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Giochi da Biblioteca #005: La collera di N’Kai

La Collera di N’Kai è uno dei primi di una serie di romanzi portati in Italia da Asmodee ed editi dalla Aconyte, che narrano storie ispirate, in questo caso, alla linea di giochi Arkham Horror (a loro volta basati sui racconti di H.P. Lovecraft e suoi epigoni).

Avevamo parlato tempo fa in un articolo di Geek.pizza di questa nuova “operazione” con la quale Asmodee avrebbe portato in Italia i libri della Aconyte, casa editrice specializzata in romanzi ispirati ai giochi da tavolo. Non solo di Arkham Horror, ma anche dell’universo Marvel e di KeyForge, ad esempio.

Un libro tratto da un gioco che è tratto da un libro?

Prima di parlare del libro in sé vorrei fare una riflessione.

In molti si sono chiesti se abbia un senso creare romanzi che si dichiarano ispirati dall’ambientazione di una serie di giochi, che però devono a loro volta la loro ambientazione ad una serie di romanzi, in una sorta di gioco di specchi per cui il riflesso verrebbe scambiato per l’originale.

Celebre racconto di H.P. Lovecraft nella versione a fumetti del maestro Gou Tanabe

In realtà penso abbia davvero molto senso e si inserisca in quello che i miti creati da Lovecraft hanno fatto da anni (mi verrebbe da dire “da eoni”): perpetuarsi! In mille sfaccettature diverse.

Già in passato Lovecraft e i suoi epigoni si citavano a vicenda nelle loro opere, di fatto creando un ciclo di veri e propri miti che sembravano aleggiare nascosti fra le righe del ciclo di Conan il barbaro o di Hyperborea (per citarne due). Mentre gli autori tessevano e creavano i miti citandoli nelle loro storie, sembrava sempre più che fossero invece proprio quelle storie ad essere state create partendo dai miti…

Nel corso degli anni i miti si sono ampliati, trasformati, sono stati rielaborati attraverso non solo romanzi e film, ma anche giochi di ruolo, illustrazioni, fumetti, musiche… e giochi in scatola (serve citare Arkham Horror 3a Ed. o Lo stregone di Salem?). In un universo così poliedrico e multilivello stupirsi che un prodotto, come un gioco in scatola, ispirato ai miti lovecraftiani generi altri romanzi che parlano dei miti lovecraftiani mi sembra quantomeno ingenuo, se non superficiale.

Quindi ben vengano, a parer mio, altri libri, altre storie, altri misteri in cui possiamo rivivere gli orrori e le oscure mitologie che hanno affascinato (e continuano ad affascinare) milioni di appassionati (me compreso).

Il mito dietro il libro “La collera di N’Kai

Frontespizio di “The Tale of Satampra Zeiros” come apparve in Weird Tales, nel novembre del 1931 (illustrazione di Joseph Doolin).

“Riconoscerai Tsathoggua dalla sua pancia e dalla sua peluria da pipistrello, e dal suo perenne aspetto di rospo nero semiaddormentato. Non si sveglierà dal suo torpore, né si muoverà, nemmeno se avverte il morso della fame, preferendo attendere nella sua divina pigrizia che gli si offra un sacrificio. E, avvicinandoti a Lord Tsathoggua, devi dirgli: “Io sono l’omaggio di sangue mandato a te da Ezdagor lo stregone”. Poi, se sarà di suo gradimento, Tsathoggua si delizierà dell’offerta.
– Clark Ashton Smith, “Le sette fatiche”

Il mito cui si ispira il libro è quello di Tsathoggua, chiamato Zhothaqquah nell’antica Hyperborea, Sadogui ad Averoigne, Sadogowah dagli indiani Algonchini. Viene descritto come un ibrido fra un rospo e un pipistrello, di dimensioni colossali, ma in grado di mutare la sua forma in quella di una massa amorfa nera e gelatinosa.

Pigro e lento all’azione, deve a queste sue caratteristiche l’epiteto di “Dormiente di N’kai”.

Creato dalla mente di Clark Ashton Smith, che lo cita nel racconto breve “The tale of Satampra Zeiros”, scritto nel 1929, è Lovecraft a citarlo più volte nei suoi racconti, ad esempio in “Colui che sussurrava nelle tenebre”, “L’ombra venuta dal tempo”, “Le montagne della follia”.

La collera di N'kai

LA COLLERA DI N’KAI

SINOSSI

Anni veni, città di Arkham, Massachusetts. Avventuriera e ladra internazionale, la contessa Alessandra Zorzi arriva nella città sulle tracce di un antico corpo mummificato, riesumato da un tumulo indiano in Oklahoma. Ma prima che riesca a trafugarlo, dei malviventi irrompono nel museo della Miskatonic proprio la sera della presentazione al pubblico e, in seguito ad uno scontro a fuoco, lo portano via.

Durante quella concitata situazione, però, la contessa incontra lo sguardo della mummia scorgendo qualcosa in quelle orbite nere e maligne, e quell’episodio dà il via ad una serie di scoperte che vanno oltre le sue più assurde esperienze. La contessa, presa fra il suo misterioso committente, la polizia che è sulle tracce sue e della mummia e una misteriosa setta di necrofagi, conoscerà suo malgrado quanto può essere profondo e antico l’orrore dei miti e la collera di N’kai.

