Il pilota: Proof
La serie è appena iniziata su TNT, entra a far parte di questa rubrica per un pelo, visto che la storia ruota attorno alla domanda: “Esiste qualcosa dopo la morte?” Spoiler in arrivo, vi sto per raccontare il pilot di Proof.
Una donna fa jogging ascoltando musica, il volto è molto noto: Jennifer Beals (Bette Porter in The L Word), nel panorama cittadino incrocia anche un’ambulanza, c’è un uomo sanguinante su una barella. Il telefono le squilla, un’espressione di disappunto e rassegnazione compare sul volto della donna, ha già capito.
La dottoressa Carolyn “Cat” Tyler toglie gli auricolari e torna in ospedale, la sala operatoria la aspetta. Il caso è disperato e Carolyn adotta una procedura non standard per salvargli la vita. Scopriremo a breve che è una donna molto razionale, scientifica, decisa, appare quindi un po’ fuori luogo il fatto che si metta a recitare in latino l’Ave Maria.
Nessuno lassù pare averla ascoltata perché, nonostante gli sforzi dell’equipe medica il paziente viene dichiarato morto. Fermi tutti, c’è battito, il paziente è ancora vivo.
Mentre tenta di salvare il paziente Cat ha delle visioni di se stessa quando è quasi affogata, anni prima, ed è stata trascinata a riva. Non è del tutto chiaro, ma stiamo vedendo anche una visione che ha avuto lei in quel momento, sagome di persone, sagome scure su uno sfondo luminoso.
Durante l’operazione Zedan Badawi (Edi Gathegi, Darwin in X-Men: First Class), il nuovo tirocinante, non ha eseguito le sue direttive all’istante e lo tratta malissimo. Cat non è razzista, è solo una gran rompipalle supponente e vogliono farcela odiare subito.
Leonard (David Sutcliffe, Aidan Black in Cracked e Christopher Hayden, il padre di Rory, in Gilmore Girls) è l’ex marito di Cat, hanno divorziato per un evento di cui scriverò a breve e per il fatto che andava a letto con una vent’enne mentre lei era al lavoro. La figlia, Sophie (Annie Thurman, il tributo femmina del Distretto 9 in The Hunger Games), vive una settimana con uno e una con l’altra e ha qualche problema con una compagna prepotente a scuola, in reazione alle angherie di questa mette in pratica l’addestramento ottenuto in The Hunger Games, avere malmenato la compagna le costa due settimane di sospensione.
Carolyn viene convocata dal grande capo, il dottor Charles Richmond (Joe Morton, Henry Deacon in Eureka e Rowan Pope in Scandal) la informa che il miliardario Ivan Turing (Matthew Modine, Sullivan Groff in Weeds) ha intenzione di fare una donazione all’ospedale, ma vuole prima parlare con lei. Carolyn non ha alcun desiderio di incontrarlo ma cede alla richiesta del suo capo.
La casa di Turing è uno spettacolo ma Cat non è punto impressionata (come mi piace usare “punto” come avverbio) e quando lui le chiede se possono saltare le formalità del tipo “che bella casa, ecc.” gli risponde semplicemente “ho delle visite da fare”. La risposta dell’uomo è ancor più disarmante: “Ok, sto morendo.”
Turing ha un sacco di soldi, nella vita ha fatto di tutto, compreso lanciarsi dall’Everest, ma ora sta per affrontare il più grande ignoto che esista e vuole a tutti i costi sapere cosa c’è oltre la morte. Non vuole un’opinione, vuole una prova (Proof).
Perché chiedere a lei, che è soltanto una chirurga? Perché è una donna scettica, non crede in nulla che non sia scientifico e quindi se troverà una risposta e la considererà soddisfacente, lo sarà anche per lui.
Siamo alla carta “rifiuto dell’eroe”, Turing prova invano a farle cambiare idea e coglie l’occasione per spiegarci le visioni che abbiamo visto a inizio episodio: Carolyn ha perso il figlio adolescente in un incidente automobilistico e quando si trovava in Giappone in una missione umanitaria è quasi annegata, ha avuto una “near-death experience”, un’esperienza ai confini della morte, in quella occasione ha avuto una visione del figlio, questo la rende ancora più qualificata per la ricerca di Turing.
