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Terraforming Mars Ares Expedition: aspettative di un ritorno su Marte

Terraforming Mars Ares Expedition: aspettative di un ritorno su Marte

L’11 Febbraio arriverà finalmente Ares Expedition in Italia, volgarmente denominato sin dal suo annuncio “Terraforming Mars di carte”. Ho avuto modo di provare il gioco in anteprima e vorrei raccontarvi le mie impressioni.

Premessa

Terraforming Mars è un gioco che ha veramente avuto un successo incredibile. Negli ultimi 5 anni, non riesco a pensare ad un titolo che ha avuto una maggiore “celebrità” rispetto al titolo di FryxGames.

A volte mi sono fermato a pensare quali fossero le motivazioni di cotanto impatto nell’industria di settore, senza darmi una vera risposta definitiva.

Di certo, va considerato che è un gioco solido (diciamo anche solidissimo), che strizza l’occhio a tutti gli amanti dei giochi di “combo carte” (quei giochi dove tra tante carte dai più disparati effetti, sei spinto a trovare il modo di sfruttare al meglio le possibili sinergie, magari abusandone, se possibile). Va anche considerato che mescola al gioco di carte una meccanica di piazzamento tessere ben congegnata, che crea una bella interazione indiretta tra i giocatori al tavolo. Ci aggiungerei inoltre la tematica ammiccante e ben amalgamata: la terraformazione di Marte (ovvero rendere Marte abitabile per l’uomo, tema di cui tra l’altro parla spesso il buon Elon Musk).

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una splendida locandina realizzata da u/MicahBurke

Ma basta questo a giustificare il successo di un titolo che ha visto diverse ristampe, ben 5 espansioni, diversi accessori dedicati e persino una big box contenente solo materiale stampato in 3D e poco altro (quindi gioco escluso, ad un costo che si aggira intorno ai 150€ e che ha venduto bene nonostante questo)?

E non parliamo di un prodotto realizzato da una casa editrice esperta, i cui giochi sono da tempo sono best-seller. No, Terraforming Mars è stato il primo titolo prodotto da una casa editrice (FryxGames appunto) che non è nient’altro che una piccola azienda a conduzione familiare.

Certo, detrattori del titolo (oltre che di esitimatori) ne troverete molti: non è un gioco che mette d’accordo tutti, ma poco importa a fini delle valutazioni precedenti. Il successo strabiliante è oggettivo.

Ares Expedition

E come arriviamo poi ad Ares Expedition? Beh, quei buontemponi di FryxGames han pensato che i nostri portafogli erano ancora troppo pieni, nonostante avessimo già nelle librerie la-qualunque-di-Terraforming-Mars™, e han pensato di tirar fuori un nuovo gioco, completamente indipendente dall’originale: Ares Expedition, “il gioco di carte di Terraforming Mars” (continuo a sorridere su questo).


Non una recensione

Ciao, io sono The Green Player e sono un’estimatore di Terraforming Mars. Con gioia, ho avuto modo di mettere le mani sulla versione inglese di Ares Expedition (Stronghold Games) con qualche giorno di anticipo rispetto alla versione italiana e, nonostante non mi senta pronto a scrivere una recensione completa, posso dirvi con certezza quali sono le aspettative relative al nuovo titolo stand alone co-firmato dal buon Jacob Fryxelius.

Cosa mi dovrebbe dare Ares Expedition per guadagnarsi la mia stima ed avere uno spazio meritato al fianco di suo fratello maggiore?

Punto per punto, scopriamo se il tutto è stato soddisfatto.


Punto 1: La grafica e l’ergonomia delle carte

Ho trovato le carte del primo capitolo davvero poco curate e non credo di essere l’unico (ho parlato con giocatori che mi hanno confessato di non aver mai comprato ancora Terraforming Mars perché aspettano una futura riedizione migliorata sotto questo aspetto). Facciamo qualche considerazione.

Sono decisamente migliorate le illustrazioni (salutiamo con affetto il barboncino) e la gestione dei “tag” (i simboli per cui ogni carta ha delle interazioni con altre carte);

La simbologia è quasi del tutto invariata. Ottimo per farti sentire a tuo agio se hai giocato il primo capitolo, ma qualcosa poteva essere migliorato. Ad esempio, il sistema di simboli uguali con forma diversa (quadrato e cerchio con la stessa icona), che continuo a ritenere confusionario, nonostante a me sia chiaro viste le innumerevoli partite e con il quale un giocatore alle prime armi troverebbe notevoli difficoltà;

Migliorata l’iconografia della produzione rispetto al predecessore, ma non ho apprezzato il cambio nella struttura testuale: soprattutto il testo che affianca il metallo e l’acciaio. Perché non scrivere a chiare lettere “muovi il tuo cubetto sul tracciato” o qualcosa di similare?

Cambiata la gestione degli effetti delle carte che aumentano i parametri di produzione: vengono costantemente ricalcolati e non viene considerato solo l’istante in cui vengono giocati. Questo rende gli effetti delle carte più forti, ma ci vuole ottima memoria a ricordarsi tutto quello che c’è in gioco e te lo devi ricordare perché con 20-30 carte in gioco, parzialmente sovrapposte, non riesci a tenere d’occhio tutti gli effetti (sì, vanno sovrapposte, oppure devi avere un tavolo enorme per giocarlo).

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A sx la carta Micro-Mulini in TM, a dx la medesima carta in Ares Expedition.