UNA LADRA INVESTIGATRICE ALLE PRESE CON I MITI

Per quanto riguarda la protagonista principale de La collera di N’kai, Alessandra Zorzi, possiamo dire che sia molto lontana dal tipico protagonista dei romanzi lovecraftiani e più vicina agli investigatori che popolano la Arkham dei giochi in scatola: è descritta come una sofisticata ladra internazionale, bella e astuta (che a me ha immancabilmente rimandato alla Carmen Sandiego degli anni 90′) e che usa tutte le sue abilità e i suoi contatti per scendere nella tenebra invece di fuggirne.

Nel corso del libro entrerà in contatto con altri abitanti della città di Arkham, tutti, come lei, ben descritti e caratterizzati, interessanti anche nei loro aspetti meno usuali e nei loro “piccoli segreti”. Fra questi alcuni nomi noti come Tommy Muldhoon, il poliziotto novizio, e Harvey Walters, che è descritto caratterialmente esattamente come me lo aspettavo… e Carl Sanford, di cui conosciamo meglio alcuni aspetti, suoi e della sua Loggia del Crepuscolo d’Argento.

La nuovissima guida ad uso del viaggiatore è un bellissimo libro edito da NPE con un linguaggio deliziosamente rétro e dove si possono trovare molte curiosità, come la ricetta dell’Ostrica gigante di Kingsport

Si fa anche cenno ad una certa ladra che in tempi passati era riuscita ad intrufolarsi nella Loggia del Crepuscolo d’Argento rubando alcuni oggetti (magari si chiamava Ruby Standish, e quegli oggetti ce li siamo trovati sulla sua carta non appena l’abbiamo pescata…).

I personaggi sono abbastanza credibili, anche se un po’ stereotipati… o sono semplicemente molto simili ai personaggi di un gioco in scatola? 😉

ARKHAM, UNA CITTA’ PIENA DI SEGRETI

Ne La collera di N’kai Reynolds non ci fa mancare nemmeno una bella immersione nella città di Arkham, dominata dall’oleoso e fumigante Miskatonic e pervasa da un senso strisciante di grandiosa decadenza di inizio secolo. E ovviamente da dove potevamo cominciare se non scendendo da un treno alla stazione?

Non poteva mancare ovviamente la Miskatonic University, teatro di un incontro molto decisivo all’interno della storia, il tetro palazzo della Loggia, la Hibb’s Roadhouse, e l’Indipendence Place, tutti luoghi descritti in modo sufficientemente evocativo… o forse sarà perché per me erano abbastanza scontati, dato che li ho bazzicati partita dopo partita?

E naturalmente, fra i palazzi fatiscenti e i dintorni boscosi, non potevano che aggirarsi malavitosi e componenti delle molte bande criminali che imperversavano ad Arkham, come gli Sheldon, ad esempio.

Insomma, luoghi descritti in modo calzante, che ci fanno rivivere un po’ le atmosfere lette nei flavor text dei giochi e che costituiscono delle belle citazioni all’interno della storia, che non mancheranno di rinvigorire la voglia di un’altra partita ad Arkham Horror!

LA COLLERA DI N’KAI: UN ROMANZO TRA NARRATIVA E GIOCO

Insomma, La Collera di N’Kai è, secondo me, un bel momento di incontro fra il romanzo e il gioco in scatola cui trae ispirazione. Il fatto che il lettore abbia giocato in precedenza con alcuni personaggi che vi compaiono e vi si muovono, il fatto che certi luoghi che ci sono descritti, uno li abbia “vissuti” partita dopo partita credo possano dare al lettore un senso di appartenenza alla storia, come se il racconto fosse ambientato nella sua città natale o in una città i cui è stato, anche se solo seduto ad un tavolo.

L’autore poi è molto coerente sia con il mito che sottende la storia, sia con i giochi cui deve restare “accostato”, e lo fa in modo, secondo me, molto efficace: ci sono riferimenti a personaggi, a situazioni lette sulle carte Incontro, a modi in cui una partita può svilupparsi.

Insomma, per me che sono appassionato di Lovecraft (perché ne ho letto i libri, non è che ci ho solo fatto partite al GDR) e dei giochi in scatola, è stato una lettura piacevole e che mi sento di consigliare.

Se volete acquistarne una copia, non dovete fare altro che fare “click” [qui] 🙂


L’AUTORE: JOSH REYNOLDS

Autore professionista freelance dal 2007, Josh ha oltre trenta romanzi al suo attivo, oltre a numerosi racconti, novelle e sceneggiature audio. Appassionato di film dell’orrore oltre al proprio lavoro, ha anche contribuito a numerosi franchise popolari, tra cui Warhammer 40.000, Arkham Horror e Legend of the Five Rings.

LA CASA EDITRICE: ACONYTE BOOKS

ACONYTE è la divisione romanzi di Asmodee Entertainment che fa suo lo slogan di Asmodee: “Giochi fantastici, storie incredibili!” e crea contenuti nuovi ed entusiasmanti da sfruttare su ulteriori piattaforme di intrattenimento.

Il suo obiettivo è diventare un partner di riferimento per la narrativa di tutti i più popolari brand amati dalle nuove generazioni e che spaziano dai giochi in scatola ai fumetti ai videogiochi.

Al timone della Aconyte, Marc Gascoigne, recentemente editore e MD della pluripremiata casa di fantascienza Angry Robot.

Aconyte ha iniziato a pubblicare all’inizio dell’estate 2020, producendo tascabili ed ebook per gli Stati Uniti, il Regno Unito e i mercati di esportazione.


Il libro successivo sul tema, “L’ultimo rituale” è attualmente pubblicato!