Il reame dei coniglietti: Bunny Kingdom
Dopo essermi lanciata (è proprio il caso di dirlo) in un gioco di dadi (Dice Forge, di cui ho parlato qui), ancora una volta abbandono il mio genere preferito (piazzamento lavoratori, gestione risorse) per esplorare un tipo di gioco diverso, a tema draft e controllo territorio su griglia. Ma pur sempre con gli animaletti! Sto parlando di Bunny Kingdom.
Bunny Kingdom in una riga: Autore: Richard Garfield | Artista: Paul Mafayon | Giocatori: 2-4 | Durata: 40-60 | Età: 12+ | Editori: IELLO, Mancalamaro
In Bunny Kingdom adorabili conigli (l’ho già detto che ci sono i coniglietti rosa?) andranno alla conquista di un nuovo mondo per conto del Re Coniglio, costruendo città, raccogliendo risorse e portando a termine missioni segrete per conquistare il titolo di “Grandi Orecchie”.
Bunny Kingdom è un gioco basato su un sistema di draft, volto alla selezione di carte che consentiranno il posizionamento dei propri conigli sul tabellone, diviso in 100 riquadri, fornendo anche risorse, tesori e missioni segrete, che garantiranno ulteriori punti a fine partita.
Il setup è molto veloce: si mescolano le 182 carte, si posizionano sul tabellone le città di partenza negli spazi indicati, si assegna a ciascun giocatore una scorta di coniglietti e si costituisce una riserva con le città, che sono miniature in plastica molto carine (da 1, 2 e 3 torri) e le ulteriori costruzioni (torri celesti, coltivazioni, accampamenti), rappresentate stavolta da segnalini in cartone triangolari, con un incavo destinato ad ospitare il coniglietto.
Come si gioca
Il gioco si svolge in 4 round, ciascuno dei quali prevede una fase di draft, una fase di costruzione ed una fase di scoring.
All’inizio di ogni round, si distribuiscono 10 (in 2 o 4 giocatori) o 12 (in 3 giocatori) carte. Ciascun giocatore ne sceglierà due da piazzare davanti a sé e passerà le altre al giocatore alla propria sinistra, o alla propria destra, a seconda del round. Quindi, si rivelano le carte scelte: se si tratta di territori, cioè le carte contraddistinte da delle coordinate, si piazzerà uno dei propri conigli sul territorio indicato; se si tratta di edifici, si preleverà dalla riserva l’edificio corrispondente e lo si piazzerà sulla carta (verranno poi utilizzati nella successiva fase “costruzione”); se si tratta di pergamene, si metteranno semplicemente a faccia in giù davanti a sé.
Al termine della fase di rivelazione, il draft proseguirà nello stesso modo finché non si esauriranno le carte.
A questo punto, si svolgerà la fase di costruzione, durante la quale i giocatori potranno (ma non saranno obbligati) collocare sul tabellone gli edifici che avranno selezionato durante il draft.
Quindi, si procederà alla fase raccolto, con il conteggio dei punti (carote d’oro) forniti dai propri feudi. Un feudo è costituito da una serie di caselle adiacenti ortogonalmente occupate dai propri conigli. Il raccolto di un feudo è determinato dalla forza, ossia il numero di torri presenti, moltiplicata per la ricchezza, che è costituita dal numero di risorse diverse prodotte da quel feudo.
Il gioco prosegue nello stesso modo per altri tre round. Al termine dell’ultima fase di raccolto, si procederà al conteggio dei punti forniti dalle carte tenute segrete, ovvero pergamene e tesori.
Considerazioni
Il flusso di gioco è davvero molto semplice e si spiega in due minuti: scegliere due carte, passare le altre al vicino, piazzare i conigli o prendere gli edifici. Il regolamento è molto chiaro, pieno di illustrazioni ed esempi.
La difficoltà del gioco sta nelle numerose variabili che occorre considerare nella scelta delle carte da tenere e da passare. Ci sono, infatti, numerosi fattori che influiscono sul punteggio, proprio ed altrui, ed ogni scelta sarà sofferta.
