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Una Play da Collezionista – Il Ritorno

Per quest’anno, devi cambiare, stessa fiera diverso giocare. (da leggere rigorosamente cantando).

E’ passato un anno e la Play torna a riempire le nostre vite sicura come le tasse, la morte e i giochi di carte con animaletti che esplodono. L’anno scorso chiusi l’articolo con un sibillino “magari l’anno prossimo qualcuno avrà anche voglia di farsi un selfie con il suo Collezionista di Prime Partite preferito”, sarà successo? Dopo aver titillato la vostra curiosità quanto il trailer del prossimo film di Superman, cominciamo con il report della fiera!

Vi ricordate “per non fare tardi forse ho cannato da Dio” di Pezzaliana memoria? Ecco, costringo gli amici a partire alle 5:30 memore della drammatica coda trovata a Carpi l’anno precedente e i loro sguardi non sono felici, meno ancora le loro parole quando vedono che le strade sono più libere delle sale per il live action di Biancaneve. Risultato? Siamo all’ingresso Nord alle 7:50 e comunque non siamo i primi, infatti ho la fortuna di poter salutare subito il buon Lorenzo Board Game Physicist; già qui comincio ad assaporare il gusto di questa fiera, con la possibilità di poter salutare amici e conoscenti come se fosse il pranzo di Natale in famiglia. Ma senza rimorsi nascosti e sensi di colpa latenti. Liberatorio.

Finalmente si entra e l’impatto è subito fortissimo. A Modena in due minuti eri ai tavoli, qui ce ne vogliono quasi cinque per arrivare al primo padiglione, comprensivi di pedane mobili che manco a Malpensa. La grandeur bolognese è subito lampante e fa sembrare la vecchia Play una versione ridotta per venire incontro alle nostre capacità mentali. Settato il nuovo standard approfittiamo di essere arrivati con il sorgere del sole per sederci ad uno dei tavoli che più mi interessavano.

Too Many Bones

Allo stand Asmodee non ci sono le sedie. Inizio traumatico e spiegatori imbarazzati. Fortunatamente dopo neanche 10 minuti ci portano delle poltrone e l’imprevisto è già un lontano ricordo. Spiegazione rapida e capace per questo fantasy cooperativo in cui dovremo migliorare i nostri personaggi a suon di dadi, tanti dadi, molti dadi, una straordinaria mole di dadi! Tutto in questo gioco sembra fatto bene (tranne forse la plancia combattimento un po’ poverina): c’è il playmat dei personaggi con lo spazio per i dadi, un organizer ben fatto per i dadi, schede riassuntive che ci spiegano a cosa servono i dadi, fiches ottimamente realizzate per i nemici su cui posizioneremo dei dadi. Se siete dei cubofili non potete farvelo scappare! Aggiungere una scatola così compatta e pesante che mi ricorda Supermassive Black Hole dei Muse ed il gioco è fatto. Titolo interessantissimo e aggiunto in wishlist, ma dovrò tirare dei dadi per stabilire se lo comprerò o meno.

Signò, so du chili emmezzo de dadi, lascio?

Ci rechiamo dritti dalla Llamascape perchè sono curiosissimo di conoscere questa nuova realtà

Don Quixote: the Ingenious Hidalgo

Questa piccola e nuova casa editrice mi interessa moltissimo, soprattutto per il loro progetto di portare i grandi romanzi della letteratura mondiale in giochi da tavolo. Facciamo due parole con l’affabile Andrea, autore di tutti i giochi Llamascape, e proviamo il loro primo progetto finito. Si tratta di un gioco in cui incontreremo degli eventi del libro e dovremo decidere come andranno votando con le nostre carte in mano, se vincerà il si avanzerà un segnalino, altrimenti un altro e a fine partire moltiplicheremo le carte colorate che avremo giocato per il punteggio raggiunto dal relativo segnalino sulla mappa. Il gioco scorre velocissimo e a livello di ambientazione è divertente vedere come faremo andare la storia del famoso Don Chisciotte, ma forse è fin troppo veloce e quando si sente di star cominciando ad ingranare è già finito. Bellissima l’idea del packaging che ci permetterà in futuro di avere una vera e propria libreria di giochi. Mi spiace non essere riuscito a giocare agli altri titoli proposti, ma stavano letteralmente finendo di montare le demo e alla Play chi si ferma è perduto!

