Con Moodboard entriamo in un’azienda di creativi, preparatevi a creare campagne di comunicazione.
Moodboard è uno dei giochi più bizzarri degli ultimi anni e non poteva che arrivare da una delle menti più eclettiche del panorama degli autori di giochi italiani, ovvero Spartaco Albertarelli (partendo da un’idea di Stefano Mirti) ed essere pubblicato da Oliphante.
Nella scatola
- 1 clessidra
- 300 carte di cui
- 250 carte “visual” stampate fronteretro
- 42 carte “like”, sei set di carte di valore 1, 2, 3, 5, 7 10
- 8 carte bianche per personalizzare la propria copia del gioco

Il gioco
Partiamo dalla descrizione, correggendo un uso improprio di “Piuttosto che”.
Una moodboard è una composizione di immagini, materiali, testi, la cui relazione evoca un dato stile, concetto o idea. È uno strumento usato dai progettisti (fashion designer, grafici, architetti d’interni, stilisti) per comunicare in maniera diretta e immediata attraverso l’uso di immagini. Può essere intesa come un racconto visivo, una collezione di forme e figure, la condivisione di un’atmosfera, una serie di umori (in inglese “mood”) o attitudini e sensazioni.
Ora, Moodboard è un gioco che parte da questo concetto e usa la classica meccanica delle votazioni a giro, ogni persona ricopre il ruolo di giudice una volta per partita, venendo a sua volta giudicata in tutti gli altri round, ma funziona in una maniera molto particolare e metterà la vostra creatività a dura prova.
Una partita dura tanti round quante sono le persone che giocano, in ogni round una persona rappresenta l’azienda cliente, tutte le altre sono le agenzie. Il round è strutturato in tre fasi

- Brief: l’azienda cliente espone una breve (brief, in inglese, appunto) descrizione del progetto. Il regolamento ve ne propone un bel po’, poi potrete sbizzarrirvi eccone alcuni esempi,
Immagine coordinata di una nuova discoteca galleggiante a Mykonos
Grande concorso del Vaticano per una nuova linea di paramenti religiosi per celebrazioni eucaristiche nei paesi tropicali.
Riparte l’Orient Express, da Londra a Istanbul. Come immaginare la comunicazione digitale e social?
Ho reso l’idea? Ecco!
A questo punto disponete sul tavolo un certo numero di carte “visual” e si parte.
- Mindstorming: in questa fase, che dura tre clessidre da un minuto, le agenzie devono prendere da un minimo di 4 a un massimo di 8 carte visual, attenzione, dovrete usarle tutte nella prossima fase, non strafate. Una volta presa una carta, potete anche voltarla e usarne l’altro lato, ma non potete guardarlo prima di prenderla.
- Pitch: ogni agenzia espone il proprio progetto commentando la moodboard realizzata con le carte prese nella fase precedente, la presentazione dovrà coinvolgere tutte le carte, ma di ogni carta userete un solo lato.
L’azienda cliente ora assegnerà le carte like in ordine di gradimento, nessuno le può guardare, fino a fine partita, per non farsi influenzare nei round successivi, quando chi giudicava verrà giudicato.

Considerazioni
Se siete arrivati fin qui senza farvi venire l’orticaria per la terminologia del gioco, siamo già a buon punto. Sì, Moodboard non è per tutti, è evidente. Il regolamento contiene un glossario che ci aiuterà a capire cosa siano la corporate identity, il look and feel (questo si usa anche in informatica, per la verità), il touch and feel (non fate battutacce) o un pop-up store, certo, ma non è il glossario (perfettamente tematico, peraltro) lo scoglio principale.
Moodboard ci avvisa da subito, con il sottotitolo a chi si rivolge: The Creators’ Game che potremmo tradurre in senso non letterale con “Il gioco delle persone creative”. Non solo vi verrà chiesto di avere inventiva, quello succede anche in C’era una volta, non solo vi verrà chiesto di avere spirito, succede anche in Gloom, ma vi verrà chiesto anche di avere creatività in un ambito specifico, tipico di chi lavora in un’agenzia di comunicazione.
Devo confessare che io ho trovato molto difficile provare questo gioco, proprio perché è pensato per un pubblico con un certo interesse e un’attitudine. Io ho sempre amato creare slogan, nomi, loghi e via dicendo, per cui io e Moodboard ci siamo trovati subito d’accordo, come il basilico con i pinoli e, se da un lato mi è spiaciuto vedere che le altre persone al tavolo non avevano la mia stessa sintonia col gioco, dall’altro capisco che la genialità di questo titolo è anche un suo limite. Potreste non essere persone particolarmente creative, potreste essere persone la cui creatività prende forma sotto forma di musica, disegni o anche giochi da tavolo, ma potreste non trovarvi a vostro agio con questo tipo di estro.
Moodboard non è un giochino super economico, (32€ su MagicMerchant.it), sicuramente anche a causa della marea di illustrazioni e del lavoro monumentale che c’è dietro alla loro selezione, per cui cercate di capire se, come me, lo ritenete geniale o se vi sembra lontano dai vostri gusti. Questo è sicuramente un gioco che dividerà l’ambiente ludico tra chi ne tesserà le lodi e chi non capirà nemmeno come possa definirsi un gioco. È così, a me succede con i celeberrimi The Mind \ The Game, facciamocene una ragione.
Se sarete a Play, vi consiglio di provarlo da Oliphante.