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La mia prima Essen

“Il tempo vola quando ci si diverte” è una frase fatta molto comune e spesso inutile, ma in questo caso esprime bene la mia prima esperienza alla fiera a cui noi tutti appassionati di questo settore sogniamo di andare: lo Spiel a Essen.

Le aspettative a mille ma dall’altro lato l’ansia per il caos che ci sarebbe potuto essere creavano confusione nella mia mente e non mi lasciavano immaginare come quei 4 giorni sarebbero potuti essere.

Day 1

Come un bambino emozionato per la gita appena cominciata con i suoi amici arrivo alla fiera, ovviamente in ritardo per il casino dei parcheggi, ma è il primo giorno di “ambientamento” quindi ci sta. I padiglioni sono affollati ma non quanto immaginavo e gli enormi spazi fra gli stand permettono un passaggio agevole: ottimo inizio pensai! Però era solo giovedì, me lo aspettavo.

Dopo un primo veloce giro esplorativo iniziamo a provare qualche Anteprima. Hamlet era uno dei titoli più blasonati e su cui ci si aspettavamo cose migliori. È stato il primo gioco provato e, purtroppo, la prima grande “delusione”. Complice probabilmente un dimostratore poco chiaro, le regole mi sono sembrate confusionarie anche se poche. Materiali bellissimi, idea di fondo carina anche se non innovativa, ma tutto molto distorto. La voglia di riprovarlo con calma e a regole giuste e ben spiegate c’è, ma l’impatto iniziale non è stato appagante.

Altro titolo non piaciuto (ma questa volta solo per gusti personali) è stato Skymines, una “reimplementazione” di Mombasa però a tema spaziale. Dulcis in fundo, una partitina a Heat: pedal to the metal ha risollevato la giornata ludica: molto divertente e immediato nelle regole, giocato nella sua forma base. Un Flamme Rouge a tema automobili, con possibilità di campionati, 4 circuiti diversi e personalizzazione dell’auto tramite carte potenziamento e sponsor.

Il primo giorno si conclude così con pochi titoli provati ma con un’ esplorazione del territorio soddisfacente, pronti per attaccare senza pietà i tavoli liberi nei giorni seguenti.

Day 2

Giorno più redditizio di tutti, ludicamente parlando: siamo partiti già con i piani di battaglia ben definiti sui giochi che intendevamo provare.

Appena entrati puntiamo immediatamente Tiletum, del magico duo nostrano Tascini e Luciani. Forse una delle rivelazioni della Fiera, almeno per noi: regole chiare e per nulla complesse, meccanismo intrigante (più risorse prendi e meno azioni fai, e vice-versa), pochi turni di azione per partita. Sicuramente nella nostra top 3.

In seguito, dirigendoci allo stand Horrible Guilt abbiamo testato Evergreen e The Great Split. Tutti e due ottimi entry level, ma il primo ci ha convinto decisamente di più rispetto al secondo. A metà pomeriggio, accerchiamo il tavolo demo di Woodcraft come un cordone antisommossa e, arrivato il nostro turno, ci sediamo per provarlo. Due cose mi hanno colpito in particolare: il meccanismo molto bello di selezione delle azioni con questa ruota centrale (tipo quella di Praga caput regni) e, strano ma vero, un’attinenza tra ambientazione e meccaniche. Noi siamo falegnami e i dadi sono il nostro legname, di diverso tipo in base al colore, e di diversa lunghezza in base al valore, che potremmo tagliare, incollare, piantare e far crescere. Gioco non immediato ma appagante una volta compreso.

Infine ci sediamo al tavolo che avevamo prenotato la mattina appena entrati, ovvero quello di Marrakesh. Gioco sontuoso per la quantità di materiali presenti sul tavolo e per le tante cose da tenere sott’occhio, ma un plauso particolare alla bravissima dimostratrice che ci ha spiegato tutte le varie parti del tabellone e delle plance, con le conseguenti regole, poco alla volta facendoci sostanzialmente giocare evitandoci 20 minuti di spiegazione. Chapeau!

Day 3

Il giorno probabilmente più affollato ma nonostante questo si è riuscito a giocare a diverse cose e mouversi per la fiera abbastanza tranquillamente.