Mi sono dimenticato di lasciare la Mancha

Attendiamo il primo gioco prenotato e ci proviamo un fillerino di carte da Devir

Tinco

Gioco di carte in tempo reale in cui bisogna scambiare carte con gli avversari finchè non si riesce a fare una mano di cinque carte uguali, a questo punto possiamo prendere un pezzo di medaglione e fare punti. O almeno mi sarebbe piaciuto scambiare “finchè”, invece una volta fatte le cinque carte ho dovuto andare avanti a scambiare anche rischiando di prendere malus perchè altrimenti il gioco si blocca. Creare uno stallo dopo trenta secondi di gioco mi ha riempito di entusiasmo come l’annuncio dei dazi di Trump. Forse non l’ho capito bene, ma nonostante le belle illustrazioni non mi ha convinto.

Il Medaglione della Concordia no, non l’avevo considerato

Passeggiata fino al padiglione dei giochi di ruolo che ho visto solo di sfuggita ed è stato un peccato perchè sembrava veramente pieno di cose interessanti, quest’anno con l’aggiunta di un’area per l’abbigliamento. Molto contento che anche questo settore sia stato ampliato, anche se non è proprio il mio target. Qui però si trova lo stand della Raven Distribution dove provo un titolo che mi aveva attirato un po’ di tempo fa

Witchstone

Con un puzzle game di combinazioni gettiamo tiles nel nostro personale calderone per far succedere qualsiasi cosa sulla mappa, potrebbe essere un buon modo per descrivere il gioco. Tanti buoni materiali per un gioco che costringe a pensare molto, soprattutto per un discreto numero di mosse possibili; altro lato della medaglia è uno di quei giochi che dà appagamento in quanto ogni cosa che faremo ci permetterà di muovere qualcosa e fare punti. Il tavolo era rapito ed è dispiaciuto a tutti non riuscire a finire la partita. Cercheremo di recuperarlo per capire finalmente chi è lo stregone migliore (e perchè quelle tessere famiglio grandi meno di un centimetro sono adorabili).

Che nessuno mi freghi il blu, strega o mago che sia!
La Witchstone è là al centro, comodamente raggiungibile da strade tutte tempestate di cristalli

Un panino al volo, tanto dobbiamo farci la Salerno – Reggio Calabria per tornare al padiglione 20, e ci aspetta Weega che finalmente riesco a conoscere, anche se sarebbe stata tutta un’altra cosa ci fosse stata anche la nostra Atipicanerd preferita…

Fortune and Glory

Da un bel po’ volevo provare questo titolo o in generale uno di questa collana di avventure dalla copertine orrende e non mento dicendo che ho amato ogni singolo secondo a questo tavolo! E non mento dicendo che questo gioco è una cialtronata assurda! E non mento dicendo che l’ho amato proprio perchè è una cialtronata assurda di cui sono il target al 100%!

Aiutati da una spiegazione perfettamente in linea con il prodotto (non mi sarei aspettato niente di meno da Meledice) entriamo in questa fantastica avventura in cui dovremo girare il mondo per recuperare artefatti da rivendere sul mercato nero per ricavarne “Fortuna e gloria, ragazzo… Fortuna e Gloria”. Si tirano dadi in continuazione per superare le prove e ci si fa carognate assurde con gli eventi, il tutto condito da carte con immagini talmente brutte da fare il giro e diventare cult ed impreziosito da citazioni continue ai vecchi film d’avventura (non avete idea di quanto sia stato soddisfacente togliere un artefatto ad un avversario urlando “Dovrebbe stare in un museo”). Il gioco defaticante per eccellenza, soprattutto se giocato da sbronzi.

Volte davvero farvi mancare la ricerca dell’Armatura di Poseidone in Italia? O di trovare l’Elmo di Loki in Congo???

