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Quel momentaccio brutto – 6 – Pensieri pericolosi

Il tempo è una cosa reale ed effimera allo stesso tempo, come il vostro conto in banca appena prima di entrare alla Play, o la vostra voglia di guardare un film di Scorsese prima di vedere quanto dura.

E ricordate che “se pensate a lungo a fare una mossa, la mossa penserà di farsi voi” [semicit.]

Se vi chiedessi così su due piedi di darmi una definizione di “tempo”, ne sareste in grado?

Provateci, prendetevi qualche minuto (e fa già ridere così) ed esponete la vostra tesi.

Fatto?

Ora prendete delle forbici con la punta arrotondata e della colla vinilica.

Fatto?

Se non siete riusciti a diventare né Albert Einstein né Giovanni Muciaccia non disperate, siamo in tanti sulla stessa barca.

Da secoli ormai si parla del concetto di tempo da diversi punti di vista, da quello fisico a quello filosofico fino a quello psicologico; il tempo tocca qualsiasi settore della vita indifferentemente, ne siamo immersi sempre e da sempre e, anche se molti fra i più giovani lettori non ci crederanno, anche da prima degli smartwatch.

Alcune domande sono più ricorrenti di altre e almeno una volta tutti ci siamo trovati nella situazione di porcele:

  • Il tempo è oggettivo o soggettivo? E’ realtà o è interpretazione?
  • Se un albero cade nel bosco il tempo passa anche se non c’è nessuno a vederlo?
  • Pesa più un chilo di ferro o un chilo di minuti?
  • Lacerda riuscirà mai a fare un gioco che si possa affrontare in meno di mezza vita mortale?
  • Perché se la mucca fa “mu” il tempo non fa “te”?

Quesiti atavici che assillano gli umani dalla prima volta che un Neanderthal disse ad un Cro-Magnon “E’ ancora presto per andare a ballare, apericena?”

Anche per noi giocatori da tavolo ovviamente il tempo è una costante da valutare da molteplici punti di vista. Che si parli di timing per effettuare una mossa o di quanti giochi possiamo provare a fare in una serata tra amici, che ci si chieda se ci mettono più tempo a finire i rotoloni Regina o una partita a Through the Ages fino a contare gli anni necessari per l’arrivo Heroquest 25th Anniversary.

C’è però una categoria di giocatori che fa del tempo un’arma da utilizzare contro gli altri. Queste persone riescono a plasmare il tempo, ad allungarlo oltre le sue reali possibilità fisiche e a darci la sensazione di essere entrati nella casa di Gemini dalla porta sbagliata (ma almeno senza correre come degli ossessi).

Immagine: Sekishiki on DeviantArt

Stiamo parlando dei pensatori incalliti!

Partiamo da un presupposto di base, quando si affronta un gdt bisognerebbe calcolare quanto ci vuole per fare una bella partita senza doversi sentire tirare per il colletto, alla fine stiamo parlando di un hobby e di un divertimento e non dovremmo mai avere la sensazione di avere un fucile puntato alla testa.

Ogni persona seduta al tavolo deve sentirsi libera di poterci mettere tutto il tempo che vuole per poter esprimere il suo massimo potenziale e trovare la strategia vincente. Che è però come dire che quelli in coda davanti a noi alla cassa del McDonalds possono metterci tutto il tempo che vogliono per decidere se mangiare un Crispy o un Big Mac. E quelli al casello possono prendersi tutto il tempo che vogliono per riuscire a capire da che lato devono inserire il biglietto ed il bancomat per pagare (e magari anche in che ordine).

Certi giochi possono anche giustificare un minimo di tempo dato al giocatore per poter pensare bene a cosa fare (anche se non farebbe schifo che ci pensasse durante i turni degli altri invece di guardare i filmati dei migliori goal del Malaka Martinez), ma a tutto c’è un limite!

Se nella mia vita precedente sono stato un nazista che uccideva i cuccioli di foca a mazzate e per il karma mi ritrovo ad un tavolo di Feudum, allora posso anche considerare di prendermi un attimo in più per scegliere una delle dodici azioni disponibili (lo so che sono undici, ma dovete lasciarmi la possibilità di una tragica via di fuga), ma una partita di Terraforming Mars non può durare quanto l’Odissea! Insomma, a parte continuare ad impilare e contare quella quantità improponibile di cubetti, quanto cavolo devo pensare per giocare una carta o fare un’azione??? Comunque non può essere di più che scegliere quali e quante espansioni aggiungere!

Tra un mio turno ed il successivo non dovrei avere il tempo per, nell’ordine:

  • Uscire a fumare una sigaretta
  • Andare al bancone del bar a provarci con la barista
  • In realtà essere così incapace a provarci da usare come frase da rimorchio “A panini al salame come state messi?”
  • Mangiare il suddetto panino con il salame a capo chino
  • Imparare l’arte della norcineria perché quel panino era davvero buono!
  • Ideare e mettere in produzione Union Stockyards in quanto il tema ormai ci ha preso tantissimo
  • Tornare al tavolo e sentirmi dire “Ah no, aspetta, questo meglio di no, dammi ancora un minuto”

Poi ci sono i casi letteralmente disperati, cioè quelli che riescono a fare i calcoli e a rendere infinite le partite di Vudù o di Colt Express!

Sono party games! Ma mi dite voi a quali feste siete andati nella vita in cui ci volevano quindici minuti per mangiare le pizzette? L’irrefrenabile divertimento della coda al cesso? Prendere il bigliettino come dal salumiere per poter sperare di limonare l’unica a cui non ricordate Bela Lugosi?

Se siete stati così fortunati da non aver mai incontrato questo genere di giocatori fareste bene a bruciare sull’altare del vostro dio di fiducia il montone grasso perché è una delle esperienze più raccapriccianti che vi possano capitare. E ve lo dice uno che è sopravvissuto ad una partita di Brew durata più di tre ore e mezza e sta ancora aspettando di andare a giudizio per vilipendio di gioco da tavolo…

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