Perché PLAY?
“Dov’è che vai questo weekend?”
“Al Play di Modena.”
“Dove?!”
Una volta all’anno mi trovo ad affrontare la medesima conversazione con amici e parenti che non condividono la mia passione ludica ed ogni volta tento di trovare le parole giuste per descrivere la natura dell’evento.
Spiego che si tratta della fiera di giochi da tavolo più importante d’Italia e condisco la risposta con numeri da capogiro su editori e visitatori, sperando che la matematica mi dia manforte laddove parole come meeple e d20 suonano come un concerto di musica aliena.
Chi ha già sentito innumerevoli volte la mia filippica sulla manifestazione modenese ogni tanto mi concede un freddo “Ah già, quella cosa là”. Il che puntualmente archivia il discorso fino all’anno seguente, quando mi ritroverò a dover rispondere di nuovo alla stessa domanda: “Dov’è già che vai questo weekend?”
Forse sono io che non mi so spiegare o forse è la domanda ad essere sbagliata. Il punto non è dove vado o che cos’è Play, il punto è: “Perché Play?”
Perché migliaia di persone ogni anno decidono di partecipare a questo evento, ammassati tra scatole di cartone, tavolini e magliette sudate?
Per giocare? Certamente, ma senza dover fare troppi chilometri ci sono sedie più comode e clima più favorevoli a casa o nell’associazione vicina. Allora perché? Per provare le novità? Ovvio, se riesco a vincere lo scontro stile battaglia di galli per accaparrarmi un posto al tavolo più ambito. Per comprare giochi a prezzo scontato? A questo sarebbe meglio non rispondere anche se i nostri borsoni torneranno comunque da Modena strapieni.
Ma allora perché? Perché Play?
Mi viene in mente un’altra fatidica domanda che avevo il terrore di pronunciare quand’ero bambino: “Vuoi giocare con me?” Un NO come risposta era il preludio ai cuori spezzati adolescenziali e provocava la stessa delusione.
Ecco, Play è il luogo delle fiabe dove nessuno ti risponderà mai di NO. E’ il bosco di carta dove qualunque appassionato di giochi da tavolo, o meglio, qualunque amante del gioco può respirare il proprio ossigeno. E’ la piazza in cui ci sentiamo capiti perché tutti parlano la nostra stessa lingua, è l’aeroporto dove si incontrano gli amici che abitano lontano e che di solito vediamo solo sullo schermo. Vado a Play per provare l’emozione indescrivibile di una passione condivisa, per guardare le migliaia di persone intorno a me e rendermi conto che nessuno di loro è uno sconosciuto.
E allora, quando qualcuno mi chiederà dove vado questo weekend, risponderò con un sorriso provocatorio e li inviterò a comprare un biglietto e a venire a vedere con i propri occhi. C’è stato un tempo in cui tutti abbiamo giocato, e quel tempo può essere oggi perché in fondo si sa, esiste un gioco per tutti!
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