Carico a pallettoni ci spostiamo di letteralmente cinque metri in linea d’aria per andare a padiglione Hasbro a provare

Life in Reterra

Lang lo conosco solo per i dudes on a map per cui mi avvicino con grandissima curiosità a questo titolo. In un mondo post-apocalittico dobbiamo riportare la vita a Reterra: si pescano tessere terreno per creare un area 4×4 e se si piazzano dei simboli ingranaggio contigui si possono costruire i palazzi che ci daranno poteri e punti a fine partita. Molto semplice, veloce e piacevole, ma non ci ho trovato quel qualcosa in più che lo facesse svettare tra i giochi di questo tipo (un Kingdomino, per fare un esempio). Con tutte le uscite che ci sono ogni anno questo problema è sempre più comune, giochi buoni ma che condividono troppo con prodotti precedenti senza riuscire a superarli. E per citare il buon Agzaroth della Tana dei Goblin “E’ un gioco buono, ma i buoni giochi hanno rotto il ….”

Le illustrazioni sono davvero stupende, finalmente un post apocalittico pieno di speranza
Gli edifici che potevamo costruire in questa partita. Stupiti anche voi che il titolo non sia di Knizia?

Il gruppo si è smembrato, chi vuole rimpinguare il proprio bottino e chi ha già trovato un tavolo, per cui decido di sedermi al primo posto libero e finisco a provare

Machi Koro 2

Per prima cosa complimenti allo stand Pendragon, ho trovato spiegatori molto bravi e coinvolgenti. Non sapevo cosa aspettarmi da questo gioco e sono stato piacevolmente sorpreso! Dobbiamo costruire la nostra città, per farlo compreremo edifici con diversi poteri che sono contrassegnati da un numero da uno a dodici; ad ogni turno si tirano a scelta uno o due dadi e il risultato attiva tutti gli edifici che riportano il numero uscito. Velocità estrema e nessun tempo di attesa in quanto molti edifici si attivano anche nei turni degli avversari. Riesco a vincere la partita nonostante il maledetto fast food dello spiegatore mi abbia ciucciato monete a non finire. Forse, vedendo il mio stato di forma, il destino ha deciso di dirmi qualcosa in un modo non troppo velato…

E’ tutto così kawaii e rilassante… Lo è molto meno fare tre con due dadi per diverse volte…

Finisce così la prima giornata di una fiera finalmente spaziosa e respirabile, pizza con gli amici di sempre e si va a nanna, il giorno dopo mi aspetta il sabato, solo soletto!

La giornata comincia con la scoperta che la doccia non funziona. Non proprio il massimo.

Arrivato in fiera mi fiondo all’MS Lounge dove ho il mio primo incontro di sempre da creator. Ok, per voi non vorrà dire nulla anche perchè chiamarmi creator quando in giro ho incontrato dei veri e propri totem del settore che non potevano fare due passi senza essere fermati per una fotografia ed un saluto, è ai limiti del ridicolo. Per me però è stato un momento importante. Qualche anno fa pensavo “vorrei conoscere questo mondo anche dietro le quinte” e ora finalmente qualcosa si sta muovendo. Mi do una pacca sulla spalla e tiro avanti, ogni tanto serve anche questo.

Di corsa allo stand Giochi Uniti per una delle prove più attese di giornata

Tea Garden

Il Signor Tomas Holek se ne esce dal nulla e mi sbatte in faccia SETI! Boom! Dopo un simile colpo di fulmine non vuoi provare anche le altre creazioni uscite quasi in contemporanea? Ed eccomi al tavolo di questo gioco adorabile che da buon bevitore seriale di the non potevo non gradire (pensate che collezioni solo prime partite? Quando uno ha delle fisse, le ha in diversi campi!)