Tra le novità provate in questo frangente spicca sicuramente Beer&Bread, piccolo gestionale per soli due giocatori ma che a noi è piaciuto davvero tanto! I giocatori a capo di due villaggi devono districarsi in 6 anni (round di gioco) nella produzione appunto di pane e di birra gestendo varie azioni con dei piccoli draft di carte e gestendo le risorse prodotte da esse. Alla fine vincerà chi avrà fatto più punti non nel totale, ma nella categoria (pane o birra) con meno punti tra le due. Altro piccolo gioiello rivelazione.

Altro titolo che attirava per i bellissimi componenti e che volevamo valutare è stato Flamecraft. Vi dico fin da subito che oltre al favoloso colpo d’occhio sul tavolo (nella sua versione deluxe) non avevo grande aspettative per questo gioco. Le meccaniche mi sembravano molto semplici e anche un po’ banali. Per fortuna mi sono dovuto ricredere! Flamecraft è un gioco di combo di azioni e di minima gestione risorse che per quanto semplice sia nelle regole, ti diverte molto nel giocarlo, e non è forse questo il primo scopo quando ci sediamo al tavolo?! Massimizzare le azioni e i punti da molta soddisfazione e in questo gioco è meno immediato di quello che può sembrare.

Piccola menzione anche per Fyfe, semplice puzzlegame dove massimizzare i punti tramite il piazzamento di dischetti numerati e colorati, e per Akropolis, piazzamento tessere esagonali che danno punteggio diverso in base alla posizione e all’altezza.

Day 4

“This is the end..” nella mia testa riecheggiava questa canzone insieme allo sconforto per dover abbandonare l’ultimo giorno di fiera poco dopo pranzo per rientrare in patria. Comunque sia abbiamo sfruttato quelle poche ore per provare altre anteprime succulente che non ci hanno deluso!

In primis Turing machine che mi ha letteralmente stregato. Dagli autori di Decrypto è nato questo piccolo gioello: puro gioco di logica e deduzione (come Cryptid) in cui dovremo scoprire prima degli altri un codice a 3 cifre sfruttando delle schede forate e ponendo domande a un “computer”. Idea davvero entusiasmante e 7 milioni di codici possibili: wow! (non avete letto male, e non ho usato un eufemismo, intendo proprio 7 milioni!).

Altro gran bel gioco ma che andrebbe approfondito è stato Virtù dove, a capo di famiglie italiane del rinascimento, dovremo espanderci, annettere nuove città pacificamente oppure tramite guerra, guadagnare il favore di nuovi personaggi ecc. Tutto questo tramite le azioni di una rotella che però verranno potenziate dalle carte che giocheremo.

The Last but not the least abbiamo provato Wolves, titolo con ambientazione ottimamente integrata con le meccaniche. Come avrete capito saremo lupi che dovranno controllare diversi territori, annettere altri lupi al proprio branco ululando il più lontano possibile, costruendo tane e cacciando prede. Anche qui bel colpo d’occhio, gioco semplice ma per niente banale nella strategia e con un meccanismo di selezione azioni a mio avviso innovativo.

In conclusione, per tirare le fila di questa esperienza, andare alle fiere dei nostri amati giochi da tavolo è sempre bello ed emozionante, soprattutto quando aspetti di andarci da anni e quando è la tua prima volta in una manifestazione così grande ed importante del settore.

Come ho detto all’inizio le mie aspettative erano altissime e nel complesso diciamo che non sono state per niente tradite. Ovviamente dopo 4 giorni di fiera ne vorresti altri 5, perché ti rendi conto di aver appena scalfito la superficie di quello che avresti potuto giocare e scoprire, nonostante la ventina di titoli nuovi provati. E non importa se i prezzi in fiera sono alti, ci sono poche offerte, le file per i bagni sono lunghe, le attese per i tavoli demo infinite. In mezzo a tutti questi lati negativi alla fine capisci che va bene così e che devi goderti il momento per quello che è, ovvero un occasione per condividere con gli amici e anche con chi non conosci momenti di divertimento e spensieratezza facendo quello che più ci piace e ci accomuna: giocare!