J.J. Abrams parla di Star Wars: Il risveglio della Forza con Wired (Parte 2/2)
Concludiamo l’intervista di Wired a J.J. Abrams con il punto di vista del fan di Star Wars che diventa regista di uno dei film più attesi di sempre: Il risveglio della Forza (Trovate qui la prima parte).
Quando riguardi la trilogia originale ci sono scene che ti sembrano risaltare?
Faremmo molto prima a parlare di quelle che non risaltano. Come fan di Star Wars quando guardo quei film provo rispetto e ammirazione per ciò che hanno realizzato, ma lavorare a Il risveglio della Forza comporta guardarli con occhi diversi. Ti faccio un esempio: è facile apprezzare “Io sono tuo padre”, ma pensando a come, quando e dove è successo, non sono sicuro che nemmeno Star Wars avrebbe potuto reggere quel punto della storia se fosse avvenuto nel primo film, Episodio IV. Mi spiego: è un momento di inaudita potenza, è diventato immediatamente un classico nella storia del cinema, ma è stato reso possibile dal fatto che si basava sul film precedente. La figura di Darth Vader aveva avuto un paio d’anni per assestarsi per poi risorgere e diventare uno dei cattivi più famosi della storia. L’attesa ha aumentato le aspettative sul conflitto inevitabile tra Luke e Vader. Se “Io sono tuo padre” fosse stato detto nel primo film non so se sarebbe diventato così famoso. Non so davvero se avrebbe funzionato.
Stiamo realizzando il primo di una trilogia di film, non capita spesso di lavorare a qualcosa dove sai già che c’è una continuità, dove sai già che è la parte 7 di 9, quantomeno.
È un modo molto interessante di avvicinarsi a una storia, ed è fantastico. Hai un fardello inferiore. È uno dei regali che la trilogia originale di Star Wars ci offre: quando guardi il primo film per la prima volta non sai esattamente cosa ha in mente l’Impero. Capisci che vogliono ottenere il controllo tramite il terrore, che vogliono il dominio totale, ma non sai esattamente che piani ha. Non capisci cosa vuol dire per Luke diventare uno Jedi, figuriamoci capire chi era suo padre. Non hai idea di cosa fossero le Guerre dei Cloni [Noi non sapevamo nemmeno che ci fossero, a dirla tutta… n.d. Francesco] o come fosse o cosa significasse la Repubblica. Tutti questi elementi sono solo pennellate sparse in Una nuova speranza. Nel 1977 nessuno aveva chiare queste cose e forse nemmeno George Lucas ne conosceva i dettagli.
Non ho parole per descrivere ciò che George è stato in grado di fare con il primo film, figuriamoci coi successivi. Dimentica l’aspetto visivo, la tecnologia, l’umorismo, il cuore, le vicende romantiche, le avventure, tutti i momenti che ci hanno portati ad amarlo. Pensa solo a cosa è stato in grado di generare, le domande che è stato in grado di porre, quelle giuste, l’idea che sia stato in grado di creare un mondo che si è chiaramente lasciato alle spalle i confini di ciò che stavamo vedendo e sentendo. Per me questa è una delle cose più fantastiche di Star Wars. Lavorare a questo nuovo film ha significato per me gettare le basi di ciò che non si riesce ancora a vedere e raccontare una storia che sia interessante di per sé e oltre, ma questo non può essere una scappatoia per buttare lì delle cose e poi non tenerne conto.
Ma con un universo così ampio ci saranno delle limitazioni, no? Ovviamente avevi un bel budget e un mondo intero da inventare, ma c’erano delle limitazioni che volevi porti riguardo alle modalità o alla storia? Insomma, qualcosa che ti aiutasse a concentrarti su quegli obiettivi.
Sono sempre felice di avere delle limitazioni. Con Lost, quando il presidente di ABC Lloyd Braun mi ha chiamato per dirmi che voleva che mi inventassi una serie su delle persone che sono sopravvissute allo schianto di un aereo, mi ricordo di aver pensato: “Beh, qualcosa mi verrà in mente” ed è successo, in pochissimo tempo. La cosa positiva è che mi aveva dato un compito molto specifico e quando l’ho richiamato e gli ho raccontato cosa avevo pensato, non si aspettava qualcosa di così bizzarro. Pensava, in sostanza, di fare una serie di naufraghi, ma i limiti che mi aveva dato mi avevano consentito di uscire con una storia molto bizzarra. Una bizzarria costretta entro certi limiti. Se non li avessi avuti, se mi avesse chiamato per dirmi “Inventami una serie bizzarra” avrei pensato “Ma dai, cosa vuol dire?”.
