdurre al gioco da tavolo le famiglie, suona… familiare no? Ora, possiamo anche capire che la nostra giuria abbia ritenuto il progetto fallimentare, per carità, ma bocciare in toto un progetto che ha le stesse finalità del premio e che coinvolge nomi del calibro di Kramer, Kiesling e Dorn, potrebbe essere interpretato da qualcuno come un atto di presunzione; specie se consideriamo come Karuba, nonostante il marketing quasi assente in Italia, sia stato generalmente bene recepito anche da noi. Sia chiaro, non difendiamo a spada tratta HABA perché ci stia simpatica, è solo il caso più evidente, ma scorrendo la lista dei titoli si ha la sensazione che si sia un po’ perso il punto. Mi immagino proprio qualcuno andare dal duo Bauza / Cathala e dirgli “Oh, grandi raga! Ottimo introduttivo quello che avete fatto con 7 Wonders Duel!” Insomma, non credo sarebbero proprio d’accordo al 100%.
E allora uno cerca di darsi una risposta, per un istante, distrattamente ho avuto un’intuizione: “Non è che per caso, involontariamente magari, si sia cercato di tutelare gli autori italiani?” e mentre “googlavo” la lista dei finalisti pensavo che in fondo, malcelatamente, anche il celeberrimo SdJ sorride a denti stretti quando è un non-teutonico a trionfare. Anche se discutibile, quindi, sarebbe stato un atteggiamento comprensibile.
E invece no.
Tranquilli, in questo senso nessun garantismo, anzi andando un po’ più a fondo possiamo trarre una conclusione: la nostra giuria ritiene l’inventiva dei nostri autori particolarmente poco stimolante. Non solo troviamo un solo finalista con autori italiani quest’anno, ma il problema appare radicato poiché anche negli ultimi 2 anni i vincitori non parlano italiano, e tra i 15 finalisti degli ultimi 3 anni, solo 3 erano di nostri compatrioti.
Occhio! Niente da ridire, si può essere d’accordo o meno, la posizione è legittima, ma è sconfortante prendere atto che un premio tanto importante ritenga il movimento tricolore così poco interessante.
Va da sé che se scrivo queste righe non sono d’accordo. Però, senza piaggeria, la mia massima comprensione va ai giurati. Sono consapevole di quanto ingrato sia il loro compito e, francamente, non li invidio per niente. Io per primo non ne sarei capace. Mantenere la lucidità, il focus, gestire la pressione e l’obiettività… Posso solo immaginare quanto commercialmente abbia peso una vetrina del genere. io sono “uno della strada” forse è più facile per me, quando “sei in alto” cambia tutto.
Questa analisi non è una scusa per metter loro alla gogna, né per dire “io avrei fatto di meglio”, ma vuole essere un piccolissimo campanello d’allarme. Vuole essere un modo per richiamare l’attenzione dei giurati su quella che è la dichiarazione di intenti, di sottolineare quando in Italia abbiamo tutti (editori, autori, blogger ma soprattutto giocatori) bisogno di un premio che goda di credibilità e identità forti, e di quanto, quindi, grande sia la loro responsabilità. I giochi finalisti non sono brutti giochi, mi pare evidente, ma non sono (non tutti almeno) i giochi che il premio dovrebbe proporre. Una forte identità creerebbe quella credibilità di cui tutto il movimento avrebbe bisogno.
Identità che, mi si permetta, sembra non essere tutelata già dalle prime fasi. Non conosco né i motivi né i criteri, ma se certi giochi, o addirittura editori interi, mancano totalmente fin dalla fase iniziale di selezione è evidente che:
- è difficile rendere pieno merito al vincitore finale;
- il formato attuale deleghi agli editori stessi e alla loro interpretazione dei criteri di valutazione la scelta di quanti e quali loro giochi sono papabili per la vittoria, quando dovrebbe proprio essere la giuria a prendersi carico, anzi, ad arrogarsi il diritto/dovere (credibilità) di selezionare i giochi che meritano di competere per il suo premio.
Bene, questo è quanto, ovviamente, ma non sarebbe nemmeno il caso di specificarlo, quanto detto è semplice frutto di riflessioni personali che hanno lo stesso peso di quelle di chiunque altre né vogliono illuminare le menti di chissà chi, però mi piacerebbe condividere con voi le vostre riflessioni.
Commento all'articolo
Devi essere connesso per inviare un commento.