Checkpoint Charlie – Il wargame non è una cosa seria

Checkpoint Charlie – Il wargame non è una cosa seria

Tabelle. Modificatori. Mappe ed esagoni. Componentistica letteralmente spartana. Uno vede un wargame e sinceramente si chiede se si tratti di un gioco o di uno strumento di studio. Insomma, qualcosa di maledettamente serio. O forse no…

Un po’ è colpa dei suoi stessi appassionati che un po’ si sentono generali o analisti dell’intelligence di chissà quale centro studi strategici. Ma con tutto il realismo e le grandi potenzialità di ricostruzione degli eventi passati, ipotetici e possibili che lo caratterizzano il wargame e più in generale il gioco di simulazione sono davvero così lontani dalla spensieratezza e dalla voglia di evasione degli altri giochi? Non staremmo forse scambiando il termine “serio” con “serioso”? Perché in effetti la dinamica base di qualsiasi simulazione è proprio quella di coinvolgere i giocatori in una fuga dalla realtà materiale verso la realtà altra rappresentata nel gioco: un coinvolgimento profondamente emotivo, che determina il divertimento (non a caso, dal latino de-vertere: condurre da un’altra parte).

Insomma, il wargame è sì dettagliato, ponderato e teso ad una ricostruzione precisa dei fatti, ma non si dimentica mai di essere soprattutto un gioco, ossia qualcosa che deve alleviare il peso della nostra quotidianità non aggiungerne altro! E allora, immergiamoci nell’epica della storia, nelle grandi avventure dei secoli passati e nell’emozionante narrazione che il wargame è in grado di restituirci.

Di tutto questo parliamo a Checkpoint Charlie, il podcast dedicato al gioco, alla storia… e a tutto il resto.

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