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Lo spacciagiochi – Nomi, cose, città

Clementoni rilancia un grande classico con una veste moderna e ben cinque varianti, ecco Nomi, cose, città.

Nonostante i ritardi dovuti all’emergenza sanitaria, Clementoni è uscita con parecchi nuovi giochi, tra questi troviamo proprio un grande classico a cui, probabilmente, tutti abbiamo giocato a scuola: Nomi, cose, città.

Ricordate? Si definiscono una ventina di categorie, si determina una lettera e ogni giocatore cerca una parola che inizi con quella lettera per ognuna delle categorie. Nomi, cose, città ottiene lo stesso risultato con un semplice mazzo di 50 carte.

Sì, ma i fogli, le penne, i dadoni con le lettere al posto dei numeri?

Non servono. Non serve altro che questo mazzo di carte.

Nomi, cose, città è un gioco di Francesco Berardi sviluppato anche da Simone Ragnetti con la grafica di Mauro Mattei. Nella partita, 2-6 giocatori da 7 anni in su si sfideranno in diverse modalità di gioco, ben cinque, vediamole insieme.

Una carta alla volta

Questa è una delle due modalità più compatte, il mazzo viene posto sul tavolo come in figura. Il primo giocatore a urlare FUCSIA! si porta a casa la carta, a meno che non vi venga in mente un altro colore con la F, ben inteso, e vi venga in mente quando la carta è ancora sul tavolo. A questo punto la carta con la categoria viene voltata, scoprendo un’altra lettera e creando un nuovo abbinamento con la categoria sottostante. Una parte del corpo con la N? (NASO!) Un personaggio famoso con la U? (UWE ROSENBERG!) E qui partirà la discussione sulla validità del nome o del cognome (comunque vale anche il nome, da che mondo è mondo).

Finite le carte, si conta chi ne ha di più e quella persona vince.

Prendi la lettera

Come sopra, ma ci sono cinque lettere sul tavolo, i giocatori se le contendono. Quando sono finite, si inizia un nuovo round, a meno che una carta rimanga lì “bloccata”, in quel caso la si lascia sul tavolo, perché non esistono cibi con la M, dai… a me non ne viene in mente nessuno.

PINOLI!

FARRO!

CACAO!

TONNO!

Dicevo, in quel caso se ne scoprono altre fino a rivelarne cinque e si parte con la prossima categoria.

MIGLIO! MIGLIO!

(Ma il miglio è un’unità di misura per canarini? Cit. Lorenzo, The Board Game Physicist.)

Quante lettere

Le carte restano come sopra, ma entriamo in modalità “Ricochet Robot”. Chi conosce il gioco (bellissimo, in Italia è appena arrivato con il nome di Rock n Roll Robot) sa cosa intendo: i giocatori osservano le carte finché qualcuno non dice ad alta voce un numero. TRE! Si conta fino a dieci e, se nessuno ha detto un numero più alto, la persona che ha detto il numero deve ora pronunciare la parola che ha in mente e che contiene quel numero di lettere tra quelle sul tavolo. TAPIOCA!

Vi viene in mente un alimento con più di tre lettere? Fatemelo sapere.

Prendi la categoria

Il gioco è identico a “prendi la lettera”, ma il verso delle carte è invertito, dovrete quindi tenere fissa la lettera e trovare parole corrispondenti alle cinque categorie in gioco.

Finiscile tutte!

Ogni giocatore riceve un pari numero di carte, le restanti vengono messe in mezzo al tavolo, i partecipanti devono sbarazzarsi della propria pila di carte. Chi trova la parola adatta alla combinazione tra la propria carta e quella sul tavolo volta la propria carta e la mette sul tavolo a coprire quella esistente: questa è la nuova categoria attiva.

Conclusioni

Mi sono divertito un sacco.

Il gioco è un’evoluzione di Speedy Words, un mix tra il gioco classico e Dobble che fa un uso dei colori per abbinare le lettere alle categorie, mentre in questo caso vengono mantenute le essenze di Nomi, cose, città, si prende la versatilità di Dobble e il risultato è adatto anche a chi ha qualche problema di daltonismo.

Quale sia la modalità più divertente credo sia soggettivo, provatele e mi saprete dire, sicuramente sono molto simili, di certo la prima modalità è la più adatta a tutti mentre “Quante lettere” è più impegnativa e, di conseguenza, meno adatta ai giocatori più giovani.

Il prezzo è ridicolo, lo si trova a meno di 10€ un po’ ovunque, ve lo potete portare ovunque e una partita tira l’altra, ve lo dice uno che non ama i party game e che la settimana scorsa si è fatto due partite a Trismegistus in solitaria.