Alias: la parrucca rossa di Sydney e altre storie
Sì, si parla anche del ritorno di Alias in TV, ma chissà quando, per oggi concentriamoci sulla storica parrucca del pilot e altri aneddoti.
All’ATX festival gli autori di Alias si sono riuniti e hanno dato la solita risposta vaga sul reboot, il co-produttore esecutivo Josh Appelbaum ha spiegato:
Sarebbe fantastico, ne abbiamo persino parlato con J.J. e ci dovrebbe venire l’idea giusta. Non vogliamo farlo a meno che non sia perfetto.
Insomma, sì, certo, prima o poi, vedremo. Ci interessa così tanto adesso? Probabilmente no, quindi ho pensato di tradurvi tutti gli aneddoti riportati da EW. Protagonisti sono Josh Appelbaum, Ken Olin, Sarah Caplan, André Nemec e Monica Owusu-Breen.
Jennifer Garner
Gli autori sono tutti concordi che Garner è stata un’ottima protagonista: “Faceva tutto con entusiasmo, generosità e intensità”, dice Olin spiegando che Garner ha insistito a non usare controfigure nelle prime stagioni. “Era come un’atleta professionista, fenomenale. Aveva un’eccellente controfigura, ma voleva fare tutto da sola, le piacevano le scene d’azione, di qualsiasi tipo.
La nascita della parrucca rossa
Dopo aver cercato a lungo la sfumatura di rosso giusta (su tre opzioni nessuna andava bene), Caplan e Abrams cercavano luoghi dove girare all’University of California, Los Angeles (UCLA) e si imbattono in una donna con dei capelli che Caplan ha definito “tinti malamente”, biondi sopra e rossi sotto. “Mi avvicino e le chiedo se posso prendere un ciuffetto della parte inferiore dei suoi capelli”, spiega Caplan, “Stiamo cercando un certo colore e il regista pensa che il tuo sia perfetto. Mi guarda e mi dice di no. ‘Perché no?’, chiedo, ‘Beh, li sto facendo crescere da quando ho 14 anni’, replica la donna. ‘Me ne servono pochissimi, ti paghiamo’. È lì seduta con gli amici ed è molto furba, alla fine decide che può venderci un po’ di capelli, ma io non ho soldi con me e J.J. nemmeno, quindi abbiamo dovuto racimolare $39 dai membri dello staff!”
L’effetto Rambaldi
La forza motrice della serie era il mistero di Milo Giacomo Rambaldi, un filosofo del XV secolo i cui artefatti erano in grado di concedere la vita eterna, oltre a una narrazione intricata.
“Credo che qualcuno avesse veramente un grafico su Rambaldi.”, dice Owusu-Breen, “Avevamo un’idea di massima, ma Rambaldi era un po’ una cipolla, dovevamo scoprirne gli strati”. Man mano che si procedeva, aggiunge Nemec, si aggiungevano nuove idee per la storia, come la rivelazione che Michael Vaughn non era il vero nome del personaggio di Vartan. Il punto era che bisognava fare in modo che la storia fosse plausibile. “Questa bugia era stata raccontata in modo appropriato nel corso di tutti gli episodi? Questo era un compito da svolgere quando eravamo nella stanza degli autori”. Per Caplan le sfide maggiori erano i dispositivi di Rambaldi. “Avevamo un grosso problema con i pomodori rotanti, come li chiamavamo noi” (avete presente il dispositivo di Mueller?) “J.J. cos’è? Aiutaci a trovare il modo di realizzarlo! Era piuttosto complesso, abbiamo provato quell’effetto un sacco di volte ma non riusciva mai nel modo giusto. Non avevo idea che questa cosa mi avrebbe perseguitato per anni.
Oltre Rambaldi
Benché ci fosse un mistero al cuore della storia, Appelbaum spiega che “prima di tutto per noi era una serie per famiglie, la domanda era: come portiamo avanti il personaggio [di Sydney]? Come ci destreggiamo con questa dinamica familiare così complicata? Fortunatamente si è rivelato facile, c’era un’ottima alchimia tra i membri del cast anche nella vita”. Jennifer Garner e Victor Garber… “si volevano bene a telecamere spente, eravamo certi che avrebbe funzionato.” Olin ha aggiunto due parole su Bradley Cooper. “Una delle cose che abbiamo scoperto di Bradley è che aveva uno spettacolare senso dell’umorismo.
