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The Green Player presenta BOONLAKE

The Green Player presenta BOONLAKE

Ti è mai capitato di voler mollare tutto e ricominciare altrove? Diciamo in un luogo sperduto, chissà dove, per cercare nuove fortune…

Boonlake

L’austriaco Alexander Pfister ha colpito ancora: dopo una pletora di titoli di successo pubblicati nell’ultimo decennio (tra cui Great Western Trail, Maracaibo e Mombasa), ecco Boonlake, gestionale da 1-4 giocatori, della durata (molto) indicativa di 90 minuti a partita.

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Presentato in anteprima allo scorso International Spieltage di Essen e andato sold-out in un batter d’occhio, Boonlake era rimasto nei miei radar a lungo. Finalmente, grazie all’edizione italiana di Cranio Creations, ho avuto modo di metterci su le mani.

Tanta carne a fuoco

Il primo approccio con il gioco è di quelli importanti. Un mucchio di roba da comprendere, una serie di mini-giochi, apparentemente slegati tra loro, tutti volti ad un unico fine: fare un mucchio di punti vittoria. Il che contrasta con il flusso di gioco, che in fin dei conti è riassumibile in pochissime parole:

Scegli un’azione, svolgila, poi sposta la tua nave lungo il fiume.

Down by the river

Al centro del tabellone c’è il fiume che Pfister avrà concepito assieme ad Escher. Esso suddivide la mappa di gioco in quattro regioni e scandirà lo scorrere delle fasi di gioco: lungo il fiume ci sono alcune dighe blu, che ad ogni attraversamento innescheranno un conteggio punti intermedio. Dopo quattro conteggi, si effettua un conteggio finale con altre regole, per poi giungere al termine della partita.

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Caratteristico è il meccanismo per cui i giocatori si muovono di un numero di caselle variabile (da 1 a 4, saltando tutte le caselle occupate dagli avversari). Spesso si decide di muoversi meno rispetto alla capacità, perché in base a dove ci si ferma, si raccolgono ricompense e queste sono molto diverse tra loro. Associando questo meccanismo a quanto descritto in precedenza, capirete che in base alla scelta dei giocatori di muoversi a ogni turno di più o meno caselle, cambierà sensibilmente la durata della partita e di conseguenza dovrete adattare la vostra strategia di gioco.

Una questione di percezione

Boonlake non dura poco: è un gioco che richiede un mucchio di tempo per essere giocato e ha un setup abbastanza importante, ma soprattutto alle primissime partite, si avrà la percezione che il gioco sia più lungo di quello che è realmente. Questo avviene soprattutto perché leggendo il regolamento, viene raccontato che il gioco è diviso in due fasi e che attraverseremo due dighe per fase. Alla fine della prima fase, la nave tornerà nella parte alta del tabellone e qui verrebbe da pensare che di fatto si è a metà partita. Così non è.

Da quel momento in poi, mancherà pochissimo al termine, quindi improvvisamente si inizia ad avvertire l’ansia per cui tutto quello che ci eravamo pianificati di sviluppare con calma, lo dovremo fare con molta fretta e non è detto che riusciremo a concluderlo.

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Inoltre la percezione di quanto convenga muoversi potrebbe non essere di immediata comprensione: fare spostamenti ampi da vantaggio sulla lunga distanza quindi, forti di questo, la durata delle partite tenderà a ridursi.

Dopo la quarta casa puoi piazzare un albergo

Ok, passiamo a cosa faremo nel gioco, ovvero colonizzare queste terre incontaminate senza alcun rimorso. Prima piazzo un meeple, poi lo scambio con una casa e infine con un insediamento. Ah, non trascuriamo il bestiame. Così facendo potrò liberare la plancia e ottenere ricompense sia immediate, sia nei conteggi intermedi.

Il tutto avviene tramite un meccanismo di selezione azioni un po’ alla Puerto Rico, dove tu scegli un’azione e di questa c’è una parte che svolgi solo tu e una parte che svolgono tutti i giocatori.

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Tutto qui?

