Il Collezionista di Prime Partite – Shackleton Base
C’è la luna, ci sono tanti meeple colorati con le tutine spaziali, ci sono gli esagoni e c’è pure una canzone di Battiato da mettere in sottofondo… come potrei non voler provare questo titolo?
Erano mesi che volevo provare questo gioco, di cui avevo sentito solo cose belle, e allora prendo la palla al balzo e chiedo (costringo, sarebbe più corretto) compagni di Tana ad intavolarlo solo per me. Che tesori, che bella gente, Dio benedica le associazioni ludiche sempre ed in ogni luogo.
Tavolo a pieno carico, una bella spiegazione a due voci, un setup lungo quanto Avatar e siamo pronti a cominciare.

Parliamo di un piazzamento lavoratori non troppo complesso, con solo cinque azioni possibili, ma con una grande profondità e soprattutto un paio di twist che lo rendono particolare nel mare magnum dei giochi di questo genere.
All’inizio di ogni round, tre in tutto, abbiamo un piccolo draft per decidere che tipo di lavoratori (gialli, rossi e blu che, ognuno giocato nel proprio specifico settore, ci permetteranno di avere azioni potenziate e diverse tipologie di raccolta risorse), crediti e materiali avremo e questo deciderà anche l’ordine di turno. Solo al primo turno sceglieremo anche il nostro personaggio con poteri asimmetrici.
Le azioni sono poche e semplici da capire:
- COSTRUZIONE: ci permette di costruire degli edifici nel cratere lunare. Questo ci servirà per le future maggioranze e libererà spazi sulla plancia personale per avere sconti e punti vittoria.
- FINANZIAMENTO: finanzieremo una delle corporazioni in gioco per prendere una delle due carte disponibili per quella corporazione. Le carte ci daranno punti vittoria, bonus immediati e vantaggi vari.
- CORPORATE: ogni corporazione ha dei poteri particolari; con questa mossa possiamo attivarne tre.
- PIAZZAMENTO SU PLANCIA: gli astronauti ci permetteranno di prendere risorse, crediti o bonus per tutti gli esagoni con almeno un edificio presenti nella linea in cui li piazziamo (se gli edifici sono degli avversari questo ci costerà X crediti da pagare a ognuno).
- GATEWAY: in orbita ci sono altri astronauti di vari colori, possiamo scambiare uno dei nostri con uno di quelli e piazzarlo sulla plancia personale, prendere tre crediti e fare un’azione Corporate (la classica mossa del “non so cosa fare”).

Alla fine di ogni round si pagheranno i mantenimenti degli edifici, si potranno cambiare i posizionamenti degli astronauti sulla nostra plancia (diverse posizioni danno diversi sconti o bonus) e si riprenderanno i lavoratori piazzati sul cratere.
E qui c’è la prima particolarità del gioco, quella delle maggioranze: i lavoratori piazzati verranno presi e ridistribuiti sulla plancia del giocatore che ha la maggioranze di edifici (ogni tondo vale un punto) nella linea di riferimento, in caso di pareggio a quello che ha l’edificio più grande più vicino al lavoratore in questione. Questo meccanismo rende il piazzamento degli edifici sulla plancia non un mero orpello ma un “gioco nel gioco” in cui bisognerà fare estrema attenzione alle mosse degli altri giocatori alzando considerevolmente l’interazione diretta che, diciamocelo, solitamente in questa tipologia è presente quanto i libri di filosofia a casa di Valeria Marini.
Quello che rende questo titolo a suo modo unico sono principalmente le corporazioni; queste cambiano radicalmente il modo di approcciare la partita rendendone ognuna diversa dall’altra. Nel gioco base ci sono sette corporazioni e ne useremo tre a partita, per cui potete capire che la longevità non dovrebbe essere un problema.
Nella partita giocata da noi avevamo Artemis Tours, che sviluppa il turismo lunare, Evergreen Farms che pensa al pollice verde e alla possibilità di piantare serre sul nostro satellite (la più complicata e meno seguita) e Sky Watch che introduce un’ulteriore mini gioco: sappiamo che cadrà un asteroide sulla luna, più finanzieremo questa corporazione più potremo circoscrivere l’area dell’impatto fino a riuscire ad evitarlo; questo crea tensione al tavolo perché sarebbero interessati a finanziare principalmente quelli che hanno costruito edifici nella zona potenzialmente a rischio che, però, si scopre solo durante la partita.

Visivamente il gioco fa la sua parte, non proprio una gioia per gli occhi ma comunque apprezzabile e soprattutto con una iconografia molto chiara. Un plauso invece all’organizer: ogni corporazione ha la propria scatolina con all’interno tutto quello che serve per il setup, e il tutto sta perfettamente all’interno della scatola… quasi quasi invito il designer a casa mia per aiutarmi con l’armadietto delle spezie.
Sei astronauti per round, tre round, diciotto mosse (mi hanno sempre detto che sono un asso in matematica) ed è tutto finito in un paio d’ore, ma posso assicurarvi che non vedrete l’ora di intavolare nuovamente questo ottimo lavoro dei nostri Mangone – Lopiano che, con “Autobahn”, avevano attirato la mia curiosità ma con “Shackleton Base” hanno indirizzato tutta la mia attenzione sulla loro prossima opera “Baghdad: city of peace” di prossima uscita.
Per la cronaca la partita l’ho pure vinta con 125 punti ed un discreto distacco sugli avversari, la tattica di dirigere tutta la mia attenzione sul meteorite e soprattutto sulle carte, visto che il mio personaggio me ne scontava il costo, ha dato i suoi frutti, ma so che con un’altra configurazione avrebbe potuto portarmi a sicura rovina. Ma tanto io colleziono prime partite, quindi quando mai mi ricapiterà?
In questo momento Shackleton Base non è stato ancora localizzato (e si che la luna dovresti più o meno sapere dove è localizzata, a meno che non guardi il dito), ma potete trovare tutti i giochi di colonizzazione di altri corpi celesti su MagicMerchant e sentirvi un po’ come Elon Musk de noartri!