Punto 2: La durata

Terraforming Mars, dura molto. Probabilmente troppo. È un gioco che non ha un numero di turni predefinito e fondamentalmente, se i giocatori tendono a giocare sempre carte che aumentano la loro produttività, senza incidere sui fattori che portano alla terraformazione, il gioco si allunga sensibilmente.

“Eh ma se ci giochi magari in 3, con gente con almeno un tot di partite alle spalle, le stelle si allineano e se bla bla bla… il gioco dura poco.”

No, non funziona così. La durata del gioco stimata in questo modo è ingannevole. I 90-120 minuti della scatola spesso, nella realtà, raddoppiano. Infatti, per velocizzare il gioco, propongo sempre ai giocatori con me al tavolo di adottare una house rule: iniziare tutti con tutte le produzioni impostate a 1 (più bonus eventuali), anziché partire da 0. Funziona, velocizza e non cambia il feeling del gioco.

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1-5 giocatori, 90-120 minuti per TM, 1-4, 60 minuti per Ares Expedition (o perlomeno così dichiarano le scatole)

Ora, vedere un 60 minuti sulla scatola di Ares, mi ha fatto sperare in una super versione iper rapida e condensata. Beh, i primi test hanno dato lo stesso feeling di stima ottimistica: potreste imbarcarvi in partite lunghe quanto quelle del predecessore (anche qui, dipende da moooolti fattori, più o meno simili a quelli del predecessore) e anche qui vi consiglierei la medesima house rule.


Punto 3: La qualità dei materiali

Anche qui, Terraforming Mars lasciava un po’ a desiderare, soprattutto nelle prime plance, che personalmente ho sostituito prima con le plance in legno e poi con quelle in cartone doppio strato, per me fondamentali per evitare l’alterazione accidentale della posizione dei cubetti. Anche questi ultimi, non il massimo, anche se iconici (e molto scenici).

In Ares Expedition tutta un’altra storia. Mi sono emozionato per la qualità straordinaria dei materiali di gioco e la cura anche nel concepire l’organizzazione degli stessi nella scatola. Carte telate, cartoncini spessi, separatori in spugna, etc. Tutto perfetto.

Sottolineo che quella che ho provato è la “Collector’s Edition” in lingua inglese, che sul mercato internazionale ce ne sono due di versioni e che l’altra non ha le plance doppio strato e i portarisorse!

Per fugare ogni dubbio sulla versione in uscita in Italia, ho contattato personalmente Ghenos Games e mi hanno assicurato che questi elementi ci saranno.

Inoltre sarà possibile acquistare separatamente i playmat in neoprene (o in bundle, come su magicmerchant.it).

Il playmat di Ares Expedition (dal web)

Punto 4: il gameplay

Una qualche differenza rispetto al primo capitolo ci doveva pur essere nel gameplay. Non un miglioramento, per carità (perché a me, il primo gioco piace!), ma una differenza per cui potessi giustificare la presenza di entrambe le scatole in libreria.

Queste, in realtà, sono due:

La prima è che i turni sfruttano una meccanica molto simile a quella di Puerto Rico: nel turno ci sono delle azioni che si fanno solo se i giocatori le scelgono e le fanno tutti i giocatori, ma chi le sceglie ha un bonus. La differenza rispetto a Puerto Rico è che la scelta la fanno tutti segretamente e se più persone scelgono la stessa azione, semplicemente il numero delle azioni di quel turno sarà inferiore al numero di giocatori. Inoltre, scegliendo tutti insieme, le azioni vengono sempre risolte nello stesso ordine. Il sistema è molto interessante, ma è lapalissiano che avendo un ordine fisso di risoluzione delle azioni, si perde quell’interazione cattiva tipica di questo sistema di gioco.

La seconda è che non c’è tutta la parte di posizionamento tessere, la cui assenza toglie interazione al gioco (e anche uno strato di complessità strategica).

Non ho ancora un giudizio in merito, ma già mi sono posto l’interrogativo su come sarebbe giocarlo con un vero sistema alla Puerto Rico.


Concludendo

Le prime partite ad Ares Expedition mi hanno divertito moltissimo e non ho percepito molta differenza con il titolo originale a livello di sensazioni, anche se le differenze a livello di gameplay sono presenti. Se non possedessi nessuno dei due titoli, al momento propenderei per l’originale, perché, per i miei gusti, la parte di interazione sul tabellone ha un grosso peso nell’economia del gioco.

Vale l’acquisto se avete già in libreria Terraforming Mars? Difficile dirlo ancora. Lasciatemi gustare altre 10 partite e ve lo dirò…

Si ringrazia FryxGames per la copia valutativa.


Sul profilo Instagram di The Green Player trovate anche l’unboxing di Ares Expedition!

Nicola "The Green Player"

Software developer di professione, dedica il tempo libero alle sue passioni: gioco, musica, cinema, serie tv e tecnologia. Laureato in Informatica, ha un’esperienza passata da docente nella scuola pubblica. Nerd della prima ora, inizia l’avventura ludica con i videogame all’età di circa 5 anni, passando per anni di Magic: the Gathering a buoni livelli, qualche tentativo maldestro di gioco di ruolo, per poi atterrare sul gioco da tavolo. Dopo un passato in Le Cronache del Gioco e Fustella Rotante, diventa founder di The Green Player. Crede fermamente nel Germanesimo (amen).

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