Siamo dei produttori di the nella regione cinese dello Yunnan e dovremo raccogliere, fermentare e commerciare il nostro prodotto, costruendo palazzi sulla mappa per poter avere qualità di the sempre migliori e più remunerative. La meccanica principale è il deck building, ma le azioni che potremo fare saranno molte e serviranno tutte per costruire il nostro motore di crescita. Avendo fatto solo due turni non posso valutare del tutto il gioco, soprattutto visto che la crescita è esponenziale e gli ultimi turni saranno molto più lunghi e complessi dei primi. Mi è piaciuto e lo intavolerei subito, ma mi ha lasciato anche un “però” che non capisco benissimo e aleggia intorno al giudizio… Probabilmente è la colpa di SETI di non aver vinto il Magnifico e di essermi costato diversi soldi (scommettete responsabilmente).

Ma perchè mi devo innamorare di qualsiasi cosa ricordi anche solo lontanamente l’estremo oriente?
Sono andato a controllare, lo Yunnan non è proprio fatto così, sembra più un cuore di bue…
Come potete vedere io ero Pai Mei. Ma quanto sono adorabili le foglioline?

Girare da soli tutto il giorno può essere desolante, ma al contempo ti permette di ficcarti all’interno di tavoli già prenotati da gruppi di quattro! Con questo potere, mi fiondo come un’avvoltoio nuovamente da Pendragon e mi accollo ad un gruppo di amici per provare

Tabriz

Sinceramente non conoscevo il titolo, ma faceva una così bella figura intavolato che mi ha attirato come l’outlet Giochi Uniti ha fatto con migliaia di persone (veramente non vedevate l’ora di salutare ancora una volta quelle scatole di DC Deckbuilding Game? Alcune posso chiamarle per nome…).

Il gioco è presto detto: siamo mercanti che devono raccogliere merci per completare contratti che daranno soldi che serviranno per comprare merci per completare contratti che al mercato mio padre comprò. Detto così sembra interessante come la dichiarazione dei redditi. Ed invece devo dire che è una delle prove che mi ha divertito di più e che non vedo l’ora di aggiungerlo ai miei titoli! Accattivante, lineare, con una complessità adatta al grande pubblico ed una durata contenuta. Promosso a pieni voti, anche per i meeple dei mercanti che ho trovato bellissimi e per il playmat compreso nel gioco base.

Per evitare brutte figure ho dovuto accertarmi che non fosse Jabriz
Tavolo pieno e colorato come il Suq di Marrakech
In questo caso ero la bella signora… Ma soprattutto ero devastantemente ed atrocemente GIALLO

Un po’ di pausa, si va a fare un giro dai Goblin con degli amici conosciuti sulla chat Telegram di Marvel Snap e per una persona non proprio socievole come me anche questo è un bell’uscire dalla comfort zone. Si assiste in diretta alla proclamazione del Magnifico, con un pizzico di delusione per il mio adorato gioco spaziale ma con molta curiosità di provare War for Arrakis (alla fine ho pure letto i libri). Oltretutto, nonostante sia un pelleverde da ormai tre anni, non sono mai andato a spiegare a Play. Mi tolgo anche questo sfizio insegnando Hanabi ai miei nuovi amici. Prima partita, venticinque punti e nuovi fan per i fuochi d’artificio. Come spiegatore ci so ancora fare…

Arriva qui il momento più basso di questa fiera, una vergogna che mi porterò addosso a lungo. Avevo prenotato una prova per un gioco MS di futura uscita, Altay, un deck building dalla grafica straordinaria che non vedevo l’ora di provare. Peccato che mi ero segnato la prova alle 14:30, mentre invece era alle 14, per cui sono arrivato a spiegazione abbondantemente iniziata. Calcolando che oltre alla prova del gioco la mia attesa era anche per conoscere il Meeple con la Camicia e parlare per la prima volta con lui, la delusione è stata doppia. Peccato, prossima volta imparerò a segnarmi meglio le cose, per ora mi toccano ancora un po’ di shampoo per togliere la cenere dai capelli.

