Geek.pizza

Cowabunga!

Ludopedia: la longevità è davvero così importante?

Ludopedia: la longevità è davvero così importante?

Si parla tanto di longevità dei giochi, ossia di quante partite puoi farci senza che il tuo interesse nei suoi confronti vada a scemare per noia. Ma è davvero così importante che un gioco sia “longevo”?

Per molti un gioco deve avere un alto valore di rigiocabilità, altrimenti è un po’ come comprarsi la carta igienica di seta: spendi un botto di soldi per una cosa che usi una volta e poi la butti nel water. Paragoni aulici a parte, la longevità è uno di quegli aspetti sfuggenti che diventa difficile da valutare senza che si porti dietro anche la gradevolezza del prodotto cui si riferisce.

Ad esempio in un gioco come 3 Segreti la rigiocabilità (del singolo caso) è pari a 0: una volta esauriti i casi o uno ha una memoria da pesce rosso oppure è impossibile riutilizzarli e ti devi comprare un add-on. Ma 3 Segreti costa 10,90, una inezia se paragonato a titoloni ben più vampireschi (in termini di soldi), quindi accetti la longevità nulla per una discreta (alla fin fine) quantità di casi da risolvere e una spesa minima.

Altri titoli, come ad esempio Super Fantasy, o Arkham Horror LCG sono più difficili da valutare in base alla loro longevità, perché a ben guardare anche la loro, pur non essendo zero è molto bassa: in entrambi i casi una volta risolta la storia, è morta lì… soprattutto in Arkham Horror che è più “investigativo”.

Nel considerare questi giochi mi aiuta molto pensare a Neverwinter Nights, il gioco per computer: la sua longevità potrebbe essere molto vicina allo zero (e per molti è sufficiente per mollarlo dopo poche partite) ma io ci ho giocato un miliardo di volte e ogni tanto mi rifaccio un personaggio e ci rigioco di nuovo. Ma perché una volta cambi personaggio, una volta cambi classe, una volta fai scelte diverse, una volta usi oggetti diversi e così via: ben sapendo che alla fin fine la storia è quella, il fatto di viverla in modo diverso può essere motivo sufficiente per mettersi alla prova e tentarla di nuovo. Ecco che una apparente “bassa longevità tecnica” è poco significativa perché il gioco si presta ad essere giocato e ri giocato più volte.

Quindi anche Super Fantasy ha una sua buona longevità dato che le squadre di eroi possono essere composte in modo diverso e le missioni possono essere affrontate anche singolarmente, con modalità diverse e con equipaggiamenti che, a parte quelli iniziali, non sono mai gli stessi.

E Arkham Horror LCG? Anche quello ha una longevità accettabile? In parte sì: la sola scatola base è un po’ poco, dato che ti permette di fare partite solo scambiando i personaggi e qualche equipaggiamento, ma già inserendo qualche pack di espansione le cose diventano più varie, le opzioni aumentano e già completando la prima tranche (L’Eredità di Dunwich) ci si ritrova con un buon gioco, ben strutturato, con molte opzioni e con il quale giocherà volentieri ben più di una volta.

Ad esempio un gioco come Le Leggende di Andor, che è una sorta di puzzle, ha una rigiocabilità bassissima a causa del fatto che l’aleatorietà è demandata solo ai tiri di dado e le scelte tendono ad essere sempre le stesse… eppure il gioco costituisce una storia, le illustrazioni sono splendide e l’atmosfera che lo accompagna è molto bella… tutte cose che rendono la sua scarsa longevità una aspetto veramente secondario (almeno per il sottoscritto).

In ultima analisi, la rigiocabilità/longevità di un gioco è una cosa molto relativa se pensiamo a quante volte giochiamo ai giochi più “rigiocabili”: per uno che ne possiede due o tre la rigiocabilità è fondamentale, ma per uno che ne ha una decina, una ventina… una sessantina… che un gioco sia rigiocabile o no non dovrebbe fare una gran differenza: la scelta è così ampia che non riuscirebbe nemmeno a sfruttarla una sua ipotetica incredibile ri-giocabilità.

Per questo, secondo me, a meno che un gioco non abbia una longevità pari a 0 e abbia un costo elevato, non dovrebbe essere presa in considerazione nella scelta di un gioco adatto a noi, a meno che non sia il primo e unico che ci vorremmo comprare…

A proposito… su MagicMerchant.it trovate veramente un casino di giochi dalla longevità variabile…

Luca "il ludografico"

Il Ludografico (all'anagrafe Luca Canese) è un graphic designer e modellista, con una passione smodata per i giochi da tavolo, i libri, la storia antica, i boschi, gli orsi, gli unicorni, i giochi di Ryan Laukat, le opere di Paolo Chiari e i libri pop-up di Robert Sabuda. Scrive articoli bizzarri su vari aspetti del mondo dei GdT, realizza recensioni grafiche (le Ludografiche) dei giochi che ha provato, crea giochi sotto l'egida della LuxLu GD (con il suo collega Luigi Maini), lavora come grafico freelance per le aziende e agenzie, collabora con lo studio Labmasu come progettista di organizers per giochi da tavolo e, in passato, con la 4Grounds per la progettazione di navi di legno. E trova pure il tempo per giocare e badare alla sua casa. Consumato (e a volte scostumato) master e giocatore di GdR, passa da Eberron agli oscuri miti lovecraftiani con nonchalance, mentre la sua casa è invasa (oltre che da libri fantasy, di illustrazioni, di storia, Funko Pop e altre cose strane) da miniature dipinte e non dei più svariati giochi.

Ultimi articoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *