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Hidden Games: calarsi nei panni di un vero investigatore

Hidden Games: calarsi nei panni di un vero investigatore

Hidden Games fa parte di quel filone di giochi deduttivi che hanno come tema l’indagine di un delitto e che si basano su indizi, prove, ipotesi e conclusioni, ma in modo un po’ diverso da come siamo abituati a vivere questo tipo di giochi. Io ho provato il caso del “Veleno verde” e ve ne parlerò… senza spoiler.

Edito da Gate On Games, che ha al suo attivo molti piccoli giochi investigativi davvero interessanti (e di cui penso vi parlerò in seguito), è un gioco per 1 – 6 giocatori dai 14 anni in su, della durata media stimata di 140 minuti.

A prima vista Hidden Games ricorda un po’ i vecchi bustoni che si comprano in edicola e sono pieni di oggetti, gadget e fumetti… e in parte può anche essere vero.

All’interno della busta troviamo infatti una serie molto eterogenea di materiali che vanno da fogli dattiloscritti a screenshot di schermi telefonici o ti tablet, a materiale pubblicitario o aziendale, a materiali non esattamente cartacei (nel mio c’era un sacchetto di terra con gli strumenti per analizzarla).

C’è anche un poster che ritrae le foto dei protagonisti e sul quale è possibile fare connessioni come accade nei film (vedendo le immagini pubblicitarie abbiamo subito pensato, con una certa inquietudine, alla celebre serie “Dark” di Netflix… ma per fortuna è tutto molto meno astruso 😀 ).

Come detto, niente spoiler: questo è tutto quello che vi troverete davanti aprendo la confezione.

FLUSSO DI GIOCO

In genere i giochi investigativi cui ho partecipato partono da un delitto (o un mistero) con una scena del crimine da cui si dipartono varie piste da seguire, una sorta di storia a bivi, trivi o quadrivi fatta di false piste, vicoli ciechi e indizi che possono instradarti verso la soluzione dell’enigma, ma tutto in modo “lineare”.

In Hidden Games si parte da una lettera di incarico con cui una donna che gestisce una fattoria ci prega di investigare sulla morte di un suo amico. Poi si dispone di tutto il materiale che può fornirci informazioni riguardo al caso.

E’ una sorta di indagine “a ventaglio” in cui si dispone subito del materiale investigativo fisico e si devono formulare ipotesi “non lineari” considerando la vicenda nella sua interezza.

Per risolvere il mistero abbiamo usato il “metodo Fletcher”, sappiatelo!

Non solo: nel gioco è prevista una interessante interazione anche attraverso il telefonino. Ci saranno QR-code da scansionare, siti da visitare, chat in cui è possibile ricevere informazioni, proprio come se ci trovassimo davvero in uno di quei film polizieschi in cui il protagonista, di solito con una consolidata fama investigativa, riceve una missiva e un plico di materiale con cui lo si prega di giungere ad una soluzione a cui la polizia locale non ha potuto (o, a volte, voluto) arrivare.

I MATERIALI

A proposito del materiale fornito, devo dire che è stato realizzato in modo molto meticoloso: le persone vi sono ritratte anche in varie pose, in situazioni diverse in modo da poter fare delle connessioni, i materiali possono costituire indizi per indagare in certi siti, le interazioni con il telefono sono molto coerenti e realistiche, con messaggi telefonici, chat in cui è possibile chiedere alla nostra committente di recarsi in certi luoghi e siti che è possibile visitare. Niente insomma è puro flavour, tutto nei documenti potrebbe fornirci indizi utili.

Sì, abbiamo dovuto fare anche questo…

Proprio per questo, secondo me, è fondamentale dare una scorsa preliminare a tutto il materiale, prendere appunti sulle possibili connessioni, su quello che può attirare la nostra attenzione e perché, anche sugli orari degli spostamenti. Una volta fatto ciò, potremmo muoverci con app e telefono in una sorta di indagine sandbox in cui la pista si delinea addensando le informazioni più che scoprendole una alla volta.

Fatta eccezione per la lettera di incarico iniziale, infatti, possiamo decidere come muoverci liberamente, se ascoltare le testimonianze o approfondire un legame che abbiamo notato, oppure consultare le note legali di una operazione. La sensazione è quella di avere proprio una vera indagine fra le mani e ci siamo divertiti moltissimo a fare avanti e indietro per la stanza formulando ipotesi con il tavolo cosparso di fogli e documenti e il poster attaccato alla parete… con le connessioni fatte con i post-it.

CONCLUSIONI

Hidden Games ci è molto piaciuto perché siamo appassionati di polizieschi, misteri e indagini e in questo gioco ne abbiamo trovati in quantità.

Ho detto che l’indagine è “a ventaglio” ma non tutte le informazioni sono effettivamente note fin da subito: è fondamentale l’interazione con la componente multimediale (leggasi telefono e QR Code, che poi rimanda a determinati siti), che può dare una direzione alla nostra indagine.

Una cosa che ci ha piacevolmente colpiti è proprio l’estrema coerenza del materiale fornito e il fatto che tutto quello su cui abbiamo potuto congetturare aveva una effettiva “logica”, cosa che ci ha dato veramente il senso di indagine e deduzione.

Una cosa che non mi stanco mai di dire dei giochi investigativi è che, secondo me, less is more, meno è meglio: nonostante sia classificato come adatto da 1 a 6 giocatori, penso (opinione personale, non fucilatemi) che il numero di giocatori generalmente ottimale per un gioco investigativo (o anche di enigmi) sia 2 o 3 giocatori (a meno che uno non sia un amante dei solitari).

Abbiamo notato che alzando il numero dei giocatori si finisce con qualcuno che prende il sopravvento, qualcuno che collabora e qualcuno che rimane in disparte. Con 2 o 3 giocatori al massimo si scambiano le idee, ci si confronta meglio e si collabora in modo più soddisfacente per tutti.

Insomma, per gli appassionati di giochi investigativi, di indagini poliziesche e di misteri irrisolti, Hidden Games è veramente un gioco che vale la pena provare e che è in grado di mettere alla prova anche le Jessica Fletcher più accanite :-D.

Se vi ho intrigati e lo volete provare, potete trovare Hidden Games su MagicMerchant.it

Luca "il ludografico"

Il Ludografico (all'anagrafe Luca Canese) è un graphic designer e modellista, con una passione smodata per i giochi da tavolo, i libri, la storia antica, i boschi, gli orsi, gli unicorni, i giochi di Ryan Laukat, le opere di Paolo Chiari e i libri pop-up di Robert Sabuda. Scrive articoli bizzarri su vari aspetti del mondo dei GdT, realizza recensioni grafiche (le Ludografiche) dei giochi che ha provato, crea giochi sotto l'egida della LuxLu GD (con il suo collega Luigi Maini), lavora come grafico freelance per le aziende e agenzie, collabora con lo studio Labmasu come progettista di organizers per giochi da tavolo e, in passato, con la 4Grounds per la progettazione di navi di legno. E trova pure il tempo per giocare e badare alla sua casa. Consumato (e a volte scostumato) master e giocatore di GdR, passa da Eberron agli oscuri miti lovecraftiani con nonchalance, mentre la sua casa è invasa (oltre che da libri fantasy, di illustrazioni, di storia, Funko Pop e altre cose strane) da miniature dipinte e non dei più svariati giochi.

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