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Il Collezionista di Prime Partite – Lewis and Clark: The Expedition

Se state pensando ad un match tra uno dei più grandi atleti di sempre ed un giornalista pasticcione che nasconde un segreto eroico vi state sbagliando di grosso.

Da sempre seguo i western, ma non solo di quelli con cowboy e sparatorie, in generale di tutta quella che è l’epopea dell’esplorazione del continente americano. Gli interminabili viaggi, le imprese leggendarie, i personaggi epocali, ma anche le tragedie e le nefandezze perpetrate ai danni dei Nativi.

Non poteva quindi scapparmi di mano questo gioco che avevo provato tempo fa di sfuggita e già mi aveva pienamente conquistato.

La prima menzione è indubbiamente per la grafica e la cura del prodotto. Visivamente abbiamo di fronte uno spettacolo sia sulla plancia che nelle 84 carte, tutte diverse e meravigliosamente illustrate. Non da meno è il lavoro storico alle spalle del gioco in quanto nel regolamento ci sono ben tre pagine dedicate all’ambientazione e tutte le carte, che ritraggono personaggi differenti e realmente esistiti, hanno la loro breve storia.

Trovo sia encomiabile prendere l’occasione di presentare un prodotto ludico arricchendolo e facendolo diventare anche una dimostrazione didattica o anche semplicemente narrativa. Vivi complimenti a chi ha ideato tutto questo, sarei curioso di sapere se il Professor Barbero ci ha mai giocato, anche se penso lui preferisca i wargames.

La vasta e magnifica frontiera americana! Quasi come l’hinterland milanese

Il gioco è un sapiente mix di gestione risorse, piazzamento lavoratori, deck building e hand management, il tutto declinato in una corsa a perdifiato dalla ridente San Louis attraverso fiumi impetuosi e montagne svettanti per arrivare sani, salvi e possibilmente molto leggeri alla altrettanto ridente Fort Clatsop. Che cosa abbiano poi da ridere tanto è un mistero che non sono ancora riuscito a risolvere.

Nel nostro turno dovremo fare un’azione principale tra giocare una carta dalla mano e applicarne i poteri, (che potremo ripetere un numero di volte pari alla forza della carta e di eventuali potenziamenti) oppure piazzare un Nativo su di uno spazio della plancia e raccogliere quanto indicato. Potremo poi fare un’azione facoltativa, che può essere acquistare una carta dal mercato oppure accamparci… e qui sta il vero twist del gioco che lo rende così unico.

DI canoe ne avrete in abbondanza, ma quanto le riempirete per non essere lenti come le Ferrari di quest’anno?

Accamparsi permette di riprendere in mano tutte le carte precedentemente giocate ma, nel farlo, dovremo calcolare quanti “ritardi” accumuleremo nel fare questa mossa; questi ritardi si calcoleranno sommando le carte rimaste in mano alle risorse accumulate e non spese sulle nostre barche nella plancia personale.

Questa meccanica è il vero punto forte del gioco in quanto dovremo continuamente riuscire a bilanciarci tra l’accumulare risorse e comprare carte (in entrambi i casi per niente difficili da avere) con il bisogno di avere un mazzo snello e funzionale e non appesantire troppo la nostra spedizione. Che è poi l’eterno dilemma che viviamo quotidianamente tra uno stile di vita sano e sportivo e la voglia di mangiarci anche la cassapanca della zia Giuberta ricoperta di cioccolata (la cassapanca o la zia, non conosco i vostri gusti).

La rigiocabilità è elevata perche ogni partita dovrete arrangiarvi con quello che riuscirete a trovare, e anche questo ci immedesimerà completamente negli esploratori e nelle miserie con cui dovevano riuscire a tirare avanti. La durata forse è un filo eccessiva, soprattutto se giocato in cinque a pieno tavolo, perché, al proprio turno, c’è il rischio di dover ripensare la propria tattica dopo le mosse degli avversari. Non è un gioco “per tutti” e dividerà facilmente gli amanti da coloro che lo avverseranno, come il totale sconosciuto che passando davanti al nostro tavolo non è riuscito a trattenersi dal dirci quanto ha sempre odiato questo titolo. Grazie per aver condiviso con noi questo tuo sentimento profondo, caro ragazzo alticcio.

Il terranova Seaman era mio!!!! Moralmente avevo già vinto

La nostra partita è stata stata esemplare in quanto ognuno ha ricoperto un ruolo specifico:

  • Io, da buon primo giocatore, faccio una lunga serie di mosse totalmente a caso per poter poi prendere una direzione più avanti. Avendo già giocato (e non mi capita spesso) so che arrivare con le mosse corrette alle prime montagne è fondamentale per creare un solco con gli avversari. Ce la faccio, prendo il largo, arrivo in fondo con agio e distacco, mi sbrodolo con articoli su Geek Pizza. Quello che fanno i veri vincenti!
  • Avversario 1 comincia alla grandissima, prendendo una serie di carte che combano alla perfezione e mettendo timore a tutti con la possibilità di ammazzare la partita nel breve. Peccato solo che pensi che accamparsi sia la cosa peggiore capitata al mondo dopo il finale di Game of Thrones e decide di starci lontano come Koopmeiners alla porta. Finisce in disgrazia restando bloccato sui monti e con una denuncia da parte dei Boyscout per vilipendio di campeggio.
  • Avversario 2 ci mette un po’ a capire che in questo gioco le risorse vanno prese con parsimonia e si riempie le navi con così tante merci che si dispiace di non poter far navigare un cargo sulle placide acque del fiume. Magari non ha vinto, ma con tutti i segnalini che ha preso si è costruito una casetta a prova di soffio di Lupo Cattivo.
  • Avversario 3 per evitare in ogni modo di prendere segnalini ritardo crea una flotta che sarebbe stata utile a Dunkirk. Passa tutta la partita pensando ad una strategia vincente che gli viene puntualmente devastata dalla mossa precedente di Avversario 2. Mastica cancheri fino all’ultima ansa del fiume.
Questo non dovrebbe succedere, ma sai mai che sbagliando strada finiate a Little Bighorn…

Se vi servono una bisaccia, una batea, un piccone o una pagaia andate all’emporio di MagicMerchant e troverete tutto il necessario, assieme ad un po’ di buon torcibudella!

Appassionato come un Asso di Cuori, Romantico come un Asso di Fiori, Spigoloso come un Asso di Quadri, Ma chissà perchè, alla fine sempre Due di Picche. REMEMBER IT