Assolutamente no! Aggiungi a tutto questo le carte progetto, i progetti standard, gli obiettivi intermedi, i tracciati e non dimentichiamo le leve! Una serie di sotto-meccaniche condite con un pizzico di originalità, che lo rendono molto intrigante e, purtroppo, un po’ troppo pieno.

Il gioco offre davvero tante scelte, chiaramente cercando quella fascia di pubblico di giocatori molto esperti alla ricerca di un rompicapo che non puoi gustarti a pieno con una partita sporadica.

A volte meno è meglio

Lo dico chiaramente: avrei preferito un gioco un filo più snello. Prendiamo come esempio la meccanica delle leve: questi token da apporre sulla parte destra della plancia, da spostare verso il basso per ottenere dei bonus (alcuni anche non di immediatissima comprensione), da rialzare durante i conteggi intermedi, per poterli riutilizzare successivamente… Se non ci fossero state, avreste sentito il gioco incompleto? Io non credo.

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Promosso o bocciato?

In tutte le partite giocate sinora, Boonlake mi ha sempre divertito. Assolutamente mi sento di promuovere il gioco perché da ampio margine alla voglia di gestire al meglio ogni risorsa e ogni mossa per proliferare ed espanderci durante il gioco, ma allo stesso tempo, ho avvertito una serie di sbavature che probabilmente non mi sarei aspettato da un gioco di un autore così esperto. Un po’ come quando andavo a scuola, prendevo buoni voti e la professoressa diceva ai miei “il ragazzo è bravo, ma potrebbe fare di più”.

Oltre alla troppa opulenza su cui già mi sono soffermato in precedenza, ho percepito sicuramente una sensazione di una durata un po’ troppo ampia. Sì, sto considerando che questa dipende dalle mosse lungo il fiume dei giocatori al tavolo, ma comunque è impossibile scendere oltre una certa soglia, anche saltando di quattro in quattro senza guardarsi mai indietro. Avrei preferito durasse qualche turno in meno, così da lasciare quella tipica sensazione di amaro in bocca e di voler riprovare nella partita successiva a far meglio.

Altra cosa su cui mi sento di recriminare è la scelta di alcuni simboli. Comprendo che si è fatto un grosso sforzo per cercare di rappresentare anche dinamiche complesse restando indipendenti dalla lingua, ma alcuni simboli sono davvero fuorvianti (anche usando i riferimenti a fine regolamento, hanno generato sempre un po’ di dubbi al tavolo). Anche qui, se proprio qualcosa non era facilmente esprimibile con i simboli, non si poteva tagliare?

Mentre per quanto riguarda la scalabilità vi dirò che il gioco lavora bene, ma sicuramente in due avremo una serie di meccaniche dovute all’interazione su mappa che ovviamente funzioneranno un po’ meno.

Concludendo

Mi sentirei di consigliare Boonlake ad un pubblico di giocatori abbastanza esperti che avranno modo di intavolarlo più e più volte. Questo permetterà di giustificare lo sforzo di comprensione del gioco, lasciando spazio all’appagamento dato dal giocarlo. Mettetelo in tavola consapevoli che potrebbe richiedere uno sforzo mentale importante, intercettando i momenti in cui avrete voglia di spremere le meningi e rosicchiare più punti possibili, innescando le più interessanti combo che nel vostro turno vi si presenteranno.

E mi raccomando, lasciate a casa ogni spirito ambientalista. Non fa parte del gioco.

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Si ringrazia Cranio Creations per la copia valutativa.

Nicola "The Green Player"

Software developer di professione, dedica il tempo libero alle sue passioni: gioco, musica, cinema, serie tv e tecnologia. Laureato in Informatica, ha un’esperienza passata da docente nella scuola pubblica. Nerd della prima ora, inizia l’avventura ludica con i videogame all’età di circa 5 anni, passando per anni di Magic: the Gathering a buoni livelli, qualche tentativo maldestro di gioco di ruolo, per poi atterrare sul gioco da tavolo. Dopo un passato in Le Cronache del Gioco e Fustella Rotante, diventa founder di The Green Player. Crede fermamente nel Germanesimo (amen).

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