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Manifest – alla ricerca della Lost perduta

Manifest – alla ricerca della Lost perduta

Manifest è la nuova Lost? Per farla breve, no, per cui oggi vi parlo soprattutto di Manifest.

Paragoni: inevitabili, inderogabili, imprescindibili.

Passiamo ore ed ore a cercare somiglianze e differenze tra gli ex, a compararci a modelle e star, a confrontarci con amici e parenti. Se nel quotidiano non possiamo esimerci dallo scandagliare le nostre vite e quelle degli altri in cerca di elementi affini, possono mai essere escluse dalla “rassegna stampa” le serie tv? Non credo proprio. Per noi addicted il paragone è linfa vitale; a seconda del livello di dipendenza partiamo in maniera blanda raffrontando registi e sceneggiatori, trame e attori per passare con chirurgica precisione a confrontare serie diverse degli stessi registi, interpretazioni in una serie comica o  in una drammatica (sì Brian penso a te) per arrivare all’inevitabile scontro tra prima ed ultima stagione.

Cosa accade nel “serializzato medio” quando una nuova serie viene presentata come la “nuova Lost” ?!

Parliamo ovviamente di Manifest. Serie NBC ideata da Jeff Rake (apprezzato con Bones) andata in onda in America il 24 Settembre del 2018 che con un manifesto accattivante ha l’ambizione di riempire il vuoto (di qualità e di share) delle emittenti americane che non siano HBO o Showtime e contrastare il predominio di Netflix/Amazon Prime.

Senza mezzi termini LOST È LOST, non bastano un aereo in copertina ed un mistero da risolvere per arrivare a livello di una delle migliori serie tv mai scritte! Visto che non siamo serializzati medi ma abbiamo oltrepassato i limiti della decenza sociale molte stagioni fa, lasceremo da parte la nostra amata isola e ci concentreremo esclusivamente sul Air Flight 848 della Montego Air.

Attenzione: spoiler riguardanti il pilot della serie

Aprile 2013 aeroporto di Montego Bay classica famiglia instagrammabile attende la partenza del boeing per rientrare in patria quando una allegra hostess annuncia l’overbooking (prima o poi qualcuno mi spiegherà come è mai possibile che vadano in overbooking i voli) proponendo un cambio di volo e un corrispettivo economico per evitare lamentele (Trenitalia trai ispirazione). Dimenticando che l’avarizia sia un peccato capitale, mezza famiglia Stone (quella instagrammabile) sceglie, quindi, di passare un altro paio di ore in aeroporto a sfogliare l’album della vacanza e a fare scelte di vita. Quando tutte le foto imbarazzanti sono state cancellate e l’abito bianco scelto, il volo 848 (NON 815) decolla. Nessuno schianto, nessun naufragio, all’apparenza solo una piccola turbolenza accompagna il viaggio dei nostri protagonisti.

Dopo 20 minuti di messa in onda, confusa, inizio ad elencare tutte le categorie degli Emmy, pensando con cosa potevo occupare il mio tempo, l’aereo atterra.

Dalla mancanza di linea dei cellulari inizio a capire che (finalmente) qualcosa non quadra; il velivolo è atterrato sano e salvo ma è stato catapultato nel 2018. Quello che per i passeggeri è stato un volo di un paio di ore è stato in realtà un volo lungo 5 anni e mezzo. Parte ovviamente il “drama” fatto di ritrovamenti, perdite, migliori amiche stronze, morti e matrimoni, la narrazione si concentra sulle vite dei passeggeri pre e post volo; dopo un avvio un po’ lento la trama si apre velocemente non nascondendo l’intenzione degli autori. Le azioni di alcuni dei presenti sul volo 848 dal momento dell’atterraggio vengono guidate da “voci” se siano benevoli o malevoli è ancora da definire.

Senza indugiare oltre nello spoiler, possiamo sicuramente dire che Manifest è figlia di Lost, ma non nella trama o nella resa (cinque episodi sono troppo pochi per valutare una serie) ma appartiene sicuramente a quel filone “dramma/soprannaturale/semiscientifico” consacrato dal capolavoro di JJ Abrams.

Non avendo “titani” per provare la scalata all’olimpo HBO e dato che di Esmail ne esiste uno ed è impegnato per un altro annetto, la NBC va sul sicuro offrendo all’altare del dio share un concept acchiappa spettatori fatto di drama puro, mistery puro e un pizzico di complottismo.

Le situazioni si sono un po’ ripetute nel corso degli episodi andati in onda fino ad ora ma gli interpreti se la stanno cavando bene, la fotografia non è male, la sceneggiatura pecca un po’ (il fidanzato che si mette con la migliore amica è roba trita) ma tutto sommato tiene.

Per non abbandonare la mia filosofia di vita “una parola in meno è meglio che in una parola in più” Manifest per ora ha placato la mia sete di sci-fi è ancora presto per metterla nel mio cuore insieme a Fringe ma alla fine di ogni episodio ho voglia di vederne un altro e alla fine dei conti per l’addicted serio tanto basta.

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