The Man from U.N.C.L.E.
The Man U.N.C.L.E., di Guy Ritchie. Ovvero, vale la pena vedere un film che si presenta male nel cast e continua peggio nel trailer? Decisamente sì.
Un film remake (un altro!) di una serie TV del passato, un regista che dopo averci regalato film culto (Lock, Stock & Two Smoking Barrels, The Snatch, RocknRolla) ha venduto l’anima al diavolo americano, due attori protagonisti bellocci, la giovane attrice del momento, “che però il suo film dell’anno l’ha già fatto”(Ex Machina).
Tutto lasciava presagire un’opera dimenticabile mentre, invece, The Man From U.N.C.L.E. si rivela un ottimo film.
Senza ambire a palme o statutette, garantisce un paio d’ore di buonissimo svago.
Riprendendo con ironia il filone dello Spionaggio in piena Guerra Fredda, è molto divertente sia nei dialoghi che nella trama, vanta una ambientazione azzeccata (ok, il fatto che sia ambientato in Italia e buona parte del film sia in italiano potrebbe aver influenzato il mio giudizio), ha un grande ritmo (Guy Ritchie è tornato!) e una colonna sonora che completa perfettamente lo stile ed i toni del film.
L’azione riesce a divertire senza ricorrere ad una eccessiva violenza, riproponendo schemi che si erano un po’ persi nel tempo (roba da Bud Spencer & Terence Hill!), senza però abbandonare il tono apparentemente sofisticato che un film di spionaggio, seppur leggero, deve mantenere.
Assolutamente consigliato, con la speranza di aver ritrovato un regista che si credeva perduto e l’augurio che, nonostante il prevedibile successo, non arrivi una raffica di sequel a guastarne il sapore.
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