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Giocatore in solitario #9: Arkham Horror LCG, indagini fra orrori indicibili e culti innominabili

Ci risiamo! In questo nono appuntamento il Giocatore Solitario si è nuovamente tuffato in indagini fra l’horror e il sovrannaturale… diciamo piuttosto weird. La formula è la stessa: culti blasfemi, reliquie oscene, entità aliene e carte, carte, carte…

Giocare in solitario mi da l’opportunità, a volte, di godermi di più il background e la storia dietro un gioco. Quando si è in gruppo il livello di attenzione tende a focalizzarsi sugli aspetti “tecnici” e tattici delle partite, raramente ci si “cala” nelle storie, e questo proporzionalmente al numero di giocatori.

Giocando da solo mi sono accorto di avere l’opportunità di soffermarmi anche su aspetti meno “funzionali” della partita e più di atmosfera: leggo i flavour text delle carte, immagino le situazioni in cui il mio personaggio si trova, leggo più attentamente il testo narrativo. Insomma, l’avventura la vivo decisamente di più.

Questo è assolutamente vero parlando del gioco che vi andrò ad esporre, in cui la parte narrativa penso sia il 50% di piacere del portarne avanti una campagna.

Arkham Horror LCG

Durata media 90′ | Autori Nate French, Maxine Juniper Newman, Matthew J. Newman | Artwork Christopher Hosch, Marcin Jakubowski, Ignacio Bazán Lazcano, Henning Ludvigsen, Mercedes Opheim, Zoe Robinson, Evan Simonet | Editore Asmodee

I giochi a tema Lovecraftiano mi sono sempre piaciuti, anche se non tutti i titoli. Arkham Horror LCG è uno di quei giochi collaborativi per cui, a parer mio, meno è meglio. La prima edizione era per 1-2 giocatori (fino a 4 con due set base), la seconda ha portato il numero massimo di giocatori a 4 ma, sebbene giocare in collaborazione possa essere quasi rassicurante, sono sempre più convinto che questo titolo dia il meglio di sé… in solitario.

È un gioco in cui ogni investigatore è rappresentato da un mazzo di carte che vanno da supporti (oggetti, alleati ecc.) a abilità, a talenti e così via, mentre le minacce e gli scenari sono rappresentati da altre carte che raccontano la storia e rappresentano le prove da superare. Nel corso della partita l’investigatore gioca carte spendendo le Risorse che ha a disposizione per attaccare nemici e superare determinate prove. Non ci sono dadi da tirare: il risultato della prova è una combinazione fra caratteristica del personaggio e il valore assegnato dallo scenario ad un token di cartone che viene estratto da un contenitore.

Al di là del fatto che piú ci sono investigatori meno ci si sente coinvolti nella vicenda narrata (in piú persone si tende anche a saltare il flavour test, che secondo me è fondamentale, a favore della pianificazione) il gioco ha secondo me il grosso difetto che, procedendo nella storia, gli investigatori diventano sempre piú vulnerabili, mentre gli scenari piú impegnativi. Molto “lovecraftiano” senz’altro, dato che i personaggi delle storie di Lovecraft raramente sopravvivono indenni agli orrori cui assistono.

Daisy Walker è semrpe stata uno dei miei personaggi preferiti dal vecchio Arkham Horror the Board Game. Sarà perché di libri ho piena casa mia?
Comunque l’ho trovata un personaggio non facile da giocare da soli, meglio optare per un Roland Banks.

Mettiamoci comunque il fatto che i personaggi, non crescendo in maniera esponenziale, consentono di intercambiarli con personaggi di livello piú basso, mitigando la loro fragilità nel corso della campagna ma… cambiando personaggi viene meno la tensione e l’immedesimazione nel gioco, che perde il suo valore narrativo e, se decidi di rischiare e poi il personaggio ti muore nelle prime fasi della sessione, ti ritrovi a stare a guardare gli altri investigatori che giocano senza di te e no… non è comunque bello stare a guardare e fare il tifo.

Quindi, bel gioco, molto ben strutturato e coinvolgente… ma da soli, godendosi la tensione e la storia. Al massimo in 2 persone, di piú ci perde un sacco. E comunque le regole non cambiano assolutamente perché la scalabilità viene affidata a certe caratteristiche dei mostri e alle quantità di indizi ed elementi che variano a seconda del numero di investigatori.

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