Caricamento in corso

Quel momentaccio brutto – 10 – Videodrome

In questo nuovo capitolo trattiamo di come la tecnologia può rovinare il nostro hobby preferito.

E no, non sto parlando dei video del buon Flavio.

Si sa, viviamo ormai nel mondo della tecnologia.

Chi è un po’ più grandicello come me è figlio della televisione, poi si è passati ai computer ed ora siamo schiavi degli smartphone, con uno sguardo di stupore e uno di timore sulla crescente importanza delle Intelligenze Artificiali.

Certo, finché le usiamo per fare brutte sigle di telefilm, finti compiti in classe o gli chiediamo di che gusto preferisce il gelato siamo tutti tranquilli e ci facciamo una risata, ma sto sentendo di posti di lavoro che, una volta andati in pensione alcuni dipendenti, hanno deciso di sostituirli con AI invece che assumere.

E sto ancora aspettando che qualche buontempone ne chiami una Skynet…

Ringraziamenti: Sennexx on DeviantArt

La tecnologia non è buona e non è cattiva, l’importante è come la si utilizza: se utilizzo una balestra per respingere gli invasori dalla cima di un bastione è buona, se la utilizzo per portare un cappuccino ad un cliente è cattiva. Se utilizzo un’auto per vincere il GP di Monaco è bene, se la utilizzo per sfondare una bancarella è cattiva. Esempi facili che potrebbe capire anche un bambino.

Ma d’altra parte se utilizzo un bambino per avere una scusa per giocare a La Casetta dei Topolini è buono, se lo utilizzo per cercare L’Occhio del Diavolo in una grotta non lo è.

Non sono un vecchio con il cappello e la borsina di plastica che sbraita contro l’innovazione ed il futuro, ma devo dire che a volte desidererei vivere in un mondo che assomiglia un po’ di più ad un gioco di Rosenberg…

La tecnologia è entrata prepotentemente anche nel mondo del nostro hobby preferito e si è fatta largo a spallate, sia per quanto riguarda le dinamiche di gioco sia per aver creato situazioni spiacevoli da affrontare. 

Per quanto riguarda il primo caso sto parlando di tutti quei giochi che hanno bisogno del supporto di un cellulare o di un tablet per essere giocati. Molti di questi giochi sono American, nei quali il supporto tecnologico fa le veci di un master in carne ed ossa. Personalmente mi sono sempre trovato benissimo con questo tipo di giochi, ad esempio la campagna a Viaggi nella Terra di Mezzo mi ha sorpreso per la fluidità e la facilità di approccio; setup più veloci e poco da fare se non ricordarsi ogni tanto di attaccare il cavetto della ricarica (e possibilmente non avere le dita di 15 centimetri di diametro come mio padre che quando tocca lo schermo riesce ad attivare tutte le icone in un colpo solo).

Trovo questa modalità molto utile per tutti quei giocatori che vorrebbero anche provare i giochi di ruolo, ma che non hanno voglia di impararsi centinaia di pagine di regolamenti, che si vergognano nella parte interpretativa o che non trovano persone capaci di inventarsi le storie giuste.

Poi certo, se tutti dovessimo giocare così mi immagino come sarebbe spaventoso un mondo in cui l’economia è al tracollo per il fallimento delle aziende che producono dadi ed in cui nugoli di master sciamano per le strade come lupi, con lo sguardo vacuo e sotto le braccia schede, manuali e mappe disegnate a mano nel corso di tutta una vita cercando di convincere ignari passanti a fare una sessione. Brividi.

Le situazioni spiacevoli sono quelle in cui elementi tecnologici possono rovinare l’esperienza di una bella partita al tavolo.

Un esempio è quello della musica troppo alta nei locali o nelle fiere. Impossibile riuscire a giocare tranquillamente quando al nostro fianco sta partendo un space shuttle o sentiamo le orde di    Uruk-hai fuori dal fosso di Helm.

Ringraziamenti: HorizonPointShawn on DeviantArt

Oltretutto alle convention i poveri spiegatori devono rovinarsi la voce fino a parlare come Califano per riuscire a superare questo problema. Certo, in parte hanno sopperito con l’utilizzo di microfoni, auricolari e casse per amplificare la voce, ma nella vita non mi sarei mai aspettato che un gioco dovesse spiegarmelo il cast di Non è la RAI…

Altro caso fastidiosissimo è quando siamo in un locale con uno schermo acceso e la persona con cui giochiamo continua a perdere attenzione alla partita perché si ferma a fissare inspiegabilmente la tv.

Lo vedi lì, con lo sguardo perso nel vuoto, quasi estatico, sognante; pensi per un attimo di trovarti a Fatima e che il miracolo stia accadendo alle tue spalle. Ti giri per vedere cosa può averlo reso lobotomizzato al punto da non accorgersi che è il suo turno e vedi che sta guardando le repliche ormai sgranate dei filmati di Paperissima Sprint. O peggio ancora, quei video musicali che non hanno niente a che vedere con la musica che si sente nel locale, cosa che trovo piacevole come passare i denti su una lavagna.

Ora chiudo, dopo il mio desiderio di prima mi aspettano a caricare casse al porto di Le Havre.

Se siete riusciti a resistere alla tentazione di gettare il vostro device dopo le mie parole di fuoco, potete andare su MagicMerchant.it per trovare un bel gioco di società vecchia maniera.