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L’eternauta – Il nuovo progetto di Pendragon

Finalmente posso svelarvi il progetto segreto di Pendragon che ho avuto modo di provare a Modena in anteprima: l’Eternauta.

Per chi non conosce la lore del fumetto, l’Eternauta è una storia di fantascienza ambientata in Argentina, a Buenos Aires nello specifico, colpita, in piena estate, da insolita nevicata. A quanto pare il fenomeno meteorologico non è solo insolito ma anche mortale dato che chi viene in contatto con questa neve è destinato alla morte nel giro di poco tempo.

Copertina non definitiva.

Questo l’incipit del fumetto del 1957 di Héctor Oesterheld dal quale tutto un filone di fantascienza ha avuto origine. Mauro Chiabotto (Last aurora, Escape From New York) e Pendragon Games Studio ci riportano nelle atmosfere surreali del fumetto con un gioco che di convenzionale ha davvero poco.

Eravamo quattro sconosciuti al bar

Nella demo provata a Modena abbiamo avuto modo di provare il primo capitolo del gioco (Mauro ne promette da 7 a 10) in cui i giocatori potranno fare interagire quattro personaggi che inizialmente non si conoscono e che hanno trovato rifugio dalla neve in un garage abbandonato. Un po’ come abbiamo visto in This War of Mine e, più recentemente in giochi come Sleeping Gods e Stationfall, ogni giocatore non avrà il proprio personaggio ma tutti potranno sfruttare tutti i personaggi facendoli interagire con una meccanica di “fatica” che esaurirà i personaggi facendoci passare al nuovo round.

Il garage abbandonato. Ogni capitolo ha un setup specifico che crea ogni volta abilmenti nuovi e dinamici.

La storia si propone come una serie di eventi paralleli a quelli che troviamo nel fumetto, con scelte multiple che faranno evolvere la storia. Ogni capitolo sarà caratterizzato da nuove location con relative carte e oggetti custoditi in scatoline da aprire al momento del setup (nonostante il gioco non sia un Legacy).

Ci manchi LucasArts

Il primo capitolo del gioco mi ha ricordato, in tutto e per tutto, un’avventura punta e clicca da tavolo. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, le avventure “punta e clicca”, rese famose da titoli quali Monkey Island o Indiana Jones and the fate of Atlantis, sono un filone di videogiochi nato alla fine degli anni ’80 in cui il giocatore doveva raccogliere oggetti, risolvere enigmi ed interagire con l’ambiente circostante attraverso il mouse (appunto puntando e cliccando). La genialità di tali giochi, che ho ritrovato ne l’Eternauta, era la possibilità di “usare tutto con tutto” combinando oggetti anche insoliti per crearne altri (USA Pollo di Gomma CON Cavo d’acciaio).

Il gioco di Mauro, sfrutta una meccanica particolare per riuscire in questo intento fornendo ad ogni oggetto e ad ogni personaggio un codice numerico. In il libretto degli scenari se vorrete fare interagire un tal giocatore (ad esempio con codice 123) con il martello (456) basterà mettere insieme questi due numeri (prima il più piccolo) e leggere il paragrafo dedicato (123-456); l’assenza di tale paragrafo denota semplicemente che tale azione non ha effetto.

Gli standee dei giocatori. Come vedete anche gli oggetti, visti deformati in una prospettiva verticale, sono dotati di codice e volutamente vaghi nelle forme così da far sì che i giocatori esplorino l’ambiente.

Incollati al tavolo

Nonostante fosse solo una demo quella provata, abbiamo tutti avuto la sensazione di trovarci davanti ad un titolo narrativo assolutamente di prim’ordine. La narrativa era infatti intrigante e invogliava a esplorare e cercare di capire cosa fosse questa neve che impediva alle persone di uscire dagli ambienti interni ma non solo. Nel gioco abbiamo ritrovato tanti elementi di sopravvivenza, il crafting di nuovi oggetti e il mistero e la suspence tipiche delle escape room. Abbiamo dovuto davvero ingegnarci per scoprire cosa fare e come poter provare a sfuggire dalla trappola nella quale ci eravamo infilati da soli in compagnia di persone dalle quali sapevamo di dipendere ma delle quali non sapevamo se ci potesse fidare.

E, cosa davvero importante, abbiamo perso. Già, perché sappiamo tutti che un cooperativo facile è un gioco che non si gioca volentieri e che non tiene al tavolo, a volte in piedi, come è accaduto a noi.

La fatica sarà un nemico di pericolosità paragonabile alla neve per i vostri personaggi…

In conclusione

Sono entrato nella Blue Room con delle aspettative alte soprattutto per il segreto che era stato mantenuto sul titolo (nominato “Progetto E” nelle mail ufficiali) e devo dire che tali aspettative sono state mantenute. Il progetto di Mauro fa breccia in un territorio inesplorato dei giochi da tavolo portando un’esperienza fresca e intrigante che mantiene alta la tensione e l’attenzione dei giocatori che spesso dovranno coordinarsi per ottimizzare le azioni ed il tempo che ogni personaggio dedica ad esse.

La campagna crowdfunding (che probabilmente gioverá della imminente serie Netflix) è prevista, nemmeno a dirlo, per questo inverno, probabilmente in concomitanza della prima nevicata.

I protagonisti della mia sessione, Matteo di Volpegiocosa, Alessandro del DBC, Mauro Chiabotto e Balenaludens.

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