Quel momentaccio brutto – 5 – Io Capitano
Nuova puntata della rubrica che oltre a deprimervi immensamente si prende anche la briga in insegnarvi il greco antico e l’educazione civica.
Perché ricordatevi, se nessun altro al tavolo è l’alpha player, allora siete voi…
La cooperazione è una cosa meravigliosa: permette a diverse persone di incastrarsi in un meccanismo ben oliato per arrivare ad un successo condiviso.
La cooperazione è contraria agli egoismi, alle sopraffazioni, alle tirannie ed è il perfetto viatico per la pace, la giustizia, il baseball, la torta di mele, la solidarietà, la libertà ed ogni parola che finisca con l’accento sulla A (ascoltare le canzoni di Cristina D’Avena per avere un dizionario completo).
Se solo tutti i paesi fossero fratelli…
Se solo tutte le persone capissero che sono nate uguali…
Se solo i ciclisti stessero un po’ più a destra e non occupassero tutta la carreggiata…
Il mondo sarebbe davvero un posto migliore!
Soprassedendo a questa introduzione più Unicef del Tempio Maledetto, noi giocatori da tavolo abbiamo la fantastica possibilità di poter collaborare in molteplici maniere per regalarci delle serate in gruppo in cui gli sforzi comuni diano risultati straordinari.
Che sia salvare il mondo da una malattia a suon di cubetti colorati e comunicati in ritardo di Conte oppure vivere un’avventura fantasy facendovi i muscoli spostando miniature da 17 kg cadauna o ancora risolvere indagini in serie manco foste ad un’orgia con Detective Conan, Poirot e Miss Marple, questa tipologia di giochi vi farà agire come una sola persona e tirerà fuori il meglio di voi.
Certo, per quanto io possa amare questa varietà di giochi (sono abbastanza sicuro di averlo nascosto alla grande mettendomi un paio di occhiali e fingendo di essere un giornalista pasticcione) bisogna riconoscere che possono essere afflitti da alcuni problemi difficilmente risolvibili.
Uno di questi problemi è la lunghezza. Molti di questi gdt si svolgono a campagna e necessitano che lo stesso gruppo si ritrovi in numerosissime sedute, possibilmente non lontane anni luce, per poter portare avanti la storia. Se come me avete prole e dovete fare calcoli astrofisici anche per riuscire a trovare il tempo di incastrare una doccia, questa è una limitazione non da poco che vi terrà lontani da questa tipologia o vi farà tenere aperte cinque o sei campagne per volta, alcune per anni. Credetemi, so quello che dico, sto guardando te Pandemic Legacy…
Questa situazione avvicina due specie protette che vivono in habitat molto simili ma che in realtà si schifano un po’ l’un l’altra, ovvero i giocatori da tavolo ed i giocatori di ruolo. Non aprirò in questa occasione la diatriba tra le differenze di questi due gruppi anche perchè tutti sanno che i giocatori da tavolo e quelli di ruolo sono nemici per natura, come i giocatori di ruolo e gli sportivi, i giocatori di ruolo e gli informatici, i giocatori di ruolo e gli appassionati di miniature, i giocatori di ruolo e le ciambelle, i giocatori di ruolo ed altri giocatori di ruolo. Maledetti giocatori di ruolo, hanno rovinato il gioco di ruolo!
Poi c’è il vero problema che riguarda questi giochi, una piaga inestirpabile che rende questa modalità un vero calvario per tanti. Perché ok la collaborazione e le sbrodolate di prima, ma tutti almeno una volta nella vita abbiamo voluto essere L’EROE, colui che riunisce il popolo sotto il suo vessillo e porta avanti la crociata per la vittoria, Ken il Guerriero che attraversa le lande desolate e porta giustizia e speranza ai popoli vessati, la Principessa Guerriera forgiata dal fuoco di mille battaglie che affronta le sfrenate passioni, gli intrighi e i tradimenti con indomito coraggio.
Ceeeerto! Vi piacerebbe vederla così, vero? E invece è solo un recondito bisogno di controllo spinto da egocentrismo e megalomania in cui cercate di realizzare le vostre fantasie in cui siete dei burberi Mangiafoco (personaggio che da bambino mi terrorizzava, ma mai come la scena in cui Lucignolo diventa un ciuco, spavento vero).
Ed ecco l’Alpha Playeeeeeeeeeer!!!!!!
Riapriamo il cassetto dei ricordi per raccontare la partita che mi ha fatto capire esattamente cosa vuol dire avere a che fare con questo essere esaltato e pericoloso.
Siamo all’inizio della mia carriera con i giochi da tavolo moderni, sono ancora un tenero cuccioletto che a parte Risiko, Monopoly e Cluedo conosce poco di questo sconfinato oceano che è la nostra passione. Un amico propone un gioco appena comprato che mi emoziona fin dal momento in cui lo vedo, questo gioco è Arkham Horror o, come preferisco chiamarlo, “a che filler giochiamo intanto che aspettiamo le prossime Olimpiadi?”.
La spiegazione del regolamento è ostica per noi altri al tavolo che siamo ancora digiuni, ma il nostro cicerone non se ne preoccupa troppo e con un “Tranquilli, se avete problemi vi aiuto io” si comincia a giocare. Già al primo turno si inizia con un “Vai lì a fare quella missione” che non è proprio un attacco rassicurante. Le imposizioni aumentano, comincia a dirci quali sono le scelte migliori e le strategie più remunerative, noi altri ancora impauriti della tracotanza del gioco non abbiamo il coraggio di alzare la testa ed opporci e finiamo per direttissima nell’Antinferno.
Il tutto sfocia, dopo almeno tre allegre ore di gioco, nella situazione in cui il leader tira i dadi e muove le pedine per tutti mentre noi peones navighiamo nella frustrazione. Un’anima in pena si permette un “Vorrei anche capire come mai devo fare così” ma viene zittito con la stessa velocità con cui finiscono le ristampe di The White Castle.
Dopo cinque ore perdiamo la partita. Laconico commento “Abbiamo giocato male…”
Vorrei tanto dirvi di andare a cercare i migliori giochi collaborativi su MagicMerchant.it ma mi è appena stato imposto di chiudere qui dal nano di Andor.