In primo luogo, bisognerà cercare di creare feudi sufficientemente ampi e diversificati: non ci servirà molto produrre più volte la stessa risorsa (anche se alcune delle carte obiettivo conferiscono punti in base al numero di risorse prodotte di un certo tipo), mentre sarà fondamentale piazzare il maggior numero di città possibile per aumentare i punti vittoria. Occorrerà tenere presenti anche i requisiti richiesti da alcune delle produzioni e delle costruzioni: le città di valore 3, ad esempio, possono essere realizzate solo su territori montani, quindi occorrerà cercare di includerli nel proprio feudo. Al contempo, bisognerà cercare di soddisfare i requisiti delle carte pergamena che avremo man mano tenuto, per massimizzare i punti vittoria. Infine, non meno importante sarà evitare di passare agli avversari carte per loro particolarmente utili, sia in termini di posizionamento sulla mappa, che di risorse o obiettivi.
Durante le prime partite, si tende a dare maggiore importanza alla costruzione dei propri feudi, ma dopo un po’ si comprenderà meglio la potenza delle carte pergamena, che possono fornire una tonnellata di punti a fine partita! In una delle nostre partite, mia figlia, che, al termine dell’ultima fase di raccolto, sembrava in netto svantaggio, ha fatto un centinaio di punti con le sole carte pergamena, andando a vincere la partita con un distacco di circa 90 punti! Ovviamente è stato un nostro errore fargliene arrivare così tante e questo ce ne ha fatto capire l’importanza.
La variabilità degli obiettivi forniti dalle pergamene consente di orientare il proprio gioco, modificando leggermente le partite.
A lungo andare, comunque, il gioco risulta un po’ ripetitivo, l’azione è sempre la stessa ad ogni turno (selezioni due carte, passi le altre). Certo, c’è la tensione derivante dalle numerose variabili da considerare, ma in generale si ha la sensazione di fare sempre la stessa cosa, più che in altri giochi.
Un altro piccolo difetto, secondo me, è costituito dalla, non voglio dire difficoltà, ma di certo scarsa immediatezza del conteggio dei punti, specialmente alla fine della partita. Quando il tabellone è pieno, diventa complicato conteggiare le torri e le risorse diverse presenti in ogni feudo e ci si ritrova spesso a ripetere il conteggio più volte. Peraltro, molte delle carte pergamena forniscono punti in base alla quantità di risorse di un certo tipo prodotte, oppure in base alle maggioranze di territori o produzioni, quindi sarà necessario conteggiare più volte risorse, territori e feudi.
Devo anche confessare che la meccanica del draft non è tanto nelle mie corde (e infatti, in questo gioco arrivo sempre inesorabilmente ultima): da un lato, odio sacrificare carte che posso essermi utili, per tenerne altre magari inutili, solo per sottrarle ad un altro giocatore; inoltre, sono intimamente allergica a quella piccola dose di cattiveria necessaria per fare deliberatamente scelte che possano danneggiare gli avversari. Non ci posso fare niente! Mi succede lo stesso nei giochi che abbiano effetti aggressivi nei confronti degli altri giocatori: quando capita di dover costringere un avversario a sacrificare una carta o una risorsa mi sento terribilmente in colpa!
Nel complesso, a parte questi piccoli difetti e la mia leggera avversione nei confronti della meccanica del draft, Bunny Kingdom è un gioco molto carino, che coniuga un set di regole estremamente semplice con una discreta profondità. Le partite hanno una durata contenuta e la semplicità delle meccaniche lo rende un gioco facile da intavolare, anche dopo una lunga giornata. Vedere crescere il proprio reame, aumentando il numero dei coniglietti sul tabellone, dà sempre una grande soddisfazione. Le carte pergamena, poi, aggiungono un elemento di imprevedibilità che riserva molte sorprese al momento del conteggio finale dei punti.
Nei prossimi giorni dovrebbe uscire una micro espansione, Bunny Express, che aggiunge una nuova meccanica (la costruzione della ferrovia) molto interessante.
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