Ma si sa, chiusa una porta la si può riaprire, perchè è così che funzionano le porte. Ma utilizzando la più diffusa versione con il portone sfrutto il tempo per provare altri titoli nella mia lista, finisco nuovamente da Pendragon (i draghi mi piacciono assai) e mi siedo per affrontare

La via delle spie

E’ molto probabile che sulla goblinpedia, a fianco alla parola “filler”, abbiano messo l’immagine di questo gioco. Ma io non sono razzista e non ho nulla contro questa tipologia, per cui mi godo la partita. Provo la versione due contro due, che è uguale al formato uno contro uno ma con più chilogrammi di giocatori sudati. Scopo del gioco e raggiungere il meeple avversario su un percorso circolare, per farlo giocheremo una carta coperta ed una scoperta e sarà l’avversario a scegliere quale prendere. Pochi giochi sono spiegabili in meno tempo. Ma sapete cosa sono riuscito a fare in ancora meno tempo? Perdere la mia partita, stabilendo un nuovo primato dello schifo. Chiusa una porta, il portone ti sbatte sul mignolino.

Un mix tra Desperate Housewives e Zootropolis
Quanto sarebbe bello essere Spavaldo come quel lupo in gilet?

A questo punto corro dai miei concittadini di Studio Supernova per decidere la storia con

23 Pugnalate

Ci sono solo quattro sedie e a giocare siamo in otto, i ragazzini già seduti si alzano e mi lasciano la sedia. Educatissimi loro a cui vanno i miei encomi, ma le prime dieci pugnalate sono già arrivate. Sarà il casino allo stand o la spiegatrice distrutta (undici ore ad urlare non aiutano nessuno) ma il regolamento inizialmente mi appare un po’ farraginoso. Dovremo cercare di influenzare segretamente gli avversari e indirizzare il fato, giocheremo pugnali o colombe? Cercheremo di salvare il dittatore o di liberare Roma dalla sua ingombrante presenza? Userei un arguto “il dado è tratto”, non fosse che di dadi qui neanche l’ombra (probabilmente li avevano requisiti quelli di Too Many Bones). Non convintissimo dal titolo che mi sembra un po’ ripetitivo in certi passaggi, potenzialmente troppo lungo e un po’ obbligato ad essere giocato a pieno tavolo. Ma vorrei provare a fare una partita vera per avere le idee più chiare, sempre che qualcuno non decida di esiliarmi…

Sulla scatola Il Capo di Art Attack
La pianta di Roma deve averla fatta lo stesso che ha fatto lo Yunnan…

Altra prenotazione con attesa alle stelle, dagli amici di Creardo

Fondazioni

Attirato come l’outlet Giochi Uniti ha fatto con migliaia di persone (ma secondo voi tra la Play e Lucca Comics lo spostano in blocco? Polvere compresa?) dal tema Asimov non vedo l’ora di sedermi a questo tavolo e per nascondere le attese mi presento direttamente con “Neanche gli dei” in mano. Poca pressione sul buon Mirko. Si tratta di un gioco di esplorazione spaziale con deck building, enormi miniature e un artwork ispirato agli Urania. L’unico modo che avrebbero avuto per convincermi ancora di più sarebbe stato se a spiegarlo fosse stata Miriam Leone in intimo. Di solito sono molto oculato nello spendere, ma questo sarà un acquisto immediato e molto probabilmente il mio primo crowdfunding (OMG, se mi prendo anche questo di vizio sono finito…)

Hari Seldon me lo immaginavo proprio così, soprattutto se fosse un Jedi
Le plance-astronavi sono probabilmente la cosa che mi ha fatto maggiormente sciogliere
Se Trantor mi dà Trantor lo so dove si trova la Seconda Fondazione!

Giusto il tempo per conoscere Alessandro Pabis delle Cronache del Gioco che mi dice belle parole ricordandomi che “tutti siamo stati agli inizi, ma se ti diverte quello che fai vedrai che troverai la tua strada”. Grazie, ora ho un Maestro Miyagi tutto mio <3

Non riesco a scroccare una birra ad Eroi di Barcadia con sommo disappunto, ma le possibilità a Play non finiscono mai e mi ritrovo di nuovo in Asmodee al tavolo di

Mythicals

Gioco di carte per due giocatori dove dovremo creare delle scale per poter reclamare dei premi via via più interessanti più la scala è lunga. Mamma che faticata spiegare i giochi di sole carte in poche righe, sembra sempre di non riuscire a dire nulla… Le illustrazioni di queste carte simil-tarocchi sono meravigliose e invogliano molto a giocare, le meccaniche non sono niente di innovativo ma il gioco si lascia giocare con piacere. Tra un gioco impegnativo e l’altro o in attesa dell’arrivo del classico ritardatario può trovare comodamente il suo posto. Solo… Non potevano giocarlo all’inizio della demo di Altay?????

