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Sul divano col prof: Pilota. Serie TV, cinema e filosofia

Sul divano col prof: Pilota. Serie TV, cinema e filosofia

Sul divano col prof, analizza gli spunti (perlopiù filosofici) nascosti dentro le maggiori serie TV in programmazione. In questo “episodio pilota” cercheremo di capire quali sono gli strumenti per analizzare una serie TV.

È sera, vi sedete sul divano, cercate su Sky, Netflix, Amazon video, o altro una bella serie grazie alla quale “staccare la spina”. Avete preparato i pop corn, i più trasgressori hanno stappato la birra, e qualcuno si è accoccolato sotto la coperta. Quand’ecco che un’oscuro figuro si siede al vostro fianco e inizia a commentare «Hai visto cos’è successo? Ma capisci la portata ontologica di questa scena? Riesci a cogliere la profondità morale di questa scelta?». Ecco, questo è il prof che si siede vicino a voi. Il prof, oltre che insegnare filosofia agli studenti (usando spesso le serie TV), si sente anche filosofo nel profondo. E la filosofia è come un paio di occhiali 3D che modifica le immagini che vedete, le distorce, le analizza, cerca il significato profondo che si trova dietro ad esse.

Sul divano col prof si propone di condividere gli spunti che le serie TV o i film scatenano. Principalmente le serie TV. Esse, infatti, sono il nuovo genere narrativo totale che, spesso, scavalca le possibilità limitate del film per offrire tutte le sfumature di un particolare problema.

Twin Peaks, forse la prima vera Serie TV in senso contemporaneo.

Spero, nel corso degli articoli, di fornire qualche interessante chiave di lettura, in particolare agli studenti che si accapigliano con i grandi filosofi e, magari, qualche strumento didattico un po’ diverso per qualche collega. Ma sopratutto, spero di avvicinare tutti coloro che vorranno leggere al mondo della filosofia attraverso una porta affascinante come di fatto è quella dello schermo.

Questo è un articolo introduttivo, è la puntata pilota di questa web serie,  a cui seguiranno gli episodi (i film, le serie o, in casi particolari, le singole stagioni o i singoli episodi). E, come ogni buona introduzione, deve dare degli strumenti. Ne forniremo pochissimi, ma essenziali.

1) La serie TV, libro, parte, capitolo.

Ogni serie TV è una grande narrazione, la quale è suddivisa in tre parti: una narrazione principale, che corre lungo tutte le stagioni di trasmissione. La serie esprime uno o più significati che si colgono solo nella totalità di essa. Ad esempio, l’evoluzione di un personaggio, la sua crescita, è valutabile solo a fine serie, se si vuole cogliere davvero dove voleva arrivare l’autore.

Una serie, però, è divisa in stagioni. Una stagione è un capitolo a se stante. Potrebbe vivere da sola (anche quando finisce lasciando la suspense, come sanno i follower di The Walking Dead o del Trono di Spade), lascerebbe comunque un messaggio. Di solito, una stagione ha un suo sotto-tema, un obiettivo narrativo che serve a far progredire la stagione.

Infine, abbiamo gli episodi. La narrazione seriale contemporanea si differenzia dai suoi progenitori per essere un unico racconto (la stagione appunto) diviso in atti (gli episodi). Pensate ai vecchi telefilm come Le strade di San Francisco, Duke of Hazard e chi più ne ha più ne metta: sono tutte serie in cui potete guardare un episodio slegato dalla stagione e non soffrire di “vuoti di memoria”. Questo approccio, è volutamente abbandonato dalle grandi narrazioni (che possono vedere il canale via cavo HBO come genitore). Non tutti hanno percorso questa via: le grandi serie procedurali (quali quelle di Bellisario); le sit-com (ad esempio The Big Bang Theory); in generale le serie TV trasmesse su broadcast e, infine, le serie TV totalmente anomale che racchiudono al loro interno piccoli film (che sono spesso delle perle preziose con Black Mirror), hanno continuato a creare episodi autosufficienti che possono essere fruiti da soli, senza doversi preoccupare troppo della trama che lega la stagione poiché, nel caso ci sia, è solo un sottofondo non troppo rumoroso a quello che succede nelle singole puntate.

Nella narrazione contemporanea (stile HBO per intenderci), abbiamo detto che la stagione ha un sotto tema, uno sviluppo particolare della trama racchiuso nell’arco continuo di una serie di puntate. Gli episodi invece, presi singolarmente, analizzano un singolo aspetto di un personaggio, di una relazione, di una situazione. I dettagli, lo scopriremo, sono fondamentali.

2) La fotografia

Dove passa il pensiero dell’autore? Per la maggior parte, ovviamente, sono gli attori che parlano per l’autore. Ma, le serie contemporanee, usano un altro linguaggio (alla faccia di René Ferretti): la fotografia. Un’inquadratura particolare, una scelta di filtro o di telecamera, uno stile particolare di ripresa vuole già dirci qualcosa. Anche qui, i dettagli: provate a ripensare a quelle inquadrature di oggetti di poco conto, che non riuscite a spiegarvi. Ecco. Lì volevano dirci qualcosa. Cosa, forse, non lo sapremo mai, ma possiamo provare a scoprirlo.

3) Il futuro è oggi

Qualsiasi serie TV, qualsiasi film, ha un messaggio. E il messaggio è sempre per l’oggi, mai per il domani. Anche le serie “futuristiche”, quelle fantastiche, quelle storiche, parlano a noi. Ci offrono schemi interpretativi della nostra realtà e delle nostre azioni. Se non partiamo da questo presupposto, tutta la nostra strada non avrà senso.

Chi non ha perso il sonno dietro Lost?

Detto ciò, spero di avervi almeno stuzzicato e invogliato a leggere i prossimi articoli. Guardatevi intorno, perché sto per sedermi sui vostri divani, pungolandovi e, al contempo, lasciandomi indicare da voi la via su cui indirizzare le nostre discussioni. A presto!

Buona visione!

Fausto "il Prof" Lammoglia

Professore di filosofia, capo scout, scrittore e, sopratutto, gamer incallito! «Homo (ludens) faber ipsius fortunae»

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