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Lo spacciagiochi – Exit – Il cimitero del cavaliere

Lo spacciagiochi – Exit – Il cimitero del cavaliere

Finalmente ho provato un Exit, ci ho messo anni, ma ho provato Exit – Il cimitero del cavaliere.

Exit è una fortunata serie di escape room in scatola nata nel 2016, per un motivo o per l’altro non mi era mai capitato di provarne uno, ma negli ultimi giorni, grazie a Giochi Uniti, ho avuto l’occasione di rimediare. Oggi vi parlerò della mia esperienza con questa scatolina.

Questo articolo non contiene spoiler

Ho affrontato Exit – Il cimitero del cavaliere con mia moglie Federica, la nostra esperienza con le escape room in scatola era limitata a Deckscape… a un numero piuttosto importante di Deckscape, per dirla tutta, e alla scatola base di Escape Room – The Game (esperienza non eccelsa), e la differenza con Exit è notevole.

Exit – Il cimitero del cavaliere in una riga

Autori: Inka Brand, Markus Brand | Artisti: Martin Hoffmann, Michaela Kienle | Giocatori: 1-4 | Durata: 60-120 | Età: 12+ | Editore: Giochi Uniti

Il gioco

Exit è basato su un mazzo di carte così divise: Enigmi, Suggerimenti e Soluzioni.

La storia ci porterà a leggere una o più carte Enigma, se ne avremo bisogno potremo ricorrere a dei suggerimenti: ogni enigma ha tre carte Suggerimento, la terza carta contiene la soluzione di quell’enigma, per cui non è possibile rimanere bloccati.

Per risolvere un enigma di Exit si deve ottenere un numero di tre cifre, questo numero ci permetterà di procedere nell’avventura grazie a un disco che rivelerà il numero della carta Soluzione da leggere. Il mazzo Soluzioni è strutturato in modo che non sia semplice leggere per sbaglio una carta e contiene numerose Carte Errore, se ne state leggendo una… avete sbagliato qualcosa.

Exit fa uso di alcuni materiali oltre alle carte e come prima cosa viene detto di armarsi di carta, matita, gomma e forbici. Sì, ci sarà da tagliare materiali: un’avventura a Exit ha un impatto irrimediabile sul contenuto della scatola.

Va detto, tuttavia, che nel caso de Il cimitero del cavaliere, la scatola è perfettamente riutilizzabile a fine partita se usate qualche accortezza nella risoluzione degli enigmi.

Gli Exit hanno tre livelli di difficoltà, questo è una via di mezzo tra le scatole facili e quelle complicate. Io e Federica abbiamo incontrato alcune difficoltà negli enigmi perché il nostro modo di pensare era molto legato a Deckscape, in cui si fa un uso veramente molto interessante delle carte, ma qui bisogna ragionare in maniera diversa (e non starò a dare dettagli per evitare di rovinarvi l’esperienza)

Anche Marty non ragionava nel modo giusto.

Cosa mi è piaciuto e cosa no

Interessanti gli enigmi, per chi è abituato a questo tipo di sfide alcuni saranno piuttosto semplici, altri potrebbero risultare addirittura ardui da comprendere. Ovviamente hanno il limite della soluzione numerica: devono essere sempre e solo tre cifre, ma è il cardine del gioco.

Le carte Suggerimento hanno un senso molto limitato: quando ci siamo bloccati ci siamo resi conto che, nella quasi totalità dei casi, le prime due carte davano informazioni che avevamo già capito e non rimaneva che leggere la soluzione. Di norma era Federica a leggerla e a darmi una spinta nella giusta direzione per farmi risolvere l’enigma. Un paio, sinceramente, senza la carta soluzione, non li avremmo mai capiti.

La storia… c’è e non c’è. Non aspettatevi di ritrovarvi in una storia molto coinvolgente, gli enigmi sono abbastanza fini a loro stessi, addirittura ce n’è uno che fa riferimento alla conformazione di un luogo che, di certo, non poteva essere così all’epoca in cui il testo che stiamo leggendo sarebbe stato scritto. È importante? Sinceramente a me non ha dato alcun fastidio, è abbastanza normale dover ricorrere a questo tipo sotterfugi: non è un libro game, lo spazio per la narrazione è limitato.

Sicuramente abbiamo impiegato molto più tempo di quello che sarebbe richiesto, ma non ci abbiamo fatto minimamente caso, per noi l’importante era l’esperienza complessiva, non la corsa contro il tempo ed Exit mi ha dato tutto ciò che mi aspettavo. Alla fine mi sono ritrovato a pensare “Peccato non averne un’altra da provare”, mi è venuta voglia di mettermi alla prova con questo modo un po’ diverso di affrontare le escape room in scatola e credo che mi procurerò qualche altra “Exit”.

Se avete consigli sulle migliori da acquistare, scrivetemi, accetto volentieri i vostri consigli.

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Francesco "The Doctor"

Fondatore di Geek.pizza è stato per anni amministratore di Italiansubs con il nick di zefram cochrane prima di partire per strani e nuovi mondi. Tecnico informatico e traduttore, ama i telefilm, i giochi da tavolo e la pizza.

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