Il post 11 settembre
L’11 settembre 2001 le riprese erano in corso e gli autori stavano pensando a come andare avanti. Olin spiega: “C’è stato uno sfasamento cosmico nella vita di tutti noi. Stavo girando un episodio con Sydney che ha un cappuccio in testa e una bomba in mano. La serie ha sempre avuto un certo senso dell’umorismo, perderlo avrebbe significato snaturare il tono della serie. C’è voluto del tempo, questa serie è ancora appropriata oggi? Ne siamo usciti, anche se è stato strano, ma era tutto strano…
L’episodio del Super Bowl
La famosa scena in lingerie di Sydney Bristow non era quella originariamente pensata per l’ora del dopo football. “Abbiamo girato un altro episodio che avrebbe dovuto andare in onda”, ricorda Caplan, che spiega che era previsto l’episodio con Ethan Hawke. “Quando lo stavamo girando abbiamo detto a J.J. ‘Guarda che è molto cupo.’ ‘No, no, è ottimo!’ e poi lo porta a vedere a sua moglie a casa che gli dice che è molto cupo, al che abbiamo cambiato programmi e lo staff e la post produzione ha avuto meno di una settimana per rimettere insieme i pezzi. Il famoso pezzo con Francie è stato spostato dall’episodio con Ethan Hawke a quello post Super Bowl.
Ricominciare da zero
Dopo il Super Bowl agli autori è stata data la possibilità di seguire la strada che volevano. “L’episodio del Super Bowl, il modo in cui ha scombinato tutte le carte, è stato d’ispirazione agli autori. Sapevamo che in qualsiasi momento avremmo potuto rivoltare da cima a fondo la serie”, spiega Appelbaum, “abbiamo fatto una cosa del genere altre due o tre volte”. Owusu-Breen aggiunge poi: “La volontà di ripartire da capo, di cambiare radicalmente la serie… J.J. era veramente impavido in questo campo: ‘Come diventa la serie con un mondo e una situazione completamente diversi?’”.
A Francie non piace il gelato al caffè
La battuta e la rivelazione della “replica” di Francie hanno rappresentato uno dei colpi di scena più intensi della serie. “È stato un momento esplosivo, è una cosa sottile, particolare, una cosa che una coinquilina attenta sa”, dice Owusu-Breen, che non faceva ancora parte della squadra all’epoca. Il cast prendeva positivamente i colpi di scena, gli attori ne parlavano con gli autori e cercavano di comprendere al meglio cosa stesse succedendo. Il caso più eclatante è stato quando Garner ha letto il copione con la rivelazione del nome di Michael Vaughn. Appelbaum: “Non credo lo sapesse nessuno, mi ricordo la porta della sala degli autori che si spalanca, Jen entra e dice ‘Seriamente? Mi prendete in giro?’, metà del divertimento era in questo.”. Owusu-Breen aggiunge: “Il DNA della serie era avere un alias, essere una persona diversa, mentire sulla propria identità, insomma, faceva parte del gioco.”
Le opportunità mancate
C’era un’idea per un cliffhanger di un finale di stagione dove Sydney, Jack e Vaughn stavano scalando una montagna e Sydney avrebbe dovuto decidere se salvare la vita di Jack o di Vaughn, ma la voce si era diffusa e hanno dovuto cambiarla. Non hanno mai considerato l’idea dello spinoff, Appelbaum spiega: “Al tempo l’idea era che non poteva esserci Alias senza Jen”.
La gravidanza di Garner
Owusu-Breen spiega che la gravidanza dell’attrice protagonista ha rappresentato una certa sfida: “Sydney Bristow andrebbe in missione incinta? Correrebbe questo rischio?”. Olin aggiunge: “Una delle cose particolari della serie era l’approccio iniziale: manderesti mai una donna a fare un lavoro del genere? Sydney l’avrebbe sicuramente fatto, è questo il mondo in cui vivevano. Poi abbiamo dovuto dirci: ‘Ok, è incinta’ e allora è cambiato tutto: è una donna in gamba, ma deve pensarci bene.”
La stagione conclusiva
Gli autori hanno scritto la quinta stagione considerando la gravidanza di Garner e sapendo che sarebbe stata l’ultima. Olin: “Jennifer era spettacolare. Aveva superato i 30 anni e voleva metere su famiglia. Dopo cinque anni il suo contratto sarebbe scaduto ed era chiaro che avrebbe avuto bisogno di tempo per avere un figlio, era naturale. Avevamo raccontato una storia notevole, che aveva avuto una sua evoluzione naturale”. Trovare il finale giusto, tuttavia, non era banale. “Come risolviamo la storia di una donna che ha visto la sua vita ridotta a brandelli e su cui non ha più alcun controllo? Come le ridiamo il controllo?” Spiega Nemec: “Se potesse voltare pagina, potrebbero farlo anche gli spettatori.” Su come chiudere la storia di Rambaldi gli autori dibattuto per settimane, ma una volta deciso il destino di Sloane tutto è andato a posto. Appelbaum: “Erano tutti esaltatissimi: ottiene la vita eterna ma viene sepolto vivo. Il conto, grazie!”
Reboot o non reboot poco importa, a noi Alias ha regalato tanti bei momenti e per me è stata la prima serie che ho seguito regolarmente, guardando la stagione finale in inglese perché non potevo attendere la trasmissione in Italia. Spero che abbiate gradito questo articolo, nel qual caso come ringraziamento mi basta un “mi piace” sulla pagina Facebook di Geek.pizza
Fonte: EW
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