A me questa scritta così Borussia Dortmund piace un casino
Penso abbiano spulciato tutta la scala RAL per colorare le carte

Avete presente quando Borghese dice che il dessert è importante perchè è l’ultimo e più acceso ricordo che vi resterà di un ristorante? Aveva ragione, infatti io ho dedicato l’ultimo spazio a Weega con una partita a

Bus

Chi ha detto CAPOLAVORO? Ok, probabilmente tutti, non c’è bisogno che vi mettiate ad urlare così! Cosa si può dire di questo gioco che non sia già stato detto? E come si può trasmettere la sua grandezza? Posso solo dire che mi sento davvero fortunato di aver collezionato anche questa prima partita, ma che qui vorrei tanto poterlo approfondire. Venti turni da gestire come si vuole, si può anche usarne tanti subito ma poi si resta senza e ci si attacca al palo. Bisogna costruire la propria rete di bus per portare le persone nei luoghi richiesti, che cambiano con lo scorrere della giornata. Se rinforziamo la nostra batteria di bus aiutiamo anche gli avversari. Ogni mossa è calcolata e sul filo del rasoio e poi, come un fulmine a ciel sereno, arriva il twist del tempo che si ferma che spariglia tutte le carte. Gioco IMMENSO. Ah, ho pure vinto, nel peggiore dei casi mi ritirerò da campione universale incontrastato!!!

Il mio primo Splotter! Giuro che non lo dimenticherò mai!
Commento lapidario di signora di passaggio: “Gioco strepitoso, ma la plancia sembra fatta dal cane di un bambino che non sa disegnare”

E così finisce la mia Play 2025 e la vostra epopea di lettura di quasi venti minuti, complimenti davvero se siete arrivati fino a qui. Il passaggio a Bologna è stato un toccasana per questa fiera che finalmente risplende e raccoglie più consensi e meno lamentele. Certo, non tutto è oro quello che luccica. Ad esempio si possono migliorare le segnalazioni per evitare frotte di persone disperate che graffiano i muri e si gettano dalle finestre. E magari l’anno prossimo ridistribuire gli spazi perchè vedere le balle di fieno rotolanti al padiglione 19 non ha fatto bene a nessuno. Però è stata senza dubbio la miglior Play da quando la frequento e ridendo e scherzando ormai sono quasi una decina di anni.

Per rispondere alla domanda che avete letto all’inizio dell’articolo, quando eravate giovani e pieni di speranze, l’avrò fatta qualche foto con qualche mio appassionato lettore?

No, manco per idea, al massimo un ragazzo mi ha detto che il nome era bello perchè anche lui gioca sempre prime partite e gli amici lo perculano. Ma non mi abbatto! Due anni fa neanche pensavo di poter scrivere della mia passione, l’anno scorso ero agli esordi e quest’anno avevo addirittura la maglietta con il logo! Insomma, qualche passettino lo sto facendo ed in ogni caso mi sto godendo ogni singola parola che batto, ogni dado che tiro ed ogni meeple che muovo e “se fai quello che ami, non lavorerai un solo giorno della tua vita”. E non è neanche il mio lavoro… Per cui rendiamolo ufficialmente un rito, perchè “magari l’anno prossimo qualcuno avrà anche voglia di farsi un selfie con il suo Collezionista di Prime Partite preferito”.

Se non siete andati a Play nessun problema, su Magic Merchant potete trovare tutto quello che avreste voluto sapere sul Moongha e non avete mai osato chiedere.

Appassionato come un Asso di Cuori, Romantico come un Asso di Fiori, Spigoloso come un Asso di Quadri, Ma chissà perchè, alla fine sempre Due di Picche. REMEMBER IT