Tada, cercavano di farcela odiare subito per poi mostrarci perché è così insopportabile.
All’ospedale, il paziente che era morto ma poi non era morto le racconta di aver avuto l’impressione di vedere la scena dall’alto e ha memoria dell’Ave Maria in latino e la convinzione di Cat inizia a vacillare.
Turing non si dà per vinto e fa recapitare a casa di Carolyn una serie di fascicoli di casi di esperienze ai confini della morte e altri eventi similari.
Un giro nella stanza del figlio morto la convince a dare un’occhiata ai fascicoli e viene attirata dal caso di Lily, una bambina “Morta e tornata dal paradiso”. Assieme a Zedan, il suo tirocinante (che man mano smetterà di trattare con supponenza, rendendo sempre più evidente che in realtà ha stima di lui), si reca a casa della famiglia. I genitori di Lily affermano di non essere religiosi e mostrano ai due i disegni della bambina, che rappresentano scene a cui lei non avrebbe potuto assistere, essendo sul letto d’ospedale priva di sensi. Ha disegnato vari parenti e un misterioso “paw paw” di cui nessuno sa niente. Rivelano a Cat che Peter Van Owen, noto sensitivo che scrive libri e si vede spesso in TV, potrebbe parlare di loro nel suo prossimo libro.
Zedan le dice che da dove viene lui si ritiene che dopo la morte ci sia di nuovo la vita, ma anche che l’AIDS si possa curare con uno stupro, per cui no, da uomo di scienza non ci crede: “La gente crede ciò che vuole credere”.
I due vanno all’ospizio a trovare la nonna di Lily, l’anziana signora, messa alle strette, ammette che il marito l’ha tradita e, in segreto, è tornata a casa dei genitori. La madre di Lily non è figlia del nonno ma di un altro uomo, morto in Vietnam. Nessuno sapeva della sua esistenza, ma la donna è convinta che la nipote abbia disegnato proprio lui.
Quando la bambina ha una ricaduta i genitori non vogliono farla operare, convinti che Dio l’abbia fatta tornare solo perché i genitori sapessero che, morendo, sarebbe stata in un luogo felice.
Ricordo a tutti che pochi minuti prima avevano affermato di non essere religiosi.
Carolyn, che sa cosa vuol dire perdere un figlio, riesce infine a dissuaderli. Nella stanza è presente anche Peter Van Owen, che Cat ritiene essere la causa della folle idea della coppia.
Van Owen si confronta con Cat, che conosce di fama e le dice che non sono affatto in contrapposizione, sono anzi simili: alleviano il dolore del prossimo.
Anche Van Owen tocca l’argomento del figlio morto, la chirurga però si inalbera e lo spinge contro il distributore automatico di bibite dicendogli che non crede alle cose per fede, Vorrebbe poterlo fare, ma è una donna di scienza: “Devo sapere”. La risposta di Van Owen è “You can”, ne hai la possibilità, ma detto accanto al distributore di bibite suona un po’ comico (Can significa anche lattina).
Lily esce dalla sala operatoria e fa un disegno a Cat, un disegno classico, lei e Zed una accanto all’altro. “Mi hanno detto di non parlartene più”, riferendosi all’altro lato, le dice, ma non intende i suoi genitori.
Carolyn capitola, torna da Turing e accetta il lavoro, in cambio lui farà delle donazioni a varie ONG. Turing le ribadisce che vuole solo sapere: non gli importa quale sia la risposta, ma ne vuole una.
Jennifer Beals riprova ad essere protagonista di una serie dopo The L Word (con The Chicago Code non è andata benissimo) ma io qualche dubbio ce l’ho.
A me non ha convinto e pare non sia l’unico ad avere avuto un’impressione neutranegativa. Mescolando un po’ di pareri che si trovano online potremmo definirla una cosa già vista nei 130 episodi di Medium con un vestito (o, meglio, un camice) da medical drama. Insomma, tanti auguri a TNT e allo staff di Proof ma la serie secondo me non è niente di che.
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