Il collezionista di prime partite – Le cronache di Avel
E’ una calda serata di “primavestate” e finalmente si torna in Associazione per provare qualcosa di nuovo. Non avendo alcuna voglia di farmi sanguinare il naso propendo per un bel gioco d’avventura che mi incuriosisce da tempo: le Cronache di Avel!
Stiamo parlando di un collaborativo di esplorazione e combattimento che si svolge nel fantastico modo di Avel (chi l’avrebbe mai detto?), regno in cui un asteroide ha portato con se una Bestia che non vede l’ora di risvegliarsi e papparsi tutti gli abitanti della nostra bellissima capitale.
Nostro compito sarà fermare il mostro e tutti i suoi piccoli mostriciattoli prima che ci riesca e per farlo, come in ogni avventura che si rispetti, dovremo migliorare il nostro equipaggiamento passo passo per farci trovare pronti quando il bestione finirà il suo sonnellino e avrà voglia di farsi uno spuntino.
Nel nostro turno avremo a disposizione due azioni in cui potremo:
- muoverci per esplorare gli esagoni che compongono la mappa e che possono nascondere azioni o luoghi di generazione mostri;
- effettuare l’azione dell’esagono rivelato;
- combattere un mostro lanciando tonnellate di dadi.
Il combattimento è semplicissimo, avremo tre serie di tiri a disposizione per lanciare i nostri dadi (che possono aumentare, variare e migliorare in base agli upgrade dell’arsenale o a pozioni) e lo stesso farà il mostro; a questo punto confronteremo i successi ottenuti con gli scudi di difesa per vedere se infliggeremo o subiremo danni. In caso finissimo i punti vita niente morte permanente, ma perdita di un’oggetto e di tutte le monete e ritorno al massimo della vita al castello, ancora arzilli ma poveri in canna.
Visivamente il gioco è un vero spasso, gli esagoni che compongono la mappa sono enormi e ben disegnati, ci sono numerosi segnalini sagomati in legno, i mostri su dischi di cartone anchessi ben disegnati, ma indubbiamente la parte del leone la fa la pancia giocatore personalizzabile.
Abbiamo una plancia dual layer in cui inseriremo un foglio di carta che potremo disegnare e colorare a piacimento per avere un personaggio unico nel suo genere, sopra questo disegno potremo aggiungere i vari oggetti (armi, scudi, elmi, calzari) ognuno sagomato in un modo diverso ed uno zaino.
Le forme degli oggetti danno via ad un carinissimo “sottogioco”: tutti gli oggetti saranno in un sacchetto, quando potremo prenderne uno dovremo inserire la mano nel sacchetto e avremo cinque secondi per cercare l’oggetto che ci serve solo sentendone la forma. Anche lo zaino ha uno spazio predefinito e potremo prendere oggetti e monete solo se si incastreranno nello spazio a disposizione. Questa meccanica così particolare è più un divertissement che qualcosa che impatta veramente sulla partita, ma rende il gioco unico nel suo genere e ci lascia quel qualcosa utile per ricordarlo.
Essendo un collaborativo il downtime è praticamente inesistente perché si passa tutto il tempo a discutere insieme per trovare la strategia migliore per arginare l’invasione dei cattivi; il rischio alpha player è piuttosto alto e non molto mitigabile, ma niente di diverso rispetto ad altri giochi di questa tipologia. Preparazione e rinscatolamento sono abbastanza lunghi, soprattutto come se nel nostro caso si aggiungono diversi moduli dell’espansione.
Finiti i dettagli noiosi, possiamo parlare dell’avventura!
Si gioca a pieno tavolo ed il mio personaggio parte all’esplorazione lasciando agli altri l’ingrato compito di sfoltire le prime file nemiche; effettivamente anche il nome ER CODARDONE ci sarebbe stato benissimo.
Utilizzando l’espansione abbiamo aggiunto anche il personaggio di Oberon, venditore di armi magiche che non faranno altro che prendere polvere per tutta la partita in quanto tutte carissime, e Titania con le sue fatine con poteri one-shot che invece ci salverà la vita.
La Bestia invece di essere quella generica del gioco base è il Mostro della Luna, un drago a tre teste (ma non siamo del tutto riusciti a capire a quanti corpi) che ha un suo segnalino in cartone enorme e ben fatto che però si smonta a guardarlo male.
I nostri obiettivi intanto che aspettiamo che il Cerbero rettile si alzi sono di costruire mura a difesa del castello e chiudere i portali di uscita di mostri più vicini a casa nostra, compito che richiede una grande organizzazione di squadra ed un febbrile scambio di oggetti e monete (abbiamo deciso che il modo per onorare un’amicizia in quel di Avel è scambiarsi ripetutamente gli scudi, orpelli che abbiamo in abbondanza mentre giriamo tutti scalzi).
Quando il counter fa risvegliare tutti e tre i draghi di Game of Thrones insieme siamo messi malissimo, nessuna arma migliorata, tanti mostri in gioco e poche possibilità di vittoria.
Ecco, ci sbagliamo in maniera drammatica… Il finale di partita si rivela molto facile, i tantissimi diciotto punti vita del mostro crollano miseramente sotto i nostri fendenti ed in un paio di turni ne facciamo braciole di drago da distribuire ai poveri del regno. Forse questa è stata la parte più debole del gioco, l’estrema semplicità con cui abbiamo chiuso senza mai veramente rischiare di perdere, ma diciamo che per una sera in cui vogliamo staccare la mente e fare i bicipiti a forza di lanciare dadi va anche bene così.
Liberiamo il tavolo dopo poco meno di due ore con un forte senso di fratellanza e di soddisfazione che ci permea e con la vaga promessa di un sequel. Gioco consigliato per partite in famiglia e per un paio d’ore di disimpegno e risate.
Se proprio non riuscite a trovare Avel su Google Maps, potete cercarlo con la sua espansione su MagicMerchant.it