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Raiders of the North Sea

“Vichinghi, all’arrembaggio!!!”. Ah, no, quelli sono i pirati…Allora forse meglio “è tempo di saccheggiare!!”. Va beh, lascio perdere, che è meglio…

Per la serie “meglio tardi che mai”, sono finalmente riuscita a provare questo titolo, uscito nel lontano 2015, portato in Italia nel 2019 dalla Ghenos Games. Che posso dire? Capisco perché ha avuto ed ha ancora, a distanza di anni, tanto successo!

Raiders of the North Sea

Autore: Shem Phillips | Artista: Mihajlo Dimitrievski | Giocatori: 2-4 | Durata: 60-80 | Età: 12+ | Editori: Garphill Games, Ghenos Games

Come credo di aver già scritto, pur non disdegnando ogni tanto titoli più corposi (potrei raccontarvi di come mi sia appassionata a Brass Birmingham… ma quella è un’altra storia… ), generalmente prediligo i giochi di peso medio, con una presenza al tavolo il più possibile colorata e scenografica (sono nemica giurata dei colori desaturati tipici di molti euro game di stampo più classico… ) ed un tempo di gioco che non vada oltre le due ore, tenuto conto di eventuali pensatori, me compresa.

Che posso dire? Non di soli “cinghiali” vive il giocatore J!  Diciamo che, solitamente, quando gioco non ho voglia di mandare in fumo i miei neuroni, già fin troppo usurati dal lavoro. Ne parlava, giusto qualche giorno fa, Flavio, il Meeple con la Camicia, in un suo articolo a proposito del nuovissimo Kutna Hora , chiedendo a che partito appartenessimo… ecco, io sono del partito “gioco rilassato”.

E Raiders of the North Sea è proprio nelle mie corde perché è un gioco certamente semplice e che tuttavia ha un twist che ti sorprende.

Raiders of the North Sea è un gioco edito nel 2015 da Garphill Games, che da noi è arrivato grazie a Ghenos Games nel 2019. Questo titolo fa parte della trilogia di giochi a tema vichingo (la trilogia del Mare del Nord) di Shem Phillips e Mihajlo Dimitrievski, coppia di game designer e illustratore che, negli ultimi anni, ha fatto molto parlare di sé e che io ho scoperto soltanto di recente (vi ho parlato di un altro titolo della serie, Shipwights of the North Sea qui).

In Raiders of the North Sea i giocatori dovranno mettere insieme una ciurma di vichinghi per andare a razziare le località vicine, al fine ultimo di aggiudicarsi il maggior numero di punti vittoria.

Di che si tratta

Il gioco è un piazzamento lavoratori semplice, ma estremamente originale:  i giocatori inizieranno e finiranno il loro turno sempre con un solo lavoratore: all’inizio del proprio turno ne piazzeranno uno in uno spazio libero svolgendone la relativa azione, per poi prenderne in mano uno diverso, svolgendo l’azione del luogo dal quale lo si va a recuperare. L’unica eccezione è la razzia, durante la quale si posiziona il meeple del colore appropriato per procedere alla razzia, e se ne preleva un altro da quello stesso luogo (ad inizio partita se ne assegna uno per ciascun luogo da razziare) che, però, non svolgerà una seconda azione: in pratica il suo compito sarà portare a casa il bottino!

Le azioni sono molto chiare e ben tematizzate: al villaggio i giocatori si prepareranno per il saccheggio, procurandosi argento (monete in metallo di eccellente fattura) per reclutare l’equipaggio, reclutando vichinghi, accumulando provviste, rafforzando la loro armatura. Negli insediamenti, i giocatori andranno ad effettuare saccheggi con l’obiettivo di aggiudicarsi il bottino più pregiato (oro, ferro e bestiame). Attenzione però, perché durante le razzie capita che i guerrieri muoiano! Eh sì, se nell’insediamento che abbiamo scelto di depredare troviamo una valchiria (rappresentate da piccoli teschi neri), dovremo sacrificare un membro del nostro equipaggio, con la consolazione di guadagnare punti vittoria.

Dopo il saccheggio, occorrerà prepararsi per la prossima missione, rafforzando la ciurma e accumulando nuove provviste. Potremo anche offrire parte del nostro bottino al capo villaggio, per guadagnare il suo favore (e altri punti vittoria).

Fonte: BoardGameGeek.com

Le mie impressioni: e bravo Shem Philips!

Il gioco è tutto qui, eppure vi assicuro che scorre tutto a meraviglia. È piacevole e divertente e offre anche una bella sensazione di progresso. È bello veder crescere la propria ciurma e ci si rimane male quando si è costretti a sacrificare un membro del nostro equipaggio alle valchirie. La meccanica delle valchirie costringe i giocatori a pescare sempre nuovi guerrieri per averli disponibili, evitando che rimangano troppo attaccati alla ciurma “ideale” che possano essere riusciti a mettere insieme.

Sembrerà strano, ma la necessità di disporre, alternativamente, di spazi azione liberi in cui piazzare il primo lavoratore, e di spazi azione occupati da cui prelevare il secondo vichingo, restituisce una esperienza di gioco profondamente diversa da quella che si avrebbe disponendo di due lavoratori da piazzare, come invece accade in moltissimi altri titoli appartenenti al genere. Per quanto apparentemente semplice, la trovata dell’unico lavoratore e della doppia meccanica colloca/prendi rende questo titolo estremamente diverso dagli altri giochi di piazzamento lavoratori.

L’interazione è piuttosto vivace (ma persino io, che patisco tantissimo l’interazione, non l’ho mai trovata fastidiosa), soprattutto negli spazi del villaggio ci si pesta un bel po’ i piedi a vicenda.

Il timing tra piazzare e prelevare il lavoratore, che determina l’ordine in cui potremo svolgere le azioni, è fondamentale, ma è anche influenzato da quello che hanno fatto i giocatori che ci hanno preceduto. La partita è tutto un continuo: “Ma come!!! Hai messo l’omino lì? Ci dovevo andare ioooooo”! O anche: “Ma perché là non c’è nessun lavoratore, a me serviva prenderlo da lì! Quegli altri non mi servono a niente”!

Per di più, i lavoratori sono disponibili in tre colori differenti (nero, grigio e bianco) e molti luoghi richiedono un colore specifico, per cui occorrerà riuscire a procurarsi il colore che ci serve. Verso la fine della partita, ci siamo ritrovati con un sacco di lavoratori bianchi, ma gli unici spazi rimasti da saccheggiare richiedevano obbligatoriamente un lavoratore grigio.

L’unico appunto che mi sento di fare a questo titolo è che, in due giocatori, la mappa, per quanto riguarda gli insediamenti da razziare, risulta un tantino troppo larga, riducendo la competizione per le razzie ed allungando i tempi della partita. Non è un difetto grave e la partita resta sempre scorrevole e divertente, senza che si abbia mai la sensazione che si stia protraendo troppo. In ogni caso, su Board Game Geek è stato proposto un set up alternativo per le partite a due giocatori, che limita gli insediamenti disponibili per il saccheggio.

Il gioco è completato da due espansioni, che credo non siano mai state pubblicate in italiano: Hall of Heroes e Fields of Fame. Per il momento ho provato soltanto la prima, che mi è piaciuta moltissimo perché aggiunge qualcosa al gioco senza stravolgerlo né appesantirlo. Ho apprezzato, in particolare, sia la nuova risorsa, l’idromele, che aumenta la forza dei vichinghi, sia la possibilità di scegliere nuovi guerrieri da un pool di carte a faccia in su. Le imprese sono molto carine e ci siamo divertiti a completarle, ma non ho fatto abbastanza partite da capire se siano vantaggiose in termini di punti vittoria.

Proprio come Architetti del Regno Occidentale, che ho giocato molto e proposto a tantissime persone diverse, anche questo titolo secondo me si presta ad essere giocato un po’ con tutti, garantendo il divertimento di tutti i giocatori. Voglio provare a proporlo a mia figlia e ai suoi amici, perché, pur essendo un cosiddetto german, il tema e le meccaniche lo rendono abbastanza divertente e scanzonato da proporlo a dei ragazzini. Dato che, secondo l’opinione più diffusa, Raiders rende meglio in due o tre giocatori, mentre Architetti da tre in su, entrambi i titoli possono convivere felicemente nella stessa collezione. Inoltre, pur trattandosi sempre di euro-game, la differente ambientazione li rende sufficientemente diversi l’uno dall’altro da offrire un’esperienza di gioco totalmente diversa.

Purtroppo, la versione italiana del gioco è diventata quasi introvabile, ma se volete consolarvi acquistando un nuovo titolo potete dare un’occhiata al sempre fornitissimo magicmerchant.it!