Star Wars non ha limiti per quanto riguarda il mondo, i personaggi, i conflitti… quando abbiamo iniziato a lavorare a questo film, io e Larry siamo partiti dallo stilare una lista di cose che per noi risultavano interessanti, le cose che volevamo vedere. È un problema reale in questo film: ogni dettaglio, che sia la realizzazione di un costume, la musica, l’allestimento del set… tutto deve risultare naturale in Star Wars. Stiamo ereditando Star Wars! Non si prende una cosa del genere alla leggera. Bisogna comprendere le scelte di progettazione, tutto ha una sua importanza. Allo stesso tempo è soltanto Star Wars, ovvero, non è automaticamente interessante solo perché è in quella galassia.
Ad esempio, quando eravamo sul set e giravamo una scena, per me era sempre straordinario vedere Harrison Ford vestito da Han Solo. Mi giravo e c’era uno stormtrooper. Vi ricordate la sensazione del cattivo che scende dalla sua nave? Il suono dei caccia TIE che vi passano accanto? Abbiamo tutti visto dei caccia TIE passarci accanto per quasi 40 anni, cosa li rende interessanti? Il punto è che non sono scene memorabili solo perché ci sono quei personaggi o ci sono certe cose, nemmeno se sono le chicche più belle della storia.
Abbiamo provato a sviscerare il tutto. Cosa ci fa accelerare il battito cardiaco? Cosa rende questa storia romantica, divertente, sorprendente, struggente, esilarante? Ci siamo avvicinati a questa narrazione vedendola come la storia di un uomo e una donna, non con l’idea di poter fare qualsiasi cosa volessimo.
Mi ha divertito l’aneddoto sul profilo di Jony Ive sul New Yorker che racconta il brainstorming sul design della spada di Kylo. Dettagli come questo, il braccio rosso di C-3PO, l’antenna rettangolare del Falcon, fanno impazzire i fan, che vogliono sapere quel che è successo tra Il ritorno dello Jedi e Il risveglio della Forza. Come hai lavorato con il team creativo?
È iniziato tutto dall’inizio, quando lavoravamo con Michael Arndt, il primo scrittore che ha lavorato al progetto. Quando io e Michael stavamo collaborando ho invitato Rick Carter, il nostro designer, a uno degli incontri riguardanti la storia. Come è impossibile separare la colonna sonora di John Williams dai film di Star Wars, è impossibile separare il lavoro di Ralph McQuarrie e del suo team in Una nuova speranza. Trovavo che Rick dovesse essere coinvolto nel processo il prima possibile. È un sognatore incredibile, ha una mente che vaga in luoghi fantastici e concepisce cose che uno non si immaginerebbe mai. Avere Rick presente è diventato un vantaggio incredibile, lavorava con designer e artisti, preparava i bozzetti basati sui nostri incontri. I bozzetti arrivavano praticamente al volo e davano forma alle idee su cui stavamo lavorando. Cose come il braccio di C-3PO sono nate dal desiderio di segnare il tempo. È un po’ come se…
Lasciasse trapelare eventi sconosciuti…
Esatto. Hai presente quando incontri qualcuno che non vedevi da anni? Vedi le rughe sul volto e pensi, cavolo, sono passati 10 anni! O magari vedi una cicatrice che prima non c’era, che sia fisica o emotiva, la vedi. Da lì capisci che non sono passati due minuti. Era importante che Han Solo fosse sempre Han Solo ma non che fosse un trentenne. Quando hai 70 anni hai vissuto altre esperienze, deve trasparire da chi sei. Ad Harrison è stato richiesto un livello di complessità che non sarebbe stato necessario a un Han Solo trentenne.
Ci sono cose come l’antenna del Falcon che sono andate distrutte ne Il ritorno dello Jedi, quindi ne serviva una nuova. In parte le decisioni le ho prese da fan. C’è una parte di me che vuole sapere che è il Falcon di questa epoca. Ora so che quando vedo l’antenna rettangolare siamo in un momento in cui è passato di mano, ci aiuta a capire quando siamo.
Allora: John Williams!
Oddio, prima di tutto lascia stare il suo talento e le cose che ha fatto. È una persona fantastica, una delle persone più piacevoli che abbia mai incontrato. È come uno che fa jazz che diventa uno dei più grandi compositori di tutti i tempi. Mi chiama “tesoro”! Mi fa “J.J., tesoro…” ed era tutta la vita che volevo incontrare qualcuno che mi chiamasse così!
Scrive a matita. Vai a casa sua e lo ascolti suonare il piano e, mentre ascolti, cerchi di capire come sarà quella melodia suonata da un’orchestra. È una cosa indimenticabile, davvero, come assistere a un miracolo. Ha tutte le sue colonne sonore rilegate in pelle. Gli dici “Ti spiace se…?” E lui, “Fai pure!” E ho preso in mano la colonna sonora de Lo squalo e, giuro, a matita c’è scritto: “baaaa-bum, baaaa-bum” e ti dici “L’ha scritto così!” e ti sembra di fare due chiacchiere con Mozart, che si dà il caso di aver scritto la colonna sonora dei tuoi film preferiti.
So che lo sanno tutti, ma quando pensi alle cose che ha composto… Superman, I predatori dell’Arca Perduta, Lo squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo, che è uscito lo stesso anno di Star Wars e poi i film di Harry Potter… Non è umano, è incredibile che sia così geniale e così modesto. Incontrare una persona del genere è fantastico.
Gran parte del cast non era nemmeno nato nel 1977. Come si passa il testimone di ciò che Star Wars rappresenta per persone come me e te? O è un fardello che non vuoi portare?
È strano pensare a nascere in un mondo dove tutto questo è dato per scontato. Anche se sono nati così recentemente da far paura, questi ragazzi conoscevano Star Wars e capivano la sua importanza, come noi. È solo che sono nati che già esisteva e non è stato un evento della loro vita. La cosa importante è stata assumere persone che fossero in grado di fare di tutto. Quando uno pensa a cosa passano quei personaggi, non solo in questo film, ma con la consapevolezza che il loro lavoro continuerà, queste persone dovevano essere in grado di portare il fardello e l’opportunità di continuare a raccontare questa storia. Mi vengono in mente i film di Harry Potter. È incredibile come abbiano fatto il cast di quei film in quel modo. E per quanti? Otto film? È un miracolo. Dovevano essere in grado di fare di tutto e l’hanno fatto in modo spettacolare.
Sapevamo che non stavamo facendo il cast per un film, erano almeno tre. Questa, per me, è stata la sfida più importante. Quando abbiamo incontrato Daisy Ridley, quando abbiamo trovato John Boyega, e poi sono arrivati Oscar Isaac e Adam Driver… eravamo felicissimi. E, sì, Daisy e John si trovano bene insieme, ma cosa succede quando aggiungi Harrison al quadro? Che effetto farà? Se non c’è alchimia è un disastro! Ok, BB-8 è un personaggio fantastico, animato in modo magistrale, ma cosa succede se compare in una scena con C-3P0 or R2-D2? Sembrerà fuori luogo? In qualche modo non lo è stato. Quando Anthony Daniels mi ha detto “Oddio, come mi piace BB-8!” Ho pensato “Andrà tutto bene.”, perché se piace a lui siamo a posto.
C-3P0 ha detto sì.
Vedere quella tenerezza tra Han e Rey o la tensione o le parentesi comiche tra Han e Finn… è stato davvero esaltante poter dire “Queste scene funzionano!”. Ci siamo impegnati un sacco per avere gli attori giusti, per avere la storia giusta e sommare le due cose, ma finché non inizi a girare non sai come andrà. Poi all’improvviso sei sul set e te ne rendi conto. È un po’ come fare una festa e invitare amici della tua nuova scuola e quelli di quella vecchia. Pensi: “Cosa succederà?”. E poi all’improvviso sei lì e tutti vanno d’accordo alla grande e ci si diverte tutti. Abbiamo lavorato parecchio, ma il risultato è stato ottimo.
E dopo che farai? So che avevi delle idee quando hai ricevuto la chiamata di Kathy Kennedy per fare questo lavoro.
Quando pranzavamo mia mamma diceva sempre: “Cosa vuoi per cena?” E io dicevo: “Mamma, siamo ancora al pranzo, stiamo iniziando ora a mangiare!”. Ecco, mi sento così ora. Devo finire il pranzo. Ora devo consegnare